Tardo autunno al Rosengarten (1)
Eccomi a raccontarvi la giornata di ieri, passata tra i boschi e i pratoni a duemila metri ai piedi delle grandi pareti del Catinaccio. Questa volta non devo fare levatacce tremende, visto che la meta è molto vicina e motivi per partire presto non ne ho. Con calma, dopo essere passato dal panettiere e dal macellaio, mi dirigo verso il Passo Carezza. Quasi in cima, compare davanti a me il Latemar bello imbiancato. Anche le piste da sci cercano di prepararsi alla stagione invernale imminente, ma con scarsi risultati.
Dopo pochi minuti, eccomi al passo. C’è il deserto dei Tartari.
Oggi non ho un percorso fisso da compiere, così anche il punto dove lasciare l’auto, lo decido all’ultimo minuto. Scelgo il Passo Nigra, che è comunque sull’unica strada che scorre ai piedi del Catinaccio ed è grosso modo in mezzo alla lunga bastionata ovest della catena del Catinaccio. Parcheggio l’auto e uscendo “assaggio” i -4° delle 9 del mattino. Prendo una strada forestale che so mi porterà verso gli alti prati della zona.
Qui ci sono molte zone in cui il sole non batte più da parecchie settimane e dove la brina la fa da padrone.
Ma centro metri più in là scatto anche foto come questa. Eì il potere del sottobosco che ripara e protegge dai violenti cambiamenti climatici.
Già avevo avuto modo di accorgermene, ma ora ne ho la certezza: i larici hanno inesorabilmente perso tutti i loro magnifici aghi giallo/arancio.
E quindi oggi niente foto tipo quelle dell’escursione scorsa in Val Gardena, fatta circa un mesetto fa.
Immortalo le belle scie di uno dei tanti torrentelli che incontro. Qui il ghiaccio fa cose mirabolanti.
Più avanti abbandono la strada sterrata per salire più ripidamente attraverso un sentiero.
Sul mio cammino incontro questa bella scultura di legno improvvisata. Qualche romantico boscaiolo avrà voluto lasciare il suo ricordo con la motosega.
Finalmente, dopo tanto bosco, i miei occhi vedono la luce e le splendide pareti dolomitiche del Catinaccio.
Davanti a me vedo le Crode di Ciamin illuminate dal sole basso di novembre.
Ormai sono sugli alti prati che dominano la Val di Tires. Ecco cosa vedo da quassù, anche grazie alla giornata completamente senza nuvole.
A sinistra si vedono Corno Bianco e Corno nero, poi tutte le vallate sottostanti, e là in lontananza, tutte le Alpi austriache. Più in basso, qualche larice giallo è rimasto ancora.
Proseguo per il mio sentiero.
Dopo qualche metro, alla mia destra noto una presenza ingombrante…
La punta aguzza di una delle tre Torri del Vajolet. Oggi saranno loro le protagoniste, insieme al massiccio del Catinaccio. Dopo poco, ecco spuntare anche le altre punte.
Io nel frattempo sono arrivato alla meta che mi ero prefissato per oggi: un mega pratone, proprio sotto le Torri del Vajolet. Ecco dove sono in questo momento, indicato da un punto rosso.
E’ qui che attenderò il tramonto questo pomeriggio. Il fatto è che sono solo le 11.50.
Ecco le Torri viste dal pratone.
Mi guardo un po’ intorno. Incredibile questo larice che piuttosto di perire, ha appoggiato i suoi rami al suolo, come farebbe un corridore stanco e privo di forza per non mollare.
Trovo dei funghi che sono un pezzo di marmo: completamente congelati.
Salgo un po’ verso le torri. Guardo l’orizzonte da qui. In quella conca lontana, c’è Bolzano.
Sono quasi sotto le pareti di roccia spolverate di neve.
Che belle le torri da quaggiù.
Ritorno tranquillamente verso il pratone. Il terreno sotto i miei piedi è veramente molto duro da tanto è ghiacciato. Ormai direi che tutto è pronto per le grandi nevicate invernali.
Decido che posso anche pranzare e individuo un bel blocco di radici dove sedermi.
Questo è il panorama che mi concederò durante il pasto. Non male, direi!
Ecco il mio pranzo giornaliero.
A domani per il resto del racconto e per le altre foto.