Enrosadira sul Sass dla Crusc (1)

Gennaio 20, 2013 0 Di Momo

Finalmente ecco un po’ di tempo per raccontarvi per filo e per segno, la mia ultima escursione sulle Dolomiti. Questa volta sono andato in Val Badia, in un luogo che avevo visitato solo un’altra volta grosso modo un anno fa. Sto parlando dei prati intervallati a boschi ai piedi del Sass dla Crusc, il monte più famoso della valle. Partiamo con il foto-racconto!

Esco di casa che è ancora buio. Mi attendono grosso modo due ore di viaggio e non so in che condizioni troverò i passi dolomitici dopo le nevicate dei giorni scorsi. In Val di Fassa noto meno neve in paese rispetto alla Val di Fiemme. 
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Arrivo a Canazei, le strade non sono proprio pulitissime, ma la neve sui tetti non supera i 10 cm. A casa mia invece, siamo abbondantemente sopra i 30. Stranezze della montagna. 

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Eccomi all’attacco dei tornanti che portano ai passi Sella e Pordoi. Non so ancora da che parte andrò, perché il caso voglia che per arrivare a Corvara, punto di congiunzione del giro dei 4 passi, ci sia solo uno scarto di due o tre minuti di tempo, tra lo scegliere di passare dal Pordoi, oppure lo scegliere di transitare sul Sella. In ogni caso i cartelli mi dicono che i passi sono entrambi aperti. La strada invece, si dimostra subito insidiosa, e con gli pneumatici che ho io (sono un po’ usurati dal tempo), non è il massino. 

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Mano a mano che salgo, la situazione peggiora. 

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Però la voglia di fermarmi 20 secondi per fotografare il sole che tocca le cime di quelle montagne, non mi passa. 

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Arrivato al bivio, decido per puro istinto di passare per il Pordoi, e col senno di poi, devo dire che ho avuto un gran c…, perché arrivato a Corvara, scoprirò che il Passo Gardena era chiuso!!! Ecco i due percorsi che girano attorno al massiccio del Sella: uno va verso il Pordoi, passa da Arabba e dopo aver valicato il Passo Campolongo, arriva a Corvara. L’altro passa per il Sella, percorre il Passo Gardena, arriva a Colfosco e poi a Corvara. Differenza tra i due percorsi: due-tre minuti di orologio misurati con il navigatore TomTom.

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Avrei dovuto tornare indietro fino al Sella, riscendere un pezzo e risalire per il Pordoi, percorrendo tutto il giro dall’altra parte. Assurdo. Eccomi in uno degli ultimi tornanti del Pordoi. In tutto son 23. 

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In cima un mezzo spazza neve è al lavoro per ripulire i parcheggi e la strada dalla poca neve caduta nella notte. 

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Da qui scatto due foto verso sud-est. E’ una meraviglia. DSC 9389

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Ma ecco il momento dello scollinamento al Passo Pordoi. Qui neve ce n’è proprio tantina. 

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Il cielo da questa parte non è proprio il massimo eh. Comunque le previsioni danno ampie schiarite dalla tarda mattinata. Sono fiducioso. 

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La strada che scende dal Pordoi verso Arabba è messa ancora peggio di prima. Dovrò andare veramente piano, altrimenti…

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Guardate a lato strada che muri di neve!

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Il sole a quest’ora crea bellissimi giochi di luce. Ecco il Piz Boè intorno alle 8.20 del mattino.

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Altre suggestive immagini.

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Arrivo ad Arabba. Qui si che c’è tanta neve anche in paese. 

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Sono ancora parecchio lontano dalla meta. Riprendo a salire verso il Passo Campolongo. 

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Eccomi al passo. 

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Dopo aver fatto i tornanti verso Corvara non senza brividi per la tenuta dell’auto, arrivo in Alta Badia. E là in fondo vedo già il mitico Sass dla Crusc. 

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Potenti mezzi spara neve in azione. 

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Arrivo nei pressi di Badia, e qui faccio una sosta per fotografare un evento naturale capitato a dicembre. Sto parlando di una frana, di grandi dimensioni, con andamento lento ma distruttivo, che ha sfregiato i bei boschi della zona e sconquassato 3-4 case riducendole ad abitazioni da abbattere. 

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La frana è visibile molto bene dalla statale che porta verso Pedraces. 

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Guardate che devastazione. E pensare che la neve caduta ha coperto quasi tutto. 

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Abbandono questo sfregio della natura causato da infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo, e mi dirigo verso la mia meta di partenza odierna. Oggi il mio zaino peserà un bel po’, tra viveri, attrezzatura fotografica, treppiede e ciaspole. Ma questa è la dura vita del fotografo di montagna. 

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Ecco il piccolo paese di San Leonardo, punto da cui parto a piedi. La giornata è bellissima, anche se c’è ancora qualche nuvola ad est. 

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Inizio a salire attraverso strade completamente innevate. Spero per le mie gambe che il percorso che ho in testa, sia interamente battuto, altrimenti saranno guai anche se ho le ciaspole. In quota ci saranno anche 100 cm di neve fresca. 

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Ecco la mia direzione. Mi attendono più di 600 metri di dislivello da percorrere. 

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Questo è il mio percorso nei primi chilometri. 

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Per ora mi sta andando bene, la neve è battuta da mezzi di vario genere, nonché da scialpinisti. 

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Ora le pendenze si fanno acide!

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Ci sono circa -13° C, ma sto sudando come un cammello svizzero. 

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La strada che sto percorrendo ora è stata pressata da una motoslitta. Mano a mano che salgo, il Sass dla Crusc diventa sempre più visibile. E la neve aumenta. 

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Mi giro indietro e scorgo un panorama spettacolare. Riconosco là in fondo sulla destra, il Sass da Putia, già scalato da me questa estate. 

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A prestissimo per il seguito del racconto. Manca ancora praticamente tutto il meglio!