Lo sbarco sulla Luna 40 anni dopo
“Questo è un piccolo balzo per l’uomo, ma è un grande salto per l’umanità.”
Neil Armstrong
Anche io oggi voglio ripercorrere il 20 luglio del 1969 e lo sbarco sulla Luna. Lo farò attraverso il mezzo che amo di più: le immagini. Tutte grandi e ingrandibili scovate nella rete sia dal sito della Nasa che da altre fonti.
Siete pronti? Via!
E’ il 16 luglio 1969 e tutto è pronto per il lancio della missione Apollo 11.
Ecco l’equipaggio che ne farà parte:
Neil Armstrong, comandante (e primo uomo a camminare sulla Luna)
Michael Collins, pilota del modulo di comando
Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare
Ecco Armstrong durante le esercitazioni nel simulatore.
Il centro spaziale John F. Kennedy a Cape Canaveral in Florida.
Il razzo che verrà lanciato sulla luna è composto di tre parti principali: Il booster di nome Saturn che spingerà fisicamente la navicella verso la luna e che si staccherà appena usciti dall’atmosfera terrestre, il modulo di comando Columbia che porterà l’altro modulo vicino alla Luna e il modulo lunare Eagle che atterrerà fisicamente sul piccolo ed etereo pianeta. Ecco il momento del lancio.
L’altezza totale del razzo è di 110 metri.
Il momento del distacco di una parte del razzo vettore.
Agli astronauti è presto comparsa una visione che non avevano mai potuto vedere: la terra vista dallo spazio. E’ stato uno dei tanti momenti toccanti della missione da parte dell’equipaggio.
Ed ecco la luna, vicina come non mai.
Un Neil Armstrong visibilmente emozionato.
Il 20 luglio 1969, 4 giorni dopo il lancio dalla terra, il modulo lunare chiamato “Eagle”, venne separato dal “Columbia”. Collins rimase a bordo del Columbia, mentre l’Eagle con Armstrong e Aldrin, scendeva sulla superficie. Dopo un attento controllo visivo, Eagle ha acceso il motore e iniziato la discesa. Durante questa fase, gli astronauti si accorsero che il sito dell’atterraggio era molto più roccioso di quanto avessero indicato le fotografie. Armstrong prese il controllo manuale del modulo lunare, che fece allunare alle 20:17:40 UTC. Il primo sito di atterraggio dell’Apollo, nella parte meridionale del Mare della Tranquillità a circa 20 km a sud-ovest del cratere Sabine D, fu scelto perché ritenuto abbastanza piano e liscio dai rilevamenti effettuati dai lander Ranger 8 e Surveyor 5, così come dalle mappe tracciate dal Lunar Orbiter. Alle 2:56 UTC, ovvero sei ore e mezza dopo aver toccato il suolo, Armstrong compì la discesa sulla superficie e fece il suo grande passo per l’umanità. Aldrin lo seguì, e i due astronauti trascorsero due ore e mezza a fotografare la superficie lunare e raccogliere campioni di roccia.
Progettarono la disposizione delle attrezzature per installare l’Early Apollo Scientific Experiment Package (EASEP) e issare la bandiera americana, studiando il sito dell’allunaggio dalle due finestre triangolari dell’Eagle, che permettevano loro di avere una visione di 60°. La preparazione richiese ben più delle due ore previste. Armstrong ebbe alcune iniziali difficoltà a uscire dello sportello a causa della sua PLSS (Portable Life Support System, la tuta spaziale). Infatti secondo il veterano lunare John Young, a una riprogettazione del LM che prevedeva uno sportello più piccolo, non seguì una revisione della PLSS, così si rese difficoltosa l’entrata e l’uscita degli astronauti dello sportello. L’Unità di Controllo Remota posta sul casco impediva ad Armstrong di vedersi i piedi. Mentre scendeva la scaletta di nove gradini, Armstrong tirò l’anello che schierò il Modular Equipment Stowage Assembly (MESA) contro il lato dell’Eagle attivando la telecamera della TV. Le prime immagini vennero ricevute al “Goldstone Deep Space Communications Complex” negli USA, ma quelle con miglior definizione si videro a Honeysuckle Creek in Australia. Qualche minuto più tardi le immagini furono mandate anche nel normale circuito televisivo, grazie al radiotelescopio del Parkes Observatory in Australia. Così, malgrado le difficoltà iniziali, le prime immagini in bianco e nero di un uomo sulla Luna vennero viste in diretta da almeno 600 milioni di persone sparse in tutto il mondo. Dopo una breve descrizione della superficie (very fine grained… almost like a powder cioè “a grana molto fine… quasi come la polvere”) e aver pronunciato la sua storica frase, Armstrong fece il suo primo passo fuori dall’Eagle e diventò il primo uomo a camminare su un altro corpo celeste. Commentò che muoversi nella gravità lunare, circa un sesto di quella terrestre, era molto più facile che nelle simulazioni effettuate prima del lancio. Oltre che essere la concretizzazione del sogno di John F. Kennedy di vedere un uomo sulla Luna prima della fine degli anni sessanta, l’Apollo 11 fu un test per tutte le successive missioni Apollo; quindi Armstrong scattò le foto che sarebbero servite ai tecnici sulla Terra a verificare le condizioni del modulo lunare dopo l’allunaggio. Successivamente raccolse il primo campione di terreno lunare, lo pose in una busta che mise nell’apposita tasca della sua tuta. Rimosse la telecamera dal MESA, fece una panoramica e la mise su un treppiede a 12 m dal modulo lunare. Il cavo della telecamera, però, rimase parzialmente arrotolato, rappresentando un pericolo per le attività fuori dal modulo (EVA). Aldrin raggiunse Armstrong sulla superficie lunare e testò i metodi migliori per muoversi, compreso il cosiddetto salto del canguro. La disposizione dei pesi nella PLSS creava una tendenza a cadere verso l’indietro, ma nessuno dei due astronauti ebbe seri problemi d’equilibrio. Correre a passi lunghi divenne il metodo per spostarsi preferito dai due astronauti. Aldrin e Armstrong riferirono che dovevano programmare i movimenti da compiere sei o sette passi prima. Il terreno molto fine era anche particolarmente sdrucciolevole. Aldrin rilevò che il muoversi tra la luce solare diretta e l’ombra dell’Eagle non provocava cambiamenti significativi di temperatura all’interno della sua tuta spaziale, invece il casco risultava essere più caldo sotto il Sole. Gli astronauti piantarono insieme la bandiera degli Stati Uniti, e la consistenza del terreno non permise di inserirla per più di 20 cm. Successivamente essi ricevettero una chiamata del presidente di allora, Richard Nixon. Il MESA non si rivelò una piattaforma di lavoro stabile, inoltre era all’ombra, e questo rallentò ulteriormente il lavoro. Mentre lavoravano, gli astronauti alzarono della polvere grigia, che andò a sporcare la parte esterna delle loro tute. Posizionarono l’EASEP, che includeva un sismografo passivo e un laser retro-riflettente. Successivamente Armstrong si allontanò a grandi passi di circa 120 metri dal Modulo Lunare per fotografare il Cratere Orientale mentre Aldrin iniziò la raccolta di materiale lunare. Usò il martello geologico, e questa fu l’unica situazione in cui venne usato dall’Apollo 11. Gli astronauti iniziarono la raccolta di rocce lunari con le palette, ma poiché l’operazione richiedeva molto più tempo del previsto, furono costretti ad abbandonare il lavoro a metà dei 34 minuti previsti.Durante questo periodo, il “Mission Control” ha usato una frase codificata per avvertire Armstrong che i suoi tassi metabolici erano troppo alti e che avrebbe dovuto rallentare. I tassi rimasero generalmente più bassi di quanto previsto per entrambi gli astronauti durante la camminata, così il “Mission Control” assegnò ad Aldrin e Armstrong 15 minuti in più. Aldrin rientrò nell’Eagle per primo. Con non poche difficoltà, gli astronauti caricarono i film e due sacchi contenenti più di 22 kg di materiale lunare dallo sportello del Modulo Lunare, grazie ad un sistema a puleggia chiamato “Lunar Equipment Conveyor”. Poi Armstrong saltò sulla scaletta ed entrò nel LM. Dopo il trasferimento al Modulo di supporto vitale dell’LM, gli astronauti accesero il motore di ascesa per rientrare in orbita e alleggerirono il modulo gettando fuori le PLSS, le scarpe lunari, una fotocamera Hasselblad e altra apparecchiatura. Completata l’ascesa, spensero il motore e raggiunsero Michael Collins a bordo del CM Columbia che si trovava in orbita lunare. Dopo più di 21½ ore sulla superficie lunare, si ricongiunsero a Collins sul “Columbia”, con 20,87 kg di rocce lunari. I due Moon-walkers lasciarono sulla Luna apparecchiature scientifiche quali un prisma retroriflettente usato per il Lunar Laser Ranging Experiment. Lasciarono, inoltre, una bandiera americana e una placca con i disegni dei due emisferi terrestri, un’iscrizione, le firme degli astronauti e del presidente Nixon. L’iscrizione recita:
« Qui uomini dal pianeta Terra
fecero il primo passo sulla Luna
Luglio, 1969 d.C.
Siamo venuti in pace per tutta l’umanità »
I tre astronauti ritornarono sulla Terra il 24 luglio, accolti come eroi. Il punto dell’atterraggio in mare fu a 640 km a SSW di Wake Island e 24 km dalla nave di recupero, la USS Hornet. Il Modulo di Comando è in mostra al National Air and Space Museum di Washington
Alla conclusione della missione i tre astronauti sono stati messi in quarantena per ben 3 settimane per esser sicuri che non fossero stati contagiati da batteri alieni! Durante questo periodo hanno potuto incontrare le loro mogli e il Presidente degli Stati Uniti.
Poi il bagno di folla a New York.
I tre entrarono per sempre nella storia dell’umanità.