Alla forcella dei campanili (Latemar) (3)
Qui la prima puntata, qui la seconda.
Facciamo un pò il punto della situazione. Sono partito da Pampeago diretto al Rifugio Torre di Pisa, sulla cresta del Latemar. Qui è visibile l’intero gruppo montuoso a forma di C, con segnato il mio punto di partenza e l’ubicazione del rifugio.
Qui invece si vede il Latemar da altra angolazione con evidenziato tutto il percorso che ho fatto (anche quello che ancora non vi ho raccontato), e in giallo vedete la ferrata dei Campanili.
Riprendiamo il racconto.
Lascio il rifugio Torre di Pisa e inizio a scendere nel versante opposto da cui sono arrivato.
Mi dirigo verso la vicina formazione rocciosa che da il nome al rifugio. Un gracco mi guarda in attesa di cibo.
Dalla cresta posso vedere molte formazioni rocciose famose, tra cui anche la Marmolada.
Ecco sotto di me la Torre di Pisa che da questa angolazione si apprezza poco.
Da questo e dai prossimi scatti potrete capire in che tipo di ambiente mi trovo. Siamo in mezzo a guglie frastagliate e rocce erose dai secoli e dalle intemperie. Qui d’inverno cadono tranquillamente 3-4 metri di neve.
Quella è la direzione che prenderò dopo pranzo. Si riconosce lo Schenon del Latemar, quel lungo scivolo di roccia vicino al quale c’è la ferrata dei Campanili. Io però devio momentaneamente a sinistra per andare a mangiare.
Vicino alla Torre di Pisa c’è un’altra conformazione rocciosa famosa: viene chiamata finestra del Latemar, o semplicemente buco. Anche questa dall’alto si apprezza poco, ma aspettate e vedrete.
L’ambiente in cui mi trovo è apparentemente pericoloso, ma solo apparentemente. Il sentiero è ben visibile e non esposto. Sono in pratica circondato da guglie e sfascioni che rendono il tutto un posto lunare.
ma di lunare non hanno nulla questi splendidi fiori cresciuti a 2670 metri dopo mesi di attesa perchè si scongelasse tutta la neve che avevano sopra! Si tratta dell’Ambretta Strisciante che pensate, può arrivare a crescere fino a 3400 metri!
Scendo ancora e da qui apprezzo meglio la finestra del Latemar.
Come facciano a stare lì così quelle rocce è un mistero, visto che a tenerle su c’è una serie di blocchi incastrati in malo modo tra loro.
Mi guado in giro. Lì sopra c’è il Rifugio da cui sono arrivato.
Altro miracolo meraviglioso della natura. Da un mare di pietre, ecco spuntare delle gemme color lilla. E’ l’Alisso sdraiato.
Arrivo ai piedi della Torre di Pisa
e scelgo questo comodo tavolino di roccia per pranzare.
Prima però, appoggio il mio pesante zaino e riposo i miei stanchi e doloranti piedi.
Dopo aver riposato e meditato sul da farsi, imbandisco la tavola. Con la fame che mi ritrovo mi mangerei anche i sassi, ma fortunatamente sono fornito di pane fresco, tonno, Coca-Cola, cioccolata Ritter, crackers e brioche fresca ripiena di marmellata.
Mi faccio due panini con tonno conditi con l’olietto che c’è nella scatola. Una delizia incredibile. Chissà com’è che in montagna dopo ore di cammino tutto sembra più buono.
E poi non capita tutti i giorni di pranzare a queste altitudini.
Finito di pranzare scatto altre foto alla Torre, anche perchè una simpatica nuvoletta le fa da cappello.
Altro scatto anche alla finestra del Latemar dai, non vorrei si offendesse e crollasse proprio oggi dopo secoli di immobilità. Come vedete, ho rischiato la vita per voi, miei lettori, e sono andato sotto il blocco in bilico per farvi capire la grandezza della finestra.
Termina qui anche la terza puntata di questa bella escursione. La quarta non tarderà ad arrivare. Promesso.
(TPP) 2 ore.