Finalmente eccomi! Il week end è stato pieno e intenso di cose da fare e trovo il tempo solo ora per postare le foto dell’escursione di sabato. Però sappiate anche che fare un post di una delle mie escursioni è sempre un mezzo parto. Devo selezionare le foto giuste, sistemarle se hanno qualcosa da rivedere, impaginarle e scrivere il racconto. Solitamente questi post hanno oltre 100 foto, questo ne avrà circa 185 e ciò vuol dire ore di lavoro. Quindi abbiate pazienza se ogni tanto non posto subito dopo essere tornato da una escursione.
Ma partiamo con il racconto. Ore 7.10 parto da casa, e per la prima volta in vita mia mi metto in marcia per una uscita montana mentre nevica e neppure poco.
Eppure le previsioni davano poco nuvoloso la mattina e ampie schiarite nel pomeriggio. In ogni caso io spero nel bel tempo e filo via ugualmente in direzione Passo Sella.
Eccomi a Vigo di Fassa. Qui non nevica già più. Evidentemente il fenomeno è localizzato solo vicino a casa mia. Là in fondo vedo già il massiccio del Sassolungo e il cielo è più luminoso: buon segno.
Eccoci in piena Val di Fassa. La temperatura si aggira intorno ai -10°, una bazzecola se paragonati ai -16° di sabato scorso.
Arrivo alle porte di Campitello. Siamo quasi alla fine della valle.
Questa invece è la via principale di una sonnacchiosa Canazei. Gli sciatori tra non molto invaderanno le strade con il loro chiassoso movimentare.
Io invece inizio a salire tra i numerosi tornanti che portano ai 2240 metri del Passo Sella.
Davanti a me si iniziano ad intravedere le pareti di roccia che chiudono la Val di Fassa.
Le strade non sono proprio pulitissime ed è meglio proseguire lentamente.
Ecco il cartello che segnala l’agibilità del passo. Quando c’è troppa neve o c’è pericolo di valanghe, i passi vengono chiusi momentaneamente al traffico. Fosse stato così anche stamattina, i miei piani sarebbero stati rovinati.
Incontro una mega fresatrice che sta cercando di allargare la strada ostruita dalla neve.
Ecco il Passo Sella. E là in fondo tra la nebbia potete vedere il Sassolungo.
Sono in cima. Ora si scende verso la Val Gardena, la meta della mia escursione giornaliera.
Scollino alle 8.30 minuti.
Il freddo qui è più inteso, siamo a -14°.
Quelle sono le cime sotto le quali stazionerò tutto il giorno. Tra le nuvole vedo una fetta di sereno. Speriamo in bene!
Si scende! Direzione Selva di Val Gardena.
In giro per le strade non c’è molto traffico, anzi.
Questo è il bestione del Sassolungo visto di lato. Veramente imponente il tipo.
Ecco Selva. E’ il primo paese della Val Gardena provenendo da Passo Sella. Io però devo proseguire ancora qualche km.
Ecco il mio punto di partenza: siamo a Santa Cristina e precisamente alla partenza dell’ovovia che porta a Col Raiser (2107 mt).
Qui lascio la macchina e proseguo a piedi lungo una strada che dovrebbe portarmi in quota. Ma temo che i sentieri non saranno battuti.
Nel frattempo dietro di me si aprono spazi ampissimi di sereno e il mio cuore si rinfranca. Forse è in arrivo un’altra bellissima giornata di sole tra la neve.
Ecco la mia direzione: Rifugio Col Raiser.
Ben presto però capisco che l’unico sistema per salire in quota, oltre all’ovovia che assolutamente non voglio prendere, è usare la pista da sci al contrario. I sentieri non sono battuti e farei una fatica pazzesca anche con le ciaspole.
Stranamente i cannoni sono accesi. Eppure a sti tizi degli impianti dovrebbero essere sufficienti gli oltre 80 cm di neve fresca e farinosa presente al suolo.
Ecco un particolare del cannone sparaneve: ugelli distribuiti intorno ad una ventola enorme, nebulizzano acqua che viene ghiacciata all’istante dalla temperatura rigida e soffiata via dalla ventola. Questi cannoni si mettono in moto appena la temperatura scende sotto i -2°.
Alla fin fine salgo a lato della pista da sci che è praticamente deserta. Dietro le mie spalle ecco cosa vedo. Quella là in fondo è l’Alpe di Siusi e a sinistra c’è il Sassolungo.
Trovo una strada battuta dalle motoslitte e salgo su per quella.
Più salgo e più migliora la visuale sull’altra parte della val Gardena.
Un piccolo ringraziamento alla giornata che sta uscendo.
Queste sono le cime di Stevia appena baciate dal sole.
Con lo zoom riesco a immortalare le cime sull’Alpe di Siusi. Sembrano dei pandori.
Ma torniamo a noi: sto per sbucare nella zona in cui stazionerò tutto il giorno.
Inizio ad intravedere le cime dei monti che saranno i protagonisti della giornata: le Odle. Questo gruppo dolomitico, anch’esso inserito tra i gruppi appartenenti al Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2009, è uno dei più fotografati del Trentino Alto Adige. Io ho avuto il piacere di fotografarlo solo dal versante opposto a questo, in Val di Funes. Qui potete vedere la mia
prima escursione nel 2006 dove il tempo non mi ha assistito molto.
Qui il secondo tentativo di sessione fotografica in Val di Funes, ma anche questo funestato dalle nuvole.
Qui invece finalmente ho fotografato le Odle in tutto il loro splendore. Più avanti vi farò notare come cambiano le Odle fotografate da sud e da Nord.
Un omino è intento a liberare la sua baita dalla neve fresca.
In questi luoghi non ci sono mai stato e con mia grande gioia noto che è un posto fantastico da fotografare. Salgo ancora e mi ricongiungo con la pista da sci che avevo momentaneamente abbandonato.
Ecco il primo sciatore che incontro. Saranno veramente pochissimi quelli che vedrò durante la giornata. Eppure la neve, il meteo e le piste non potrebbero essere messi meglio.
Il cielo si apre sempre di più e i cannoni sparano a manetta. La temperatura è di -8°.
Non si capisce perchè, almeno durante l’apertura degli impianti, non spengano sti benedetti cannoni…
Ecco la neve creata dai cannoni. E’ assolutamente riconoscibile da quella vera perchè è finissima, e supercompatta.
La pista che sto percorrendo è una azzurra ma ha anche tratti ripidi. Salgo ancora, devo arrivare a vedere interamente le Odle.
Sulla mia sinistra Ecco il Sas dla Crujëta spolverato di neve fresca.
Eccomi finalmente in una zona pianeggiante e stupenda. Siamo in pieno Parco naturale Puez-Odle. Se non siete mai stati da queste parti a sciare, ve lo raccomando!
Cammino più in piano ora e ho il tempo di guardarmi attorno. Le Odle sono parzialmente visibili davanti a me. Lo scopo della giornata di oggi è fotografare il tramonto sulle pareti dolomitiche delle Odle. Sono le 9.55 e al tramonto mancano “solo” 6 ore. C’è tutto il tempo di girare in cerca di scorci carini da fotografare.
Ecco per esempio il Sassolungo che è sempre alla mie spalle.
Le baite sparse per la vallata sono fantastiche per un fotografo naturalista: arredano la scena efficacemente.
Più salgo e più le Odle si fanno notare.
Di nuovo il Sassolungo alle mie spalle. Notare le nuvole che arrivano. Speriamo stiano alla larga da qui.
Io proseguo per la pista da sci che dovrebbe portarmi ai 2107 del Col Raiser.
Per ora il sole tiene e ne approfitto per scattare queste immagini suggestive.
Cerco di stare a lato pista per non rovinare tutto questo ben di dio di neve.
I larici ormai senza aghi, si riempiono di neve come se fosse panna.
Mi viene in mente che questa sarebbe stata una location ideale per girare il
video di Last Christmas, anzichè il postaccio dove l’hanno girato.
Provo per un attimo ad uscire dalla pista da sci e sprofondo inesorabilmente fino alle ginocchia e oltre.
Torno sui miei passi e proseguo. Noto con sommo dispiacere che quei maledetti cannoni sparaneve alzano una cortina di cristalli di ghiaccio che oscurano il paesaggio davanti a me. Spero che questo non rovini la mia sessione fotografica.
Ora sono abbastanza in alto per riuscire a vedere tutte le Odle.
Ancora pochi passi ad arrivo alla Baita Odles, vicino al rifugio Col Raiser. Ho fatto quasi 500 metri di dislivello a piedi.
Dopo una veloce e piacevole chiacchierata con il gestore della baita proseguo. Mi sono informato sulla presenza di sentieri battuti che passino ai piedi delle Odle. Sembra che non ce siano ancora, e questo è un problema.
Il tipo mi suggerisce di seguire una strada usata dalle motoslitte che porta fino al Rifugio Fermeda (2111 mt) e da lì vedere che fare.
Qui trovo una indicazione per il rifugio Firenze che è dall’altra parte del pianoro dove sono ora.
A guardare bene, io mi sto dirigendo troppo sulla sinistra delle Odle e in questo modo non sono più nella posizione ottimale per fotografarle. Devo prendere una decisione al più presto.
Intanto ammiro il Sassolungo.
Dopo 5 minuti di indecisione, mi convinco che è ora di osare. Decido di indossare le ciaspole e di dirigermi su quei colli in direzione Est, la migliore da cui vedere le Odle. Ecco la mia nuova direzione. Sopra lì.
Il problema è che proseguire in salita con 70-90 cm di neve fresca è un’impresa anche con le ciaspole indosso.
Me ne rendo conto ben presto: dopo 15 metri sono già morto.
Ma se voglio fare foto spettacolari, si deve fare. E allora, forza Momo, si va.
Vengo subito ripagato da bellissimi scorci, anche se “sporcati” da alcune nuvole basse.
Proseguo con molta fatica. Provo a seguire le esili tracce di un animale, forse una volpe.
Ogni tanto mi giro e questo è il solco che lascio con le ciaspole.
Dopo 20 minuti di cammino, tra la nebbia e il silenzio più assoluto vedo una baita all’orizzonte.
Continua. A prestissimo!
(TPP) 3 ore.