Tramonto sulle Odle (2)

Dicembre 7, 2010 0 Di wp_14635186

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Continua il racconto dell’escursione fatta sabato in Val Gardena. Qui la prima parte. 
Eccomi arrivato a questa baita sperduta nel nulla più totale. Almeno ho un punto di riferimento visivo.

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Mi accosto al muro per fare meno fatica ad avanzare nella neve.

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Sbircio dentro ad una delle finestre è ho la conferma di ciò che immaginavo: questa baita è nuovissima, addirittura da completare. Fortunato chi la possiede, direi.

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Proseguo ancora verso est nella nebbia.

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Ogni 30 passi mi devo fermare perchè ho il fiatone. Mi sembra di avanzare nel terreno lunare.

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Ecco dove sono diretto: laggiù verso il bianco totale.
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La baita alle mie spalle si allontana sempre più.
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Le Odle sono alla mia sinistra ed emergono lentamente dalla neve. Sto infatti salendo sui colli ai piedi delle Odle.
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Alla mia destra ho scorci molto fotogenici, non trovate?
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Guardate dov’è la baita.
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Mmh, c’è una recinzione sommersa dalla neve e io ci devo passare sopra.
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Anche se la recinzione è stata costruita sopra ad un muretto di pietre, riesco a passarla abbastanza agevolmente con indosso le ciaspole. Certo che la neve insieme al vento fa cose incredibili eh.
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Ultimi sforzi: seguo le orme di una marmotta che puntano verso l’alto.
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La furbetta ha casa proprio qui. Mi sa che non ha ancora molta voglia di andare in letargo. Ci sono evidenti tracce fresche del suo passaggio.
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Ecco tutta la strada che ho fatto con fatica, come una piccola formichina che deve attraversare un deserto.
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Cammino tra le nebbie create dai cannoni della neve e cumuli bianchi assolutamente intonsi.
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Scendendo capita di mettere i piedi in fallo. E quando cadi nella neve alta 70-90 cm ritirarsi su è un’impresa titanica. E’ materialmente impossibile trovare appigli con le mani per farsi leva e sollevarsi. Sono stato circa 5 minuti ad impanarmi nella neve come una cotoletta prima di riuscire a rialzarmi.
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Ecco il buco che ho fatto. Non male, eh?
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La fisionomia delle Odle sta mutando mano a mano che mi sposto sulla loro destra.
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Sono arrivato in cima alle colline di neve. Ora devo scendere verso quella direzione. Devo trovare il rifugio Firenze.
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Ogni tanto mi giro indietro. Il tempo sembra tenere bene.
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D’un tratto esco da quella cortina di nubi che mi ha accompagnato per molto tempo.
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Ora riesco a vedere bene i monti davanti a me.
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Ecco il rifugio Firenze. Quello sarà il mio punto di ristoro. Naturalmente il rifugio è chiuso. A ristorarmi dovrò pensarci da solo.
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Verso la Val di Fassa il tempo è sempre un po’ arrabbiato.
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Invece qui dove sono io, è uno spettacolo. Guardate le dune di neve che meraviglia!
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Mentre scendo creo delle mini valanghine.
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Slalomeggio per non scendere troppo ripidamente.
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Qui ci saranno oltre 90 cm di neve.
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No, non è una foto sfuocata. E’ che il soggetto a fuoco è un po’ piccolino. Lo vedete?
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Il mio percorso continua giù per questi avvallamenti in mezzo ai Cirmoli innevati.
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Ecco un particolare degli aghi del Cirmolo. Anche loro sono profumatissimi, come il legno di questo forte e coraggioso albero.
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Noto che sotto a molti Cirmoli, gli animali selvatici scavano in cerca di qualcosa da mangiare. Non dev’essere facile per loro nutrirsi quando tutto il terreno viene coperto dalla neve.
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Ora è slalom gigante allo stato puro. Scendo tra gli alberi inventandomi di sana pianta il percorso.
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Scendendo mi ritrovo nuovamente in mezzo alla nebbiolina dei cannoni. E i microcristalli di ghiaccio creano questo strano effetto arcobaleno circolare intorno al sole.
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Ci siamo quasi. Le mie gambe gridano vendetta per tutta la fatica che stanno facendo. Sono ore che sto procedendo nella neve alta e sinceramente ho voglia di sedermi un po’.
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Come volevasi dimostrare il rifugio è chiuso e tutte le strade che portano qui sono impraticabili.
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Questo direi che è il posto giusto per pranzare.
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Il lauto banchetto oggi offre il solito, con alcune varianti: focaccia e briosche al cioccolato.
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Si è mantenuta freschissima a -10°.
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Dopo pranzo riparto quasi subito perchè fermandosi il sudore si raffredda e inizio a sentire qualche brivido. Infatti dopo 10 minuti di camminata di nuovo in neve fresca, sto molto meglio.
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Ecco le Odle e un pezzo di Rifugio Firenze che si allontanano da me.
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Scendo molto velocemente. La mia meta ora è tornare alle piste da sci e cercare una postazione buona per fotografare il tramonto.
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Sembra che sia esplosa una bombola di panna montata.
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La neve fa cose veramente strane alle volte.
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Dopo circa 40 minuti sono tornato alle baite dove sono passato la mattina.
Questa è la cartina della zona con il percorso fatto da me, così riuscite a capire che giro ho fatto. In arancio vi ho segnato le Odle, in fucsia il mio percorso a piedi, e in blu il tratto fatto in neve fresca con le ciaspole.

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Maledetti cannoni! Le Odle sono quasi invisibili. Dovrò allontanarmi ancora per riuscire a vedere qualcosa.
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Alla mia destra le cime di Stevia incombono. Non dovessi riuscire a fotografare le Odle al calar del sole, ripiegherò su di loro.
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Odle nascoste.
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Il Sassolungo è ora libero dalle nubi. Sembra che tutto il cielo si stia liberando velocemente. Manca meno di un’ora al tramonto.
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Un bel controluce.
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Questa inquadratura mi piace molto. Sembra un puzzle!
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Rieccomi alle piste da sci. Gli sciatori si sfogano con le ultime discese. E’ quasi ora di chiudere.
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Ancora i monti di Stevia.
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E’ tempo di passare in modalità tramonto.
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Mi sto allontanando sempre più dalle Odle avvicinandomi alla macchina, anche perchè quando tramonterà il sole non avrò molto tempo prima che faccia buio.
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Scendo lentamente e scatto verso Stevia.
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Forti contrasti. Ci tengo a sottolineare che tutte queste foto non sono state minimamente ritoccate con Photoshop.
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Tra meno di 15 minuti il sole sparirà all’orizzonte.
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Miracolo, sembra che la nebbiolina si stia dissolvendo. Ma io comunque da qui non riuscirò a vedere nulla se non mi alzo di quota.
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Il sole è sempre più basso e crea atmosfere magiche.
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Ad un certo punto individuo una strada battuta sull’altro versante che sale ripidamente. E’ proprio l’ideale per inquadrare le Odle al tramonto!
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E in effetti ecco che da qui domino tutta la piana, Odle comprese.
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Eccole!
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Confrontiamo questa visione con quella delle Odle viste dal versante Val di Funes fotografato due anni fa.
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Altro scatto fatto dalla Val di Funes, l’esatto opposto di dove sono ora.
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Disattivo il bilanciamento del bianco tarato sui tramonti e scatto con colori naturali.
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Torno ai colori caldi che esaltano questi momenti magici.
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Sopra di me incombe la parete assolata dei monti di Stevia.
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Ma il mio soggetto sono loro. Il sole è già sparito dalla zona in cui sono stato tutto il giorno. Ora si tratta di aspettare che sparisca anche dalle pareti dolomitiche.
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Più passano i minuti e più le cime si infiammano.
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Riesco a vedere il tramonto anche sul Sella.
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Ecco ciò per cui sono stato qui ad aspettare tutto il giorno.
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Alle mie spalle la sagoma inconfondibile del Santner sullo Sciliar.
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E’ incredibile come in meno di 2 minuti tutto cambi. Il sole è sparito dalle Odle e ora si torna a casa.
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Scendo velocemente la stradina trovata per puro culo e grazie alla quale sono riuscito ad ottenere quello che volevo.
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Ancora qualche scatto verso le Odle che spariscono all’orizzonte.
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Ripercorro la strada di questa mattina.
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Non c’è fretta, la macchina è a meno di 20 minuti da qui, e ho ancora un po’ di luce che mi assiste.
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I gatti delle nevi iniziano il loro lavoro su e giù per le piste.
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Le ovovie di fermano.
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mentre i cannoni proseguono imperterriti a sputare neve finta.
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Arrivo alla macchina che sono le 16.40. Ora mi aspetta più di un’ora di viaggio. Sono stanco ma contento. Anche oggi ho portato a casa un buon bottino.
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(TPP) 3 ore.