Tramonto sulle Odle (2)
Continua il racconto dell’escursione fatta sabato in Val Gardena. Qui la prima parte.
Eccomi arrivato a questa baita sperduta nel nulla più totale. Almeno ho un punto di riferimento visivo.
Mi accosto al muro per fare meno fatica ad avanzare nella neve.
Sbircio dentro ad una delle finestre è ho la conferma di ciò che immaginavo: questa baita è nuovissima, addirittura da completare. Fortunato chi la possiede, direi.
Proseguo ancora verso est nella nebbia.
Ogni 30 passi mi devo fermare perchè ho il fiatone. Mi sembra di avanzare nel terreno lunare.
Ecco dove sono diretto: laggiù verso il bianco totale.
La baita alle mie spalle si allontana sempre più.
Le Odle sono alla mia sinistra ed emergono lentamente dalla neve. Sto infatti salendo sui colli ai piedi delle Odle.
Alla mia destra ho scorci molto fotogenici, non trovate?
Guardate dov’è la baita.
Mmh, c’è una recinzione sommersa dalla neve e io ci devo passare sopra.
Anche se la recinzione è stata costruita sopra ad un muretto di pietre, riesco a passarla abbastanza agevolmente con indosso le ciaspole. Certo che la neve insieme al vento fa cose incredibili eh.
Ultimi sforzi: seguo le orme di una marmotta che puntano verso l’alto.
La furbetta ha casa proprio qui. Mi sa che non ha ancora molta voglia di andare in letargo. Ci sono evidenti tracce fresche del suo passaggio.
Ecco tutta la strada che ho fatto con fatica, come una piccola formichina che deve attraversare un deserto.
Cammino tra le nebbie create dai cannoni della neve e cumuli bianchi assolutamente intonsi.
Scendendo capita di mettere i piedi in fallo. E quando cadi nella neve alta 70-90 cm ritirarsi su è un’impresa titanica. E’ materialmente impossibile trovare appigli con le mani per farsi leva e sollevarsi. Sono stato circa 5 minuti ad impanarmi nella neve come una cotoletta prima di riuscire a rialzarmi.
Ecco il buco che ho fatto. Non male, eh?
La fisionomia delle Odle sta mutando mano a mano che mi sposto sulla loro destra.
Sono arrivato in cima alle colline di neve. Ora devo scendere verso quella direzione. Devo trovare il rifugio Firenze.
Ogni tanto mi giro indietro. Il tempo sembra tenere bene.
D’un tratto esco da quella cortina di nubi che mi ha accompagnato per molto tempo.
Ora riesco a vedere bene i monti davanti a me.
Ecco il rifugio Firenze. Quello sarà il mio punto di ristoro. Naturalmente il rifugio è chiuso. A ristorarmi dovrò pensarci da solo.
Verso la Val di Fassa il tempo è sempre un po’ arrabbiato.
Invece qui dove sono io, è uno spettacolo. Guardate le dune di neve che meraviglia!
Mentre scendo creo delle mini valanghine.
Slalomeggio per non scendere troppo ripidamente.
Qui ci saranno oltre 90 cm di neve.
No, non è una foto sfuocata. E’ che il soggetto a fuoco è un po’ piccolino. Lo vedete?
Il mio percorso continua giù per questi avvallamenti in mezzo ai Cirmoli innevati.
Ecco un particolare degli aghi del Cirmolo. Anche loro sono profumatissimi, come il legno di questo forte e coraggioso albero.
Noto che sotto a molti Cirmoli, gli animali selvatici scavano in cerca di qualcosa da mangiare. Non dev’essere facile per loro nutrirsi quando tutto il terreno viene coperto dalla neve.
Ora è slalom gigante allo stato puro. Scendo tra gli alberi inventandomi di sana pianta il percorso.
Scendendo mi ritrovo nuovamente in mezzo alla nebbiolina dei cannoni. E i microcristalli di ghiaccio creano questo strano effetto arcobaleno circolare intorno al sole.
Ci siamo quasi. Le mie gambe gridano vendetta per tutta la fatica che stanno facendo. Sono ore che sto procedendo nella neve alta e sinceramente ho voglia di sedermi un po’.
Come volevasi dimostrare il rifugio è chiuso e tutte le strade che portano qui sono impraticabili.
Questo direi che è il posto giusto per pranzare.
Il lauto banchetto oggi offre il solito, con alcune varianti: focaccia e briosche al cioccolato.
Si è mantenuta freschissima a -10°.
Dopo pranzo riparto quasi subito perchè fermandosi il sudore si raffredda e inizio a sentire qualche brivido. Infatti dopo 10 minuti di camminata di nuovo in neve fresca, sto molto meglio.
Ecco le Odle e un pezzo di Rifugio Firenze che si allontanano da me.
Scendo molto velocemente. La mia meta ora è tornare alle piste da sci e cercare una postazione buona per fotografare il tramonto.
Sembra che sia esplosa una bombola di panna montata.
La neve fa cose veramente strane alle volte.
Dopo circa 40 minuti sono tornato alle baite dove sono passato la mattina.
Questa è la cartina della zona con il percorso fatto da me, così riuscite a capire che giro ho fatto. In arancio vi ho segnato le Odle, in fucsia il mio percorso a piedi, e in blu il tratto fatto in neve fresca con le ciaspole.
Maledetti cannoni! Le Odle sono quasi invisibili. Dovrò allontanarmi ancora per riuscire a vedere qualcosa.
Alla mia destra le cime di Stevia incombono. Non dovessi riuscire a fotografare le Odle al calar del sole, ripiegherò su di loro.
Odle nascoste.
Il Sassolungo è ora libero dalle nubi. Sembra che tutto il cielo si stia liberando velocemente. Manca meno di un’ora al tramonto.
Un bel controluce.
Questa inquadratura mi piace molto. Sembra un puzzle!
Rieccomi alle piste da sci. Gli sciatori si sfogano con le ultime discese. E’ quasi ora di chiudere.
Ancora i monti di Stevia.
E’ tempo di passare in modalità tramonto.
Mi sto allontanando sempre più dalle Odle avvicinandomi alla macchina, anche perchè quando tramonterà il sole non avrò molto tempo prima che faccia buio.
Scendo lentamente e scatto verso Stevia.
Forti contrasti. Ci tengo a sottolineare che tutte queste foto non sono state minimamente ritoccate con Photoshop.
Tra meno di 15 minuti il sole sparirà all’orizzonte.
Miracolo, sembra che la nebbiolina si stia dissolvendo. Ma io comunque da qui non riuscirò a vedere nulla se non mi alzo di quota.
Il sole è sempre più basso e crea atmosfere magiche.
Ad un certo punto individuo una strada battuta sull’altro versante che sale ripidamente. E’ proprio l’ideale per inquadrare le Odle al tramonto!
E in effetti ecco che da qui domino tutta la piana, Odle comprese.
Eccole!
Confrontiamo questa visione con quella delle Odle viste dal versante Val di Funes fotografato due anni fa.
Altro scatto fatto dalla Val di Funes, l’esatto opposto di dove sono ora.
Disattivo il bilanciamento del bianco tarato sui tramonti e scatto con colori naturali.
Torno ai colori caldi che esaltano questi momenti magici.
Sopra di me incombe la parete assolata dei monti di Stevia.
Ma il mio soggetto sono loro. Il sole è già sparito dalla zona in cui sono stato tutto il giorno. Ora si tratta di aspettare che sparisca anche dalle pareti dolomitiche.
Più passano i minuti e più le cime si infiammano.
Riesco a vedere il tramonto anche sul Sella.
Ecco ciò per cui sono stato qui ad aspettare tutto il giorno.
Alle mie spalle la sagoma inconfondibile del Santner sullo Sciliar.
E’ incredibile come in meno di 2 minuti tutto cambi. Il sole è sparito dalle Odle e ora si torna a casa.
Scendo velocemente la stradina trovata per puro culo e grazie alla quale sono riuscito ad ottenere quello che volevo.
Ancora qualche scatto verso le Odle che spariscono all’orizzonte.
Ripercorro la strada di questa mattina.
Non c’è fretta, la macchina è a meno di 20 minuti da qui, e ho ancora un po’ di luce che mi assiste.
I gatti delle nevi iniziano il loro lavoro su e giù per le piste.
Le ovovie di fermano.
mentre i cannoni proseguono imperterriti a sputare neve finta.
Arrivo alla macchina che sono le 16.40. Ora mi aspetta più di un’ora di viaggio. Sono stanco ma contento. Anche oggi ho portato a casa un buon bottino.
(TPP) 3 ore.