Panini con lo speck al Bletterbach

Maggio 8, 2011 0 Di wp_14635186

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Ieri escursione soft a pochi chilometri da casa. Sono stato al Bletterback, il sito protetto dall’Unesco più vicino a casa mia. E’ un escursione che ho fatto più volte e che ho rifatto volentieri con amici che non l’avevano mai vissuta. Siamo in provincia di Bolzano nel territorio di Redagno. Qui sorge una gola intagliata proprio dal torrente Bletterbach che nel corso dei millenni ha inciso profondamente la straordinaria successione di rocce stratificate che stanno alla base di tutto il complesso dolomitico creando una vera e propria finestra temporale sulla preistoria. In parole povere e spicce, immaginatevi una bellissima torta appena sfornata di cui però non potete vedere la consistenza interna e ne la farcitura. Per farlo, tagliate una fetta e ficcate il naso nel solco appena creato. Il Bletterbach è quel solco, e la sua corrispondente torta si chiama “Dolomiti”.

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Il canion del Bletterbach, lungo diversi chilometri e profondo fino a 400 metri, ha messo in luce uno spaccato di rocce che vanno dal Permiano al Triassico Medio (Dianilla, se scrivo vaccate correggimi!). La documentazione del Permiano superiore, il progressivo avanzamento del mare della Tetide su queste aride pianure (a quel periodo l’Alto Adige era spostato all’equatore), il clima, le piante, le impronte dei rettili e degli anfibi, sono registrati negli strati di roccia con assoluto dettaglio e fanno di questo luogo un sito di valore geologico senza paragoni in tutta Europa. 
Per arrivare al Bletterbach si parte dal paese di Redagno alta e attraverso un bellissimo sentiero in mezzo al bosco, ci si avvicina ai bordi del canion.

DSC_4873.JPG

DSC_4875.JPG

Siamo in quattro a camminare tranquillamente nel sottobosco. La giornata è spettacolare e fa già quasi caldino. Tutto intorno non si sente volare una mosca. Ecco un prato con alcune Soldanelle.

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Ma anche i crochi.

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E le Genziane.
DSC_5094.JPG
La stradina nel bosco prosegue attraversando alcune zone paludose.
DSC_4883.jpg
E dopo 20 minuti eccoci giunti all’inizio della discesa nel Bletterbach.
DSC_4889.JPG
Facciamo alcuni passi e già notiamo enormi pareti nell’altro versante, con evidenti strati geologici.
DSC_4899.jpg
Continuiamo a scendere.
DSC_4902.JPG
Le indicazioni sono chiarissime.
DSC_5086.jpg
Alcuni passaggi sono molto spettacolari ma non pericolosi.
DSC_4914.JPG
Ecco l’inizio del canion sotto di noi. Là sotto ci sono due ricercatori intenti a studiare le rocce.
DSC_4911.JPG
Ancora pochi passi…
DSC_4920.JPG
Ed eccoci nel fondo del canion. Purtroppo l’acqua del Bletterbach è limacciosa, forse frutto della neve che ancora si scioglie a monte e smuove la terra.
DSC_4924.jpg
Proseguiamo lungo il canion e subito ci troviamo circondati da pareti di porfido risalenti a quasi 300 milioni di anni fa. Manca ancora molto all’avvento dei dinosauri.
Quando questi strati di materiale si depositarono, non esistevano nè boschi, nè monti nè valli. Solo una distesa di terra spaccata da voragini piene di lava eruttante.
DSC_4937.jpg
DSC_4940.JPG
Una lieve cascatella inumidisce un’intera parete di roccia sulla nostra destra.
DSC_4947.jpg
Proseguiamo ancora. Ogni passo in avanti nel canion è un balzo in avanti nel tempo.
DSC_4963.jpg
Ecco una cascatella che superiamo alla sinistra con facilità.
DSC_4965.JPG
Qui l’acqua ha scavato degli scivoli liscissimi.
DSC_4977.JPG
Dopo la cascata si entra in un altro ambiente.
DSC_4981.JPG
Qui la roccia predominante non è più il porfido, ma il prodotto della sua erosione: l’arenaria della Val Gardena.
DSC_4983.JPG
E l’erosione è continua anche al giorno d’oggi. Qui c’è una fanghiglia inconsistente che scorre dentro l’acqua. Sembra Limo.
DSC_4985.JPG
Non è difficile osservare in questi luoghi intere rocce composte da sabbia e detriti cementati, ma anche piccoli organismi e conchiglie, oltre che fossili di foglie, rami, spore, ecc..
DSC_4998.JPG
Proseguiamo ancora, non manca molto alla fine del canion che in questo punto è molto largo. Le pareti si innalzano ancora e nella loro parte superiore hanno una composizione che preannuncia un ennesimo salto nel tempo.
DSC_5001.JPG
Siamo alla fine del Paleozoico circa 250 milioni di anni fa, quando il mare inizia a penetrare con maggior decisione nel territorio altoatesino. Si forma così un ambiente di bassi fondali
DSC_5002.jpg
punteggiato di lagune azzurrissime che nei periodi più caldi lasciavano spazio a spettacolari distese di gesso e salgemma, oggi evidenziate nelle venature bianche delle pareti. Eccone un esempio su una roccia presa per terra. DSC_5009.JPG
Ma il vero padrone di questo tempo è il Bellerophon, un gasteropode diffusosi a tal punto da dare il nome anche alle rocce del periodo.
DSC_5004.JPG
Assieme a lui c’erano naturalmente pesci, coralli, spugne e ricci di mare preistorici, incrementando con la loro fossilizzazione le maestose bancate calcaree che vediamo. 
DSC_5013.jpg
Ancora più su si nota l’annuncio di una nuova era, quella dei dinosauri: il Triassico.
DSC_5028.jpg
Il colore della roccia si fa diverso, tingendosi di un verde tenue, si tratta della formazione di Werfen, depositatasi tra 245 e 235 milioni di anni fa. E’ il chiaro indizio che il mare prende piede, si fa più profondo cancellando il precedente ambiente lagunare. Così, mentre in altre zone del pianeta i rettili diventano padroni assoluti, l’Alto Adige si trasforma in una specie di paradiso tropicale fatto di atolli corallini degni di un depliant pubblicitario.
DSC_5031.JPG
Giungiamo in fondo al canion e troviamo una sorpresa ad attenderci. Una frana, probabilmente caduta da alcune settimane, ha completamente sradicato dalla roccia la scala metallica alta oltre 20 metri che permetteva di uscire dal Bletterbach.

DSC_5033.jpg

Ecco una serie di scalini accartocciati dalla forza della natura.

DSC_5036.jpg

DSC_5034.JPG

DSC_5035.JPG

E così ci toccherà tornare indietro ripercorrendo di nuovo tutto il canion. Peccato perchè alla fine della scala avremmo potuto vedere l’ultimo periodo storico descritto e documentato nel Bletterbach: quello dei dinosauri. Enormi bancate di corallo testimoniano quest’era risalente a 220 milioni di anni fa. Qui tra il greto del torrente troviamo blocchi biancastri costituiti da una roccia chiamata Dolomia del Serla. Lo strato di questo tipo di roccia è veramente grande, tanto da formare l’intera montagna che sta 800 metri più sopra: il Corno Bianco. Giriamo i tacchi con un pò di delusione e ci mettiamo a cercare alcuni reperti fossili tra i tantissimi tipi di roccia che troviamo a terra. Ecco un sasso con incastrato dentro sè un legnetto carbonizzato.

DSC_5041.JPG

Ecco altro legno incastrato tra gli strati rocciosi.

DSC_5045.JPG

E qui, stacchi netti di varia tipologia di roccia. Eccezionale.

DSC_5051.jpg

Faccio altri scatti sopra la mia testa. I colori sono micidiali.

DSC_5042.jpg

DSC_5043.JPG

Questo è il Butterloch, l’enorme catino conclusivo del canion Alto atesino.

DSC_5047.jpg

DSC_5048.JPG

DSC_5054.JPG

DSC_5052.JPG

DSC_5058.JPG

Velocemente risaliamo il canion e torniamo verso la partenza.

DSC_5071.JPG

Si sale.

DSC_5079.JPG

Nel bosco scorgiamo un albero ciclopico che all’andata non avevamo visto.

DSC_5097.jpg

Avrà un’altezza vicino ai 40 metri. Non se ne vede la fine!

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Ecco Marco vicino al bestio. Ora potete rendervi conto della sua grandezza.

DSC_5099.JPGVista la mezza delusione della parte finale dell’escursione, ci scegliamo un bel prato assolato per il divorare ottimi panini con lo speck. La pancia brontola! La vista, guarda caso, è sul Corno Bianco e sulla parte finale del Bletterbach. Lo vedete sulla sinistra?

DSC_5111.JPG

Ecco una bella panca con tavolo all’ombra di un gruppo di larici. Direi che è perfetto!

DSC_5123.JPGDopo il pranzo, c’è il tempo di prendere un po’ di sole e ammirare il panorama in una pace totale. Il prato è disseminato dai fiori gialli di Tarassaco.
DSC_5114.JPG
DSC_5119.JPG
Ecco il Corno Nero dal lato Nord. La neve ancora non se n’è andata.
DSC_5118.jpg
Il tempo di salutare le ultime genziane nei prati,
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questi deliziosi fiorellini
DSC_5125.JPGe i vitellini curiosi, e l’escursione si è purtroppo conclusa.

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Spero vi siate divertiti.  Alla prossima avventura!

Panini con lo speck al Bletterbach

Maggio 8, 2011 0 Di Momo

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Ieri escursione soft a pochi chilometri da casa. Sono stato al Bletterback, il sito protetto dall’Unesco più vicino a casa mia. E’ un escursione che ho fatto più volte e che ho rifatto volentieri con amici che non l’avevano mai vissuta. Siamo in provincia di Bolzano nel territorio di Redagno. Qui sorge una gola intagliata proprio dal torrente Bletterbach che nel corso dei millenni ha inciso profondamente la straordinaria successione di rocce stratificate che stanno alla base di tutto il complesso dolomitico creando una vera e propria finestra temporale sulla preistoria. In parole povere e spicce, immaginatevi una bellissima torta appena sfornata di cui però non potete vedere la consistenza interna e ne la farcitura. Per farlo, tagliate una fetta e ficcate il naso nel solco appena creato. Il Bletterbach è quel solco, e la sua corrispondente torta si chiama “Dolomiti”.

DSC_4890.JPG

Il canion del Bletterbach, lungo diversi chilometri e profondo fino a 400 metri, ha messo in luce uno spaccato di rocce che vanno dal Permiano al Triassico Medio (Dianilla, se scrivo vaccate correggimi!). La documentazione del Permiano superiore, il progressivo avanzamento del mare della Tetide su queste aride pianure (a quel periodo l’Alto Adige era spostato all’equatore), il clima, le piante, le impronte dei rettili e degli anfibi, sono registrati negli strati di roccia con assoluto dettaglio e fanno di questo luogo un sito di valore geologico senza paragoni in tutta Europa. 
Per arrivare al Bletterbach si parte dal paese di Redagno alta e attraverso un bellissimo sentiero in mezzo al bosco, ci si avvicina ai bordi del canion.

DSC_4873.JPG

DSC_4875.JPG

Siamo in quattro a camminare tranquillamente nel sottobosco. La giornata è spettacolare e fa già quasi caldino. Tutto intorno non si sente volare una mosca. Ecco un prato con alcune Soldanelle.

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Ma anche i crochi.

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E le Genziane.
DSC_5094.JPG
La stradina nel bosco prosegue attraversando alcune zone paludose.
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E dopo 20 minuti eccoci giunti all’inizio della discesa nel Bletterbach.
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Facciamo alcuni passi e già notiamo enormi pareti nell’altro versante, con evidenti strati geologici.
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Continuiamo a scendere.
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Le indicazioni sono chiarissime.
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Alcuni passaggi sono molto spettacolari ma non pericolosi.
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Ecco l’inizio del canion sotto di noi. Là sotto ci sono due ricercatori intenti a studiare le rocce.
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Ancora pochi passi…
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Ed eccoci nel fondo del canion. Purtroppo l’acqua del Bletterbach è limacciosa, forse frutto della neve che ancora si scioglie a monte e smuove la terra.
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Proseguiamo lungo il canion e subito ci troviamo circondati da pareti di porfido risalenti a quasi 300 milioni di anni fa. Manca ancora molto all’avvento dei dinosauri.
Quando questi strati di materiale si depositarono, non esistevano nè boschi, nè monti nè valli. Solo una distesa di terra spaccata da voragini piene di lava eruttante.
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Una lieve cascatella inumidisce un’intera parete di roccia sulla nostra destra.
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Proseguiamo ancora. Ogni passo in avanti nel canion è un balzo in avanti nel tempo.
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Ecco una cascatella che superiamo alla sinistra con facilità.
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Qui l’acqua ha scavato degli scivoli liscissimi.
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Dopo la cascata si entra in un altro ambiente.
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Qui la roccia predominante non è più il porfido, ma il prodotto della sua erosione: l’arenaria della Val Gardena.
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E l’erosione è continua anche al giorno d’oggi. Qui c’è una fanghiglia inconsistente che scorre dentro l’acqua. Sembra Limo.
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Non è difficile osservare in questi luoghi intere rocce composte da sabbia e detriti cementati, ma anche piccoli organismi e conchiglie, oltre che fossili di foglie, rami, spore, ecc..
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Proseguiamo ancora, non manca molto alla fine del canion che in questo punto è molto largo. Le pareti si innalzano ancora e nella loro parte superiore hanno una composizione che preannuncia un ennesimo salto nel tempo.
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Siamo alla fine del Paleozoico circa 250 milioni di anni fa, quando il mare inizia a penetrare con maggior decisione nel territorio altoatesino. Si forma così un ambiente di bassi fondali
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punteggiato di lagune azzurrissime che nei periodi più caldi lasciavano spazio a spettacolari distese di gesso e salgemma, oggi evidenziate nelle venature bianche delle pareti. Eccone un esempio su una roccia presa per terra. DSC_5009.JPG
Ma il vero padrone di questo tempo è il Bellerophon, un gasteropode diffusosi a tal punto da dare il nome anche alle rocce del periodo.
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Assieme a lui c’erano naturalmente pesci, coralli, spugne e ricci di mare preistorici, incrementando con la loro fossilizzazione le maestose bancate calcaree che vediamo. 
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Ancora più su si nota l’annuncio di una nuova era, quella dei dinosauri: il Triassico.
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Il colore della roccia si fa diverso, tingendosi di un verde tenue, si tratta della formazione di Werfen, depositatasi tra 245 e 235 milioni di anni fa. E’ il chiaro indizio che il mare prende piede, si fa più profondo cancellando il precedente ambiente lagunare. Così, mentre in altre zone del pianeta i rettili diventano padroni assoluti, l’Alto Adige si trasforma in una specie di paradiso tropicale fatto di atolli corallini degni di un depliant pubblicitario.
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Giungiamo in fondo al canion e troviamo una sorpresa ad attenderci. Una frana, probabilmente caduta da alcune settimane, ha completamente sradicato dalla roccia la scala metallica alta oltre 20 metri che permetteva di uscire dal Bletterbach.

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Ecco una serie di scalini accartocciati dalla forza della natura.

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E così ci toccherà tornare indietro ripercorrendo di nuovo tutto il canion. Peccato perchè alla fine della scala avremmo potuto vedere l’ultimo periodo storico descritto e documentato nel Bletterbach: quello dei dinosauri. Enormi bancate di corallo testimoniano quest’era risalente a 220 milioni di anni fa. Qui tra il greto del torrente troviamo blocchi biancastri costituiti da una roccia chiamata Dolomia del Serla. Lo strato di questo tipo di roccia è veramente grande, tanto da formare l’intera montagna che sta 800 metri più sopra: il Corno Bianco. Giriamo i tacchi con un pò di delusione e ci mettiamo a cercare alcuni reperti fossili tra i tantissimi tipi di roccia che troviamo a terra. Ecco un sasso con incastrato dentro sè un legnetto carbonizzato.

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Ecco altro legno incastrato tra gli strati rocciosi.

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E qui, stacchi netti di varia tipologia di roccia. Eccezionale.

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Faccio altri scatti sopra la mia testa. I colori sono micidiali.

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Questo è il Butterloch, l’enorme catino conclusivo del canion Alto atesino.

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Velocemente risaliamo il canion e torniamo verso la partenza.

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Si sale.

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Nel bosco scorgiamo un albero ciclopico che all’andata non avevamo visto.

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Avrà un’altezza vicino ai 40 metri. Non se ne vede la fine!

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Ecco Marco vicino al bestio. Ora potete rendervi conto della sua grandezza.

DSC_5099.JPGVista la mezza delusione della parte finale dell’escursione, ci scegliamo un bel prato assolato per il divorare ottimi panini con lo speck. La pancia brontola! La vista, guarda caso, è sul Corno Bianco e sulla parte finale del Bletterbach. Lo vedete sulla sinistra?

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Ecco una bella panca con tavolo all’ombra di un gruppo di larici. Direi che è perfetto!

DSC_5123.JPGDopo il pranzo, c’è il tempo di prendere un po’ di sole e ammirare il panorama in una pace totale. Il prato è disseminato dai fiori gialli di Tarassaco.
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Ecco il Corno Nero dal lato Nord. La neve ancora non se n’è andata.
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Il tempo di salutare le ultime genziane nei prati,
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questi deliziosi fiorellini
DSC_5125.JPGe i vitellini curiosi, e l’escursione si è purtroppo conclusa.

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Spero vi siate divertiti.  Alla prossima avventura!