Il giro del lago di Braies (parte 1)
Arriva il tanto atteso fotoracconto dell’escursione fatta ieri al lago di Braies. Ho scattato un totale di 380 immagini in un ambiente favoloso. Avrete spesso la sensazione di un perfetto mix tra gli elementi del mare e quelli dell’alta montagna. Questa meraviglia naturale, dominata in tutto e per tutto dalla Croda del Bec, è veramente un gioiello che va visto almeno una volta in estate e una in inverno, ne vale la pena. Le condizioni di luce dal punto di vista fotografico erano complicate. Il lago si trova in una conca e spesso si ha a che fare con fortissime differenze di illuminazione che mettono in crisi qualsiasi macchina fotografica. Bisogna esser bravi a scegliere bene l’inquadratura e ad equilibrare le cose. E se proprio non ci si riesce, c’è Photoshop che potrà schiarire alcune zone. Ora si parte con il racconto.
Sono le 6.35 quando esco di casa. Il cielo è completamente terso ma ci sono 5 gradi! Ecco il mio paesello ancora addormentato. Là in fondo, le Pale di San Martino.
Entro in autostrada e la percorro fino all’uscita di Bressanone.
Poi mi infilo nella statale 49 che percorre la Val Pusteria. Un bel giro dell’Oca per giungere in zona Braies, perché come vedete, il Parco naturale di Fanes-Sennes-Braies, è molto vasto (il più grande dell’Alto Adige), e rende accessibile il lago solo arrivandoci dall’alto. In alternativa sarei dovuto passare per la Val Badia, ma in termini di tempo ci avrei impiegato 30 minuti in più.
In Val pusteria (che conosco poco), ho notato, questo rudere di una vecchia fortezza,
molti paesi immersi nel verde e nella pace assoluta e tanti pratoni soleggiati
Dopo essermi fermato ad acquistare un fantastico panino con speck nella panetteria di Ferrara (nulla c’entra con la città degli Estensi), sono arrivato in prossimità di Braies. Me ne sono reso conto perché dalla strada ho subito riconosciut la Croda del Bec.
Dopo aver parcheggiato in uno dei 3 parcheggi a pagamento (dai 4 ai 5 euro), ho fatto solo 200 metri a piedi prima di arrivare nei pressi del lago.
Davanti a me, come a nascondere ad occhi indiscreti la visione del lago, si ergeva l’hotel Pragserwildsee, mastodontica struttura che però ben si armonizza col paesaggio circostante. Quest’albergo è veramente storico: pensate, è stato costruito nel 1899 ed è stato teatro di uno degli ultimi episodi della seconda guerra mondiale. Aggiro l’albergo e mi avvicino alle sponde del lago. Qui siamo a circa 1520 metri d’altezza e infatti alle 9 di mattina la temperatura è ancora piuttosto freddina (9 gradi).
Questa è la prima immagine che ho del lago di Braies. Questo stupendo specchio d’acqua è lungo 1,2 km e largo al massimo 400 metri ed è uno dei laghi più profondi della zona: ben 36 metri di quota massima. Le sue acque sono abbastanza inavvicinabili dal punto di vista balneazione, infatti la temperatura si aggira intorno ai 18° in estate, figurarsi nelle altre stagioni.
Questo è il famoso pontile per il noleggio delle barche. Famoso perché si è visto tantissime volte nella serie TV “Un passo dal cielo” con Terence Hill girata qui nell’aprile del 2010. Il pontile era lo studio e la casa del forestale Pietro, interpretato appunto da Terence Hill.
Tutta la serie è stata girata interamente qui, dentro il capanno delle barche, nell’Hotel Pragseerwildsee, e a San Candido. Ecco di cosa parlo:
Nella primavera del 2012 dovrebbero iniziare le riprese della seconda serie che sarà ambientata sempre qui. Ma continuiamo con il mio racconto. La visione migliore del lago è sicuramente quella di partenza, con la maestosità della Croda del Bec a fare da sfondo a questo bellissimo specchio d’acqua. I contrasti tra i colori tenui della roccia, il verde lussureggiante e l’acqua, creano un quadretto irresistibile a qualsiasi macchina digitale giaccia nelle tasche del suo proprietario. Ma come vi dicevo prima, fotografare qui non è così semplice come possa sembrare.
Apriamo una veloce parentesi tecnica fotografica. Il rischio è di sovraesporre la montagna e il cielo, o di sotto esporre il bosco o le parti in ombra. Vediamo in pratica di cosa parlo. Quest’immagine è un buon compromesso, però le montagne e le nuvole sono sovraesposte anche se di poco.
La voglia è quindi di sottoesporre così:
La montagna ora è più brillante, esposta correttamente e definita, e anche il cielo è più saturo, ma abbiamo delle zone di immagine quasi completamente nere. E ciò non va bene. Stesso problema con immagini tipo questa:
E’ praticamente impossibile per una macchina fotografica esporre correttamente tutte le zone interessate. E allora si sottoespone (sicuramente preferibile alla sovraesposizione) e si schiariscono le zone scure con Photoshop, così:
Chiusa la parentesi tecnica, continuiamo con la storia. Decido sin da subito di camminare lungo il lago nella sua parte in ombra, in modo da avere la parte al sole a disposizione e di conseguenza non avere il sole negli occhi. Guardando il lago con di fronte la Croda del Bec, il sole sorge alla sua sinistra e tramonta a destra.
inizio la mia escursione in piano assoluto e con poca gente intorno a me. Intorno al lago c’è un comodissimo sentiero che per lunghi tratti si potrebbe fare anche in bici. Eccolo ben visibile a destra nella foto qui sotto.
Mi sto avvicinando all’unica insenatura che il lago forma. Eccola visibile nella parte alta di questa immagine.
Qui le acque sono quasi immobili.
Può sembrare un fattore di poca importanza, ma quando si fotografano specchi d’acqua, è fondamentale che la sua superficie sia calma, altrimenti i riflessi saranno poco visibili se non addirittura non riproducibili. Qui nell’ansa i riflessi sono perfetti. Là in fondo già vedete che l’acqua è increspata dal vento.
La fine dell’insenatura. Non molto scenografica, eh?
Proseguo. La macchina fotografica punta solo da quella parte, e fa bene!
ma anche di fianco a me ci sono effetti interessanti. Ecco una riflessione quasi ipnotica.
Il sentiero inizia a sollevarsi rispetto al lago.
Questa è la sponda su cui sono appena passato.
Qui si vede la chiesetta dell’albergo e il pontile delle barche.
Davanti a me svetta la Croda dal Bec. La vedete lassù la croce a 2810 metri?
I segni del tempo. Che spettacolo!
Più di mille metri di parete a strapiombo sul lago. Incredibile!
Uno scatto in stile “bei tempi andati”
Finisce qui la prima parte del fotoracconto, ma non smettete di seguirmi perché le prossime foto saranno spettacolari e non si limiteranno al giro del lago. A prestissimo!
Qui la seconda parte.