Ai piedi del Sass de Putia (2)
Qui la prima parte.
Sono presso Col Costacia, sulla cresta che delimita il lato sud dal lato nord del Sass de Putia. Il mio percorso dovrebbe proseguire verso nord, ma la neve, ancora abbondante, mi impedisce di andare oltre, senza contare che non ho molto tempo a mia disposizione.
Quindi, mio malgrado, sono costretto a cambiare programma, che, lo ricordo, prevedeva la circumnavigazione completa del Sass de Putia. Qui sotto potete osservare bene vari percorsi: il rosso è quello che ho seguito come da programma fino al punto visibile nella foto qui sopra. Il verde è come sarebbe dovuta proseguire l’escursione. L’azzurro è quello che invece ho fatto in seguito.
Tra l’altro sul lato nord e quello ovest del Sass, avrei trovato sicuramente tanta neve, soprattutto dentro il canalone che culminava nella Forcella de Putia, segnato tra le parentesi viola qui sotto.
Ora che i piani sono cambiati, mi posso anche stravaccare perché penso che gironzolerò qui intorno fino all’ora di pranzo. Volgo lo sguardo oltre lo scollinamento, in direzione Passo delle Erbe, ed in effetti vedo molta neve.
Continuo a guardarmi attorno e scorgo altre bianche Pulsantille, che in realtà si chiamano Pulsantilla Vernalis o volgarmente detta Anemone primaverile, anche se un Anemone non è.
Questo fiore che fa parte della grande famiglia delle ranuncolacee, sboccia tra i 1200 e i 3000 metri su tutto l’arco alpino nel periodo da aprile a luglio, e comunque appena la neve sparisce dal suolo. E’ tossica e protetta. Eccone un gruppo che sta per sbocciare. La loro stagione è proprio appena iniziata.
Mi rilasso per 5 minuti scaldato dal sole e poi riparto. Decido di stare sulla cresta che punta alla cima del Sass e salire un po’. Sono fuori sentiero ma qui non c’è proprio pericolo. Cammino in salita tra cirmoli, ginepri ed eriche in fiore.
Alla mia destra lo sguardo spazia verso l’Alto Adige e le montagne austriache.
Io procedo nei pratoni in cresta. Le folate di vento rompono un po’ le scatole. Per mangiare dovrò trovare riparo.
Oltre la cresta sulla mia destra c’è un bel salto!
C’è parecchia neve e anche delle slavine cadute dal versante nord del Sass de Putia.
Le condizioni ambientali da queste parti sono particolarmente estreme per la vegetazione e alcuni vecchi alberi sono qui a testimoniarlo.
Mi avvicino. Tocco il nostro amico secolare ormai morto. Chissà quante ne ha viste lui…
Proseguo evitando accuratamente i blocchi nevosi.
Ora ho davanti a me una bella salitona ciclopica, se voglio proseguire in cresta.
Cammino ancora tra i cirmoli, così flessibili e profumati.
A guardarli, sembra che il rigido inverno non sia neppure passato di qui.
Eccomi al super salitone. Lo affronterò dritto per dritto.
E’ la parte più faticosa di tutta la giornata ma lassù vedo la fine. Ci siamo.
Arrivato in cima al protone, mi stravacco per terra e respiro a pieni polmoni.
Siamo solo io e la natura e cerco di prendere confidenza con essa. Mi comporto come se fossi nel divano di casa mia: rotolo, mi sdraio completamente, mi lascio andare, annuso, tocco l’erba, mi lascio avvolgere da tutto questo, fino ad entrare in simbiosi con quello che mi circonda. E’ il mio modo per sentirmi a mio agio e per sentire i luoghi che visito, fisicamente miei. E’ come se abbracciassi la montagna e lei si facesse abbracciare. E piano piano ogni filo d’erba diventa tuo, ogni fiore ti appartiene, la roccia ti chiama, la natura ti ama. Momenti di intimità che solo con la solitudine di un’escursione puoi cercare di provare. Nella foto qui sopra sono intento a contemplare il Sass dla Crusc, avvicinato appena un mesetto fa in un’altra escursione.
Mi rialzo un po’ inebriato e riprendo a salire. Vorrei arrivare a quelle gugliette alla destra del Sass. (panorama ingrandibile).
Più su vado e più la neve aumenta.
Seguo un recinto fatto per le mucche, per evitare che volino giù dall’altra parte.
Alcuni scorci diventano prettamente invernali.
Eccomi arrivato alle gugliette.
Sono a circa 2500 metri d’altezza e dalla temperatura delle folate di vento, si sente tutta.
Il mio orologio fa le 12.15. Direi che è ora di mangiare. Qui sicuramente non sto: troppo vento. Vorrei sdraiarmi al tepore del sole e al riparo dal vento. Scendo un po’ di quota. Arrivo in una zona dove la roccia affiora a spuntoni dall’erba. Qui direi che non è il caso di sostare. Sarebbe un po’ scomodo.
Trovo una paretina di roccia alta circa due metri che fa al caso mio. Sono protetto dai venti che arrivano da nord, al sole e con vista sul Sass de Putia.
Ho una fame da lupi e già sento l’odore del pane fresco che arriva dallo zaino! Tempo 3 minuti ed è tutto apparecchiato.
Questo è dedicato a voi. Dovreste sentire che gusto ha sto speck a questa altitudine e con quest’aria frizzantina.
Non è da meno neppure la mia Pink lady. Croccosa e buonissima.
Dopo pranzo mi appisolo un attimo, giusto il tempo di ricaricarmi. Sopra la mia testa, rocce chiare e cieli blu.
E’ ora di tornare verso la macchina, purtroppo. Inizio a scendere per pratoni. Sulla mia sinistra la Val Badia con il maestoso Sass dla Crusc e i prati dell’Armentara ai suoi piedi.
Qui le rocce sembrano di carta crespa. L’erosione di acqua, ghiaccio e vento ha lavorato per secoli per ridurle così.
Ci sono fessurazioni ovunque.
Balzellon balzelloni, scendo per pratoni in cerca della strada che mi riporterà alla macchina.
Altra zona dove le rocce danno spettacolo.
Ritrovo ancora esemplari di Pulsantille Vernalis.
Ce né una devastazione!
Ad un certo punto faccio fatica a non calpestarli.
I pratoni davanti a me son ripidissimi.
Ecco la mia stradina che mi aspetta.
Una volta arrivato alla strada, prendo delle gran scorciatoie tra i prati. Si fa più fatica per colpa della pendenza, ma si risparmia tempo.
I rami flessibili dei larici sono ancora dormienti. Prima di veder sbucare i suoi morbidi aghetti verde chiaro, bisognerà attendere almeno 15-20 giorni.
Lo speck mi ha fatto venire una sete pazzesca. Se poi la visione di una fontana mi stuzzica ancora di più, è inevitabile dare l’assalto all’acqua fresca.
Ne approfitto in abbondanza, tanto nessuno mi presenterà il conto alla fine.
Mentre scendo tra queste baite penso a come viviamo ammassati nelle nostre città e mi viene da sorridere. Se l’uomo e le sue abitudini, non fossero così incompatibili con la natura, vivere sparpagliati tra i boschi e questi pratoni, sarebbe meraviglioso.
Mi ripeto ancora che qui devo assolutamente tornarci a metà ottobre. Sarà tutto giallo oro!
Chiare fresche acque.
Sono quasi arrivato. Qui i prati sono nuovamente verdini e il contrasto con le cime ancora innevate è molto suggestivo.
Molti scorci sono da cartolina. Vorrei avere questi scatti anche in versione estiva e invernale, con 2 metri di neve.
Dietro di me saluto il Sass de Putia. Con lui l’appuntamento è per giugno-luglio, quando la metà sarà la sua cima.
E riecco la civiltà. Quel piccolo trattorino rosso mi ricorda che non sono solo su questo pianeta!
Ultimi scatti prima di salire in auto. Il Sass dla Crusc con i crochi primaverili visti anche questa mattina.
Un ultima sorsata d’acqua alla fontana di legno…
E si risale in auto. Riecco Longiarù.
Se volete dargli una sbirciatina ogni tanto, qui c’è una bellissima webcam molto panoramica.
Si torna a casa, ma prima di disfare lo zaino e rilassarsi, ancora qualche scatto sulla strada del ritorno. Qui siamo dietro il massiccio del Sella, in zona Passo Gardena. Questi sono i bastioni del Sella.
Il gruppo del Cir, sempre sul Passo Gardena.
Il Pordoi, sul passo Sella.
Il ghiacciaio della Marmolada. A destra, il Gran Vernel.
Iniziano i tornanti che scendono a Canazei.
Il Pordoi in tutto il suo splendore.
E con questa immagine si conclude qui questa ennesima escursione dolomitica. Spero vi siate divertiti anche se il percorso non è stato dei più esaltanti. La prossima escursione verrà fatta quando la natura si sveglierà del tutto e la neve avrà lasciato il posto ai verdi prati. Purtroppo l’appuntamento col Sass de Putia è rimandato, ma ora ho un idea più chiara di ciò che mi attende.
Ecco il percorso fatto a piedi. 11.2 km totali per un dislivello di 780 metri.