Alla baita Segantini (3)
Qui la prima parte. Qui la seconda.
Dopo tanto faticare su e giù per le colline innevate intorno alla Baita Segantini, mi merito una bella sosta mangereccia. Il problema è che qui è tutto coperto di neve. Quindi mi invento un cuccio dove potermi sedere. Dopo cinque minuti di lavoro ecco cosa ricavo.
Bene, sono pronto per estrarre le cose dallo zaino. Fondamentale è non bagnarsi e non prendere freddo inutilmente. Stendo il mio fidato impermeabile e tiro fuori le cibaglie.
Oggi abbiamo focaccia e speck
Bibita
Krapfen
e mela conclusiva (rigorosamente del mio giardino).
Mentre mangio mi scaldo al sole e mi godo il mega panorama che ho davanti.
Alla mia destra, altre nuvole come quella di questa mattina, stanno scavallando la sella sotto il Cimone.
Ammiro le cime innevate con lo zoom.
Alla Segantini è ancora il deserto. Dopo mangiato decido di scendere verso la Baita. Devo trovare la giusta collocazione per il tramonto. Sono le 13.50. Il tramonto inizia alle 16.15 circa.
Ora il sole è girato più verso ovest e le Pale iniziano ad essere molto più illuminate.
Questa è la strada che dovrò fare per tornare alla macchina. Il gatto delle nevi l’ha battuta e sarà molto più semplice percorrerla.
Ecco, questa sarà grosso modo l’inquadratura per il tramonto di oggi. Direi che ci sono tutti gli elementi che volevo.
Siccome manca ancora molto tempo al fatidico momento, decido di fare un’altro giro nei dintorni. Arrivano anche altri fotografi che come me vogliono immortalare il tramonto sulle Pale.
Faccio il giro del laghetto per cercare scorci interessanti.
Certo che questa baita è stata costruita proprio in un posto favoloso.
A proposito, grazie a Massimo, un lettore di Squarciomomo, posso raccontarvi la storia di questa baita in breve e del perché abbia questo nome.
Baita Segantini la Capanna Cervino e Alfredo Paluselli, cosa accomuna queste due rifugi delle dolomiti e questo signore poco conosciuto? Nel 1900 a Ziano di Fiemme nasce Alfredo Paluselli. Quando la famiglia emigra in Svizzera lui ha la possibilità di imparare il tedesco e il francese, poi ritorna in Val di Fiemme prima di andare a lavorare a Genova, da dove s’imbarca clandestinamente per l’America. Scoperto, lavora come mozzo e fra mille peripezie arriva a New Orleans, dove ha modo di approfondire gli studi artistici e imparare l’inglese.
Tornato in Europa, dapprima in Svizzera poi a Milano, lavora come traduttore prima di tornare in Val di Fassa dove importa gli sport appresi in America fondando una squadra di atletica. Qui inizia anche a scrivere, disegnare e scolpire mentre diventa prima guida alpina e poi, nel 1934, uno dei primi maestri di sci d’Italia.
Sempre insoddisfatto e alla continua ricerca di sé, si trasferisce a Passo Rolle dove dopo avervi tracciato e costruito la strada che attraversa il passo Costazza arriva fino in Val Venegia. Successivamente costruisce la Capanna Cervino e fonda la prima scuola di sci delle Dolomiti assieme alla moglie Lina iniziando ad accogliere turisti e viandanti. Innovatore come sempre, è il primo ad offrire pacchetti alloggio e corso di sci. Sviluppa nuove piste e discese attraverso i boschi e idea impianti innovativi, ma è sempre più attratto dal Cimon della Pala. Nel 1936, costruisce quindi una baita nel passo Costazza e l’intitola a Giovanni Segantini, famoso pittore Trentino che tanto ammirava.
Questa sarà la sua casa definitiva dove dopo tanto peregrinare trova il suo equilibrio. Insofferente all’ipocrisia e alla superficialità degli uomini, tratta con durezza chiunque ostenti o si atteggi, ma oltre a essere un profondo conoscitore delle montagne che lo circondano è anche un uomo schietto ed intelligente ed è per questo che fra le moltissime persone attratte dalla bellezza del luogo, anche alcuni uomini illustri frequentano la sua baita: da Alcide De Gasperi ad Aldo Moro, da Leopoldo del Belgio a Papa Giovanni.
Da qui non vi si allontana più se non per pochi giorni o per le sue immancabili scalate. In quelle circostanze lascia aperta la sua baita con un semplice biglietto: “Entrate, bevete, pagate”
Alla Baita Segantini visse gli ultimi 35 anni della sua vita, circondato dalle cose che più amava. Vi passò anche l’inverno del 1950-’51 anno in cui, grazie a nevicate memorabili, Passo Rolle venne sommerso da 27 metri di neve!
Indebolito e affaticato dalla dura vita di montagna, decise di scendere in paese a Ziano in Val di Fiemme, ma riuscì a trattenervisi solo 5 giorni, data la sua insofferenza alla superficialità delle gente di paese, all’ingordigia delle persone e al forte richiamo della sua creatura più famosa, la Baita Segantini.
Oggi nei pressi della stessa Baita e del suo laghetto, si può scorgere il busto in bronzo di Alfredo intento ad ammirare Cima Vezzana e il Cimon della Pala, montagne rimaste sempre nel suo cuore.
Veramente molto affascinante questa storia, e nel frattempo vi sarete accorti che il tramonto al Passo Rolle si sta rapidamente avvicinando. Ecco una panoramica delle Pale alle 15.30.
Torno in zona Segantini e la luce ormai è rossastra. Le ombre sono molto lunghe.
Ecco la mia postazione per il tramonto. Altri fotografi si appostano altrove.
Nell’attesa mi mangio un sano spuntino.
Che colori! Che panorama!
Dovrò aggiungere per forza un’altra puntata, perché il materiale è ancora un bel po. A domani per la conclusione del racconto.