10 km nel buio
Con il cambio dell’ora, correre la sera dopo il lavoro è diventato un po’ inquietante, visto che i miei soliti dieci km prevedono passaggi tra campi completamente bui e zone di pre-bosco lontane dalle abitazioni dove non si vede ad un palmo. Ieri sera c’erano 11 gradi quando sono partito (18.20) e già era buio pesto. Con la pila frontale in mano e Tiziano Ferro nelle orecchie, ho iniziato la mia sessione di corsa tra le poche vie del mio paesello. Per strada quasi nessuno, le montagne che circondano l’orizzonte, il profumo della legna bruciata che esce dai camini, e l’aroma stuzzicante delle decine di cene in preparazione nelle case. Dopo un km il mio corpo entra in temperatura, l’app di Nike+ mi avvisa che ho una media poco sotto i 6 minuti al km, la mia solita andatura, calibrata perfettamente per fare 10 km in un’ora giusta. Ed è grosso modo a questo punto che solitamente entro in uno stato di semi-coscienza, dove la mia testa elabora pensieri strettamente influenzati dalla musica che sento. Molti runner ascoltano playlist molto ritmate, con i drums che scandiscono il passo. A me succede l’opposto: amo le musiche evocative, rilassanti, che ti sollevano da terra e mentre corri ti portano via. E sono “andato via” anche ieri sera, soprattutto quando, percorse le ultime vie illuminate dai lampioni gialli, sono entrato nel buio e la mia pila danzante illuminava solamente un piccolo cono di strada davanti ai miei piedi. A quel punto la sensazione di solitudine è aumentata a dismisura. Ci sei solo tu e la tua fatica, il tuo sudore, le tue gambe che falcata dopo falcata ti portano lontano. Sto sudando, non sento il mio respiro perchè la musica lo copre e non sento neppure i rumori del mondo che mi circonda, fatta eccezione per le auto che arrivano nella mia direzione. In questo modo gli odori che attraverso lungo il mio percorso, si fanno più intensi, ne posso percepire le più piccole sfumature, e raccontano dettagliatamente quello che sta avvenendo intorno a me. La legna tagliata di fresco, il bosco, l’erba umida, le bestie che pascolano… Il senso di isolamento si fa più acuto, quando al quarto km entro nella ciclabile che si allontana da tutte le abitazioni e si immerge nella completa oscurità. Una nebbiolina alta fino alla mia coscia accentua lo stato di inquietudine. Corro e mi concentro solo sulla strada. La riga bianca sotto i piedi illuminata dalla mia piccola luce scorre sempre alla stessa velocità. Ora sono circondato completamente dalle tenebre. Le case sono lontanissime e sento forte l’odore del letame appena sparpagliato sui campi. Ancora più avanti vedo gli occhi luminosi delle mucche che mi fissano immobili nella notte. Riabbasso lo sguardo e fisso la riga bianca che scorre. Mi concentro sulle parole di Tiziano. Solo su quelle… E’ incredibile, e me ne accorgo solo ora, come eviti sapientemente le coniugazioni al femminile o al maschile delle strofe nelle canzoni. Ascolto Ferro da tanto tempo, da molto prima che svelasse al mondo intero di essere omosessuale. Ma se mi fossi messo a sentire bene le sue canzoni, a leggerne tra le righe, mi sarei accorto delle sue chiare esternazioni, della sua sofferenza, del suo stato di incompreso… Ecco il testo di “L’amore è una cosa semplice”. Fate caso ai testi impersonali (ne al femminile ne al maschile).
Ho un segreto Ognuno ne ha sempre uno dentro. Ognuno lo ha scelto o l’ha spento. Ognuno volendo e soffrendo E nutro un dubbio non sarà mai mai mai inutile ascoltarne l’eco consultarlo in segreto ed è l’estate che torna sembrava lontana o tutto è più triste oppure resiste quello sguardo da oltraggio che insinua Ti verrò a prendere con le mie mani Sarò quello che non ti aspettavi Sarò quel vento che ti porti dentro E quel destino che nessuno ha mai scelto E poi l’amore è una cosa semplice e adesso..adesso adesso te lo dimostrerò
Questo sono io E sono io nell’attimo in cui ho deciso Che so farti ridere ma mai per caso Sono io se ritorno e se poi vado Questa è la mia gente Sono le mie strade e le mie facce I ponti che portano a quando ero bambino Bruciando ricordi Ed essendo sincero Rimango presente Ma non sono come ero E quella voglia di dirti ridendo Ti verrò a prendere con le mie mani Sarò quello che non ti aspettavi Sarò quel vento che ti porti dentro E quel destino che nessuno ha mai scelto E poi l’amore è una cosa semplice e adesso..adesso adesso te lo dimostrerò Amore mio, prendi le mie mani ancora e ancora, come chi parte e non saprà mai se ritorna. Ricorda, sei meglio di ogni giorno triste, dell’amarezza, di ogni lacrima, della guerra con la tristezza. Tu sei il mio cielo. Si sei il mio cielo Ti verrò a prendere con le mie mani Sarò quello che non ti aspettavi Sarò quel vento che ti porti dentro E quel destino che nessuno ha mai scelto E poi l’amore è una cosa semplice e adesso..adesso adesso te lo dimostrerò
Questo brano è relativamente recente, ma anche pezzi più datati hanno le stesse caratteristiche. Ecco quello di “E fuori è buio”, canzone di 7 anni fa.
Ti ricorderò in ogni gesto più imperfetto Ogni sogno perso e ritrovato in un cassetto In quelle giornate che passavano in un’ ora E la tenerezza i tuoi capelli e le lenzuola E no, non piangere che non sopporto le tue lacrime Non ci riuscirò mai Perché se sei felice Ogni sorriso è oro E nella lontananza perdonandoti ti imploro E parlerà di te È solo che
Che quando non ritorni ed è già tardi e fuori è buio Non c’è una soluzione questa casa sa di te E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio E ad ogni sguardo esterno perdo l’interesse E questo fa paura Tanta paura Paura di star bene Di scegliere e sbagliare Ma ciò che mi fa stare bene sei tu amore
Ho collezionato esperienze da giganti Ho collezionato figuracce e figuranti Ho passato tanti anni in una gabbia d’ oro Si forse bellissimo, ma sempre in gabbia ero ora dipenderò sempre dalla tua allegria Che dipenderà sempre solo dalla mia Che parlerà di te E parlerà di te È solo che
Che quando non ritorni ed è già tardi e fuori è buio Non c’è una soluzione questa casa sa di te E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio E ad ogni sguardo esterno perdo l’interesse e tanto ti amo che per quegli occhi dolci posso solo stare male e quelle labbra prenderle e poi baciarle al sole perché so quanto fa male la mancanza di un sorriso quando allontanandoci sparisce dal tuo viso e fa paura tanta paura paura di star bene di scegliere e sbagliare ma ciò che mi fa stare bene ora sei tu amore e fuori è buio ma ci sei tu amore e fuori è buio
Mentre finisco di ascoltare “E fuori è buio”, arrivo a metà del mio percorso (5° km), che coincide con la fine del lungo e buissimo rettilineo della ciclabile, non molto larga ma perfettamente asfaltata. Percorro una stretta curva a U e torno indietro, verso casa. Ho davanti a me 1000 metri di oscurità e la continua e stupida sensazione che qualcuno all’improvviso afferri le mie spalle e mi prenda. Evito di voltarmi ad illuminare la strada appena percorsa e proseguo. La mia testa ripiomba nella musica di Tiziano. In questo modo sento anche meno la fatica, non mi accorgo quasi di correre. E’ difficile entrare in questo stato, e in effetti non ci riesco sempre. Se ce la voglio fare, devo dedicarmi a pensieri piuttosto impegnativi. La mia mente spazia nel passato, nel presente e nel futuro indistintamente, trasformando ogni sessione di corsa in una seduta psico-analitica personale. Intorno ai 2-3 km dalla fine del percorso, mi sento come se avessi ricaricato le pile. Sono pronto per rientrare a casa con un nuovo spirito, più efficace e incisivo sulle cose della vita. Mi sento una persona oserei dire “nuova”, più matura e anche… molto più sudata rispetto ad un’ora fa. Stanco ma soddisfatto, entro in casa, stacco l’iPhone e mi infilo in doccia. Ora ho solo pensieri per i miei muscoli provati. Andate a correre, gente. vi fa bene. Possibilmente non al buio.