Lavaredo! (5)

Settembre 27, 2013 0 Di Momo

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Qui la prima parte, seconda, terza e quarta.
Sto camminando al buio con passo super felpato tra i letti a castello del rifugio Locatelli. Fortunatamente la luna là fuori fa chiaro fin dentro al rifugio, passando dalle finestrelle al terzo piano. I letti che supero sembrano “non abitati” perché non sento nessun rumore. Eppure so che il rifugio è al completo. Arrivo alla stanzetta dove è presente il mio letto, entro. La porta cigola. E che cazz! Speriamo non mi maledica nessuno. Arrivo al mio letto. Vedo la sagoma del tipo sotto di me che dorme. Si muove. Ora mi chiedo: come stracavolo faccio a prepararmi per dormire senza fare rumore? Impossibile. A meno che io non mi tolga lo zaino dalle spalle piano piano, mi sfili la giacca e mi metta a letto così come sono. E alla fine è quello che faccio! Intorno a me dovrebbero esserci circa 8-9 persone che dormono, non le vedo ma sono sicuro che ci sono. E devo cercare di salire sul letto a castello senza svegliarli. Mi prendo le cose più preziose, come il portafogli, l’iPhone e anche la frontale e me le porto su raggruppate marsupio accanto a me. Salgo non senza fatica (la scaletta dov’è???), devo stare attento a non sbattere la testa. Vi ricordo che il letto è questo con il sacco a pelo.
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Riesco a sdraiarmi ma sono scomodissimo, tutto storto e sono un po’ stretto. Ho delle coperte sotto i piedi che mi fanno stare in posizione ospedaliera e ho caldo, visto che mi sono lasciato indosso anche le calze! Il tipo sotto di me si muove, mentre lo fa, il letto dondola non poco. Mi sa che non dormirò un cacchio stanotte. Resto fermo per dieci minuti e penso al mio iPhone che mi ha abbandonato. Come faccio a svegliarmi alle 5? Non siamo in un albergo a 4 stelle dove puoi chiamare il servizio in camera. Sbircio la stanza se per caso ci sia un orologio appeso alle pareti. Nulla. Non vedo nulla. Accendo la frontale comprendola parzialmente con le mani per non fare troppa luce. Non c’è nessun orologio. Prendo l’iPhone in mano e provo ad accenderlo, chissà mai che qualche miracolo… Di colpo vedo la melina bianca sullo schermo che illumina la mia faccia. Incredibile, è vivo!!!! Attendo ancora un istante e compare la schermata principale. Guardo la batteria: 24%! Ma allora sei ancora tra noi, caro il mio piccolo e prezioso iPhone! Forse la carica mi durerà fino a domani mattina e potrò svegliarmi senza problemi. Dev’essere proprio stata l’esposizione al freddo a far azzerare la carica, comunque nonostante questo e una volta riscaldato con il mio corpicino, ne è rimasta a sufficienza per fare la notte, forse. Sono le 22.35 e devo cercare di dormire. Punto la sveglia dell’iPhone alle 5.10 e mi rilasso. Il letto è veramente stretto. So di essere un po’ difficile con le dinamiche lettiere, soprattutto per il cuscino, ma qui che non va è il fatto che sono vestito, che il sacco a pelo è piccolo, che ho i piedi rialzati, che mi sento la faccia incartapecorita, ecc…
Durante tutta la notte riuscirò a dormire solo per pochi momenti. Vedrò l’ora sull’iPhone alle 23.20, alle 00.38, all’1.40, alle 2.20 (quando inizierò ad aver freddo e mi coprirò), alle 3.30 e poi riuscirò a dormire per un po’ fino a quando alle 5.10 mi suona la sveglia dell’iPhone. Alla velocità delle luce cerco di aprire la cerniera della tasca dei pantaloni per spegnere Arpa (suoneria dell’iPhone) il più velocemente possibile. Sento alcuni che si muovono. Oh, io sono un fotografo e mi devo alzare adesso, chiaro? Scendo dal letto e non vedo l’ora di uscire da questo incubo. Raccatto zaino, giacca e sacco a pelo alla rinfusa e mentre sto per uscire dalla stanza il mio iPhone suona di nuovo la sveglia. Argh! Non l’ho spenta correttamente, l’ho solo ritardata. Se in seguito qualcuno si è lamentato non lo saprò mai, perché sono uscito subito dopo. Arrivo sulle scale, dove c’è un po’ di luce e faccio su il sacco a pelo nel suo sacco. Mi ricompongo e scendo all’ingresso. Il rifugio è ancora tutto zitto. Entro nel bagno e mi lavo la faccia, i denti (ancor prima di fare colazione), e mi infilo gli scarponi, la giacca, i guanti, pronto ad affrontare il freddo che ci sarà. Il mio iPhone alla fine ha resistito tutta la notte e la sua batteria, a quasi 24 ore dalla sua ultima ricarica, è al 14%.
Esco e trovo aria abbastanza tiepida, pensavo peggio. Sono così felice di essere fuori da quel letto che voi non potete neppure immaginare. Faccio dei respironi enormi e mi godo ancora una volta la natura guardandomi attorno più e più volte. Sono le 5.20 ed è ancora buio. Devo utilizzare la pila per trovare il sentiero e mi incammino verso la Forcella di Lavaredo, a circa 30 minuti da qui.
Ecco la prima foto che scatto, sempre con l’aiuto del treppiede, alle Tre Cime di Lavaredo.
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Purtroppo mi accorgo subito che il cielo non è pulito. Ma mai disperare, per l’ora dell’alba tutto può ancora cambiare. Cammino veloce perché voglio arrivare il prima possibile alla postazione alba individuata ieri. In poche decine di minuti sto già sudando. Il Locatelli dietro di me è già lontano.
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Inutile dire che non c’è in giro un’anima, però ad un certo punto vedo delle pile sui sentieri del Monte Paterno. Arrivo nei pressi della forcella, vedo la luna dietro ad una velatura di nuvole, ma vedo anche uno strano color rosato nel cielo. Secondo me ci sono già i primi effetti dell’alba. Lo noto soprattutto nelle pareti rocciose delle Cime di Lavaredo.
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Sono arrivato alla forcella, non vedo l’ora di scollinare e guardare dall’altra parte.
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Butto lo sguardo all’orizzonte e non credo a quello che vedo.
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Wow!!! Mi sa che emetto anche un piccolo urletto, perché un altro fotografo che è appostato un po’ sopra la mia posizione, mi guarda stranito. Davanti a me c’è un doppio strato di nuvole. Uno in basso, che copre completamente la valle dove c’è il paese di Auronzo di Cadore. L’altro strato, più sottile e molto staccato dal primo, è sopra la mia testa. In mezzo, il bagliore rosso dell’alba che sta per arrivare. Sono le 6.34.
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Stringo l’obiettivo su quel mare di nuvole e mi emoziono. Sono senza parole, perché un po’ tutta la situazione è magica.
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Scollino la Forcella passando al fianco delle Cime e proseguo per il sentiero con passo molto molto spedito. Sono diretto nella radura di fronte alle Cime, quella che ho individuato ieri mattina.
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Il fotografo con cui ho condiviso il mio urletto rimane inspiegabilmente fermo alla forcella col suo cavalletto. Mai decisione sarà più sbagliata. Eccolo lì sulla destra.
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Io scendo ancora e arrivo ai due laghettini visti la mattina prima. Il cielo cambia nuovamente e inizia a dare spettacolo.
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Sta succedendo un po’ quello che mi aspettavo: il sole sta entrando nella fascia compresa tra i due strati di nuvole e il suo rossore inizia a rimbalzare sotto lo strato di nuvole più alto. Il risultato è questo.
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Rimango estasiato e avanzo, ormai senza pila perché ci si vede benissimo. Il mio sentiero viaggia proprio in direzione del mare di nuvole.
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E mentre le Cime di Lavaredo sono ancora al buio, il nostro amico Monte Cristallo vince su tutti e sfoggia i raggi dell’alba per primo!!
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E’ un fuoco incredibile.
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Tutto intorno a me muta alla velocità della luce. Ogni minuto un cambiamento di luminosità e di sfumature di colore.
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Logicamente con la digitale sono in grado si esasperare alcuni aspetti, schiarendo o scurendo a mio piacimento. Ma quello che vedo è pur sempre straordinario.
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Ecco che il sole tocca le Tre cime di Lavaredo.
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Anche i Cadini alla mia destra sono illuminati.
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Di nuovo le Cime delle Lavaredo.
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Ecco, sta succedendo di nuovo: le condizioni di luce cambiano ancora. Il sole è più giallo, meno rosso, per l’effetto dello strato più sottile d’atmosfera che i raggi devono attraversare.
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Auronzo è ancora completamente coperto. Chissà cosa direbbero i suoi abitanti se sapessero com’è sopra quello strato di nuvole.
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Lavaredo che cambia.
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Il Cristallo, e se guardate bene, potete vedere anche il Rifugio Auronzo dove ho l’auto parcheggiata.
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La magia dell’alba può dirsi conclusa. Sono le 7.50 minuti.
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Dopo altri 10 minuti il sole sale oltre il secondo strato di nuvole e succede il patatrac.
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Mi rendo conto che con l’alba mi è andata veramente di lusso stamattina. Avrei potuto vedere solo grigiume come adesso. Cerco un bel posticino per fare colazione. Passo davanti a mulattiere e grotte della Grande guerra.
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Ancora i roccioni spezzettati.
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Poi trovo un mini laghetto di 4 metri per 3.
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Mi fermo qui e bevo il mio tè freddo e i biscotti alla mela che mi son rimasti nello zaino. Ora al mio iPhone arrivano tutti i messaggi che nel lato nord delle Cime non arrivavano per mancanza di campo. Sappiate che se venite da queste parti, sul lato sud delle Cime si prende bene ovunque. Sul lato nord non si prende praticamente da nessuna parte.
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Intorno alle 8.30 mi incammino verso la macchina. E’ ora di tornare a casa, non vedo l’ora di riposarmi in un letto serio.
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Saluto il rifugio Lavaredo e sconsolato per il grigiore calato sulla zona, giro i tacchi.
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Ora non c’è nessuno ma tra poco sono sicuro, inizieranno ad arrivare molti turisti, come tutti i santi giorni. Peccato si siano persi lo spettacolo di due ore fa e vedano le Cime di Lavaredo con questo grigio.
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Ecco le prime ondate. Vanno tutti nel senso opposto al mio.
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Là sotto intravedo Auronzo.
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Sono quasi arrivato alla fine di questa grande esperienza in montagna. Un po’ sono triste, ma so che ogni volta che vorrò, potrò rifare altre esperienze simili. Le montagne sono qui che ci aspettano.
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Riecco la civiltà industrializzata. Per 24 ore mi è sembrato di vivere in altri tempi.
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Questo parcheggio è destinato a riempirsi anche oggi.
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Entro in auto, tolgo gli scarponi e mi rilasso prima di ripartire verso casa. Il mio iPhone ha resistito stoicamente e ora è al 12% di carica. Bravo! Ti meriti una bella ricaricata in auto.
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Rieccomi al casello dove mi chiedono altri 5 euro per il secondo giorno di sosta. No comment.
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L’ultima foto che faccio la scatto al lago d’Antorno con i Sorapiss che si specchiano dentro. Purtroppo il cielo nuvoloso  compromette tutta la bella luce. E’ proprio ora di tornare a casa.
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Si conclude qui questa lunga e per me avvincente avventura alle Tre Cime di Lavaredo. Se vi siete sentiti sui sentieri con me mentre leggevate, quello era proprio il mio scopo. Alla prossima meravigliosa avventura sulle Dolomiti!

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