Ai piedi del Pelmo (2)
Qui la prima parte.
Sono sul sito dove si possono vedere le impronte di dinosauro ai piedi del Pelmo. La vista da quassù è molto appagante ed è totalmente dedicata al Civetta.
Purtroppo le sue cime sono ancora dentro le nuvole ed è un vero peccato. Ma come vi accennavo prima, oggi un po’ tutti i gruppi montuosi sono messi così. Guardate la Marmolada (la punta al centro) com’è coperta.
Ora che ho visto le ormine dei dinosaurini, posso tornare sui miei passi e continuare il giro del Pelmo. Ma prima mi soffermo ancora un attimo ad ammirare gli strati geologici presenti sul posto. Si vedono bene sia sulla parete del Pelmo…
…che ai miei piedi.
Mentre io torno verso il sentiero 472, una mandria di turisti sale verso le orme di dinosauro.
Dal sentiero 472 la vista del Pelmo è mozzafiato, anche se questa non è la parte più bella del Pelmo. per quella avremo ancora un po’ da camminare.
Altre passerelle lungo il facile sentiero 472.
Questa nuvolosità mi innervosisce. Pussa via dalle mie foto!
Percorro altri metri e arrivo quasi davanti alla parete sud del Pelmo. Qui c’è un estensione enorme di mughi. Si vedono a perdita d’occhio.
Nel frattempo sono finito anch’io sotto una delle nuvole sparse per il cielo. Questo è il punto più scenografico del Pelmo. E’ grazie a questa mega conca rocciosa che il monte è soprannominato anche “Caregon del Padreterno” che si traduce in “Sedia o trono di Dio”.
Da questa immagine invernale, presa dal web, e dall’immagine renderizzata di RealityMaps, potete forse capire meglio.
Io proseguo, con il sole che va e viene.
Il Pelmo nel frattempo mostra la spaccatura che c’è tra la cima vera e propria e il Pelmetto.
Ad un certo punto finalmente i mughi finiscono e tutto ad un tratto mi rendo conto di quanto mi siano mancati i prati nell’escursione odierna. Eccone un po’.
La coma del Pelmo è dentro le nuvole. Mannaggia!
Proseguo ancora. Tra poco dovrei arrivare al Rifugio Venezia, mio punto di sosta di oggi.
Davanti a me spunta l’Antelao, nei pressi del Pazzo Falzarego. Anche lui è immischiato nelle nuvole.
Quella che vedete qui sotto è denominata La Dambra. E’ una strana ed enorme conformazione rocciosa che fa da spigolo sud-est al Pelmo
Sto camminando sotto le guglie della spalla sud del Pelmo.
Ora mi attende questo avvallamento prima di raggiungere il rifugio Venezia.
Qua e là vedo ancora la neve.
Il grosso della fioritura estiva è andato, ma qualcosa c’è ancora.
Arrivo al Passo di Rutorto alle 12.10.
Qui è pieno di mucche e cavalli al pascolo.
La nursery delle mucche!
Un giovane torello.
Mi apposto a mangiare davanti a questo ben di dio.
Mentre azzanno il mio panino allo speck, alcuni cavalli si avvicinano curiosi.
Più e più volte sarò costretto ad allontanare i cavalli da me. Erano attirati soprattutto quando sentivano il rumore dei sacchetti di carta. Chissà come mai…
Oggi avrei potuto decidere di fare l’intero giro del Pelmo. Il quel caso, avrei dovuto salire questo ghiaione di almeno 500 metri per poi ridiscendere dall’altra parte, sempre su un ghiaione scosceso. Eccolo qui sotto.
Una faticaccia che col meteo di oggi, mi sono decisamente risparmiato. Qui sotto la spalla est del Pelmo per un momento fuori dalle nuvole.
Ad un certo punto arriva l’elisoccorso.
L’elicottero è molto basso e il rumore è forte. Così i cavalli scappano tutti nella stessa direzione: la mia!
Al rifugio Venezia vedo questa targa. In seguito ho saputo che la prima cima conquistata delle Dolomiti, è stato proprio il Pelmo nel 1857 da un certo John Ball.
La stranezza delle nuvole abbarbicate sulle cime, continua.
Per me è ora di tornare a casa, anche perché oltre ad essere poco fotogenico il percorso che ho scelto, ci sono pure le nuvole che continuano a rompere.
Torno riattraversando l’inquietante marea di mughi e pensando che lì dentro è praticamente impossibile entrarci.
E io che speravo in un miglioramento pomeridiano…
Mi consolo fotografando questi begli esemplari di Cirisio Volgare.
I cavalli sul sentiero era l’ultima cosa che mi aspettavo di vedere…
Prima di arrivare alla macchina, la beffa: il cielo da questa parte è completamente azzurro.
Arrivo al Passo Straulanza.
Ecco il rifugio omonimo.
Va a finire che le foto migliori del Pelmo, le faccio dal parcheggio! Checazz…
Ecco il ghiaione da dove si sbuca facendo il giro completo del Pelmo.
La cima del Pelmo.
Morale della favola, se voglio osservare e fotografare bene il Pelmo, il sentiero 472 non è il più adatto. Visto il giro che fa il sole e la posizione di Pelmo e Civetta, conviene provare a salire sulle colline tra i due gruppi montuosi in una giornata di sole deciso. Qui sotto ho segnato la collina secondo me migliore per fare foto ai due monti. Avrei il Pelmo sulla destra e il Civetta sulla sinistra, entrambi al sole.
Magari proverò questo percorso all’inizio dell’autunno.
Dati tecnici:
Partenza escursione alle 9.30.
Temp.: 12°
Sentieri percorsi: n. 472 e 471
Altezza massima raggiunta: 2150 mt.
Dislivello: 384 metri
Km percorsi: 14 circa
Tempo impiegato: 6 ore
La cartina con il percorso fatto. Ingrandibile.