Notte al Muse
Ieri sera sono partito da casa alle 19 per raggiungere il nuovo quartiere delle Albere a Trento dove si inaugurava il Muse, il più moderno e tecnologico museo della scienza in Italia. Ne ho parlato diffusamente qui.
E’ stata una lunga notte che vado a raccontarvi con l’aiuto di decine di foto.
Ho scelto di non partecipare all’inaugurazione ufficiale delle 18.30, un po’ per il gran caldo e un po’ per l’impossibilità di andarci visti gli orari di lavoro della Moma. Eccomi quindi in zona poco prima delle venti. C’è un gran casino in giro, sia di auto che gente a piedi e i parcheggi sono già super saturi.
Dopo 10 minuti di cammino, arrivo all’inizio del nuovo quartiere delle Albere, un colosso che per ora da l’idea di una cattedrale nel verde e non nel deserto. Cattedrale perché comunque si stacca dal resto della città, qui sembra di entrare in un altra era, con una urbanizzazione concepita su basi molto diverse da quelle standard. Nel verde, perché effettivamente c’è tantissimo verde.
Questo complesso si sviluppa in un area di 11 ettari, comprende 310 mila metri cubi di costruito, di cui 300 appartamenti, 30 mila metri quadri destinati a uffici e negozi, 5 ettari di parco pubblico, 30 mila metri quadri di strade e piazze e naturalmente il Muse. Ecco una visione completa dall’alto.
Una centrale unica di rigenerazione produrrà energia sufficiente alla vita dell’intero quartiere. Qui trovate tutte le info del caso se per caso siete interessati all’acquisto di appartamenti o negozi (prezzo medio al mq: 4000 euro circa). Vediamo qualche immagine del quartiere. Qui invece, la spiegazione del quartiere dalle parole dirette di Renzo Piano.
Le costruzioni hanno uno stile moderno e particolare che può piacere o meno. A me, per esempio, disturba un po’ quel grigliata di legno e il color verde dei tendaggi.
Eccoci nel viale principale, nel quale scorre lento un corso d’acqua che rilassa parecchio.
In fondo a questa strada, anch’essa pedonabile come la maggior parte delle strade che attraversano il quartiere, c’è il Muse.
La gente qui non è molta e si cammina bene, nonostante i 29 gradi delle 8 di sera.
Ad un certo punto, incontriamo lui: Renzo Piano!
Una foto veloce e continuiamo il nostro percorso. Se guardando queste foto vi sta sorgendo la domanda: chi comprerà tutto questo? Sappiate che oltre la metà delle abitazioni è già stata venduta e per approfondimenti leggete questa interessantissima intervista all’Amministratore delegato della Castello SGR, che ha finanziato tutta l’opera.
Qualche scampolo di luce si vede. Ecco un negozio che tra poco aprirà i battenti.
Ma è l’unico che ho visto in oltre 60-80 negozi.
Il corso d’acqua in mezzo alla via centrale, non sempre aiuta.
Con queste temperatura, la voglia di fare un pediluvio è molta.
Ma eccoci al Muse!
cerchiamo l’ingresso. Non sembra esserci una gran folla.
Eccoci all’entrata. Ci informiamo un attimo e capiamo immediatamente che questa è l’uscita. L’entrata è dall’altra parte e il giro da fare è lunghino. Mi pareva troppo bello…
Giriamo intorno al Muse e intanto lo ammiriamo.
L’acqua è un ottimo elemento tra queste costruzioni, soprattutto a specchio come è stata messa qui.
Ovunque piantumazioni nuove, ponticelli e corsi d’acqua. Sembra un paradiso per poterci vivere a meraviglia.
Ci avviciniamo al grande piazzale antistante l’ingresso e sentiamo musica e vociare.
Ecco l’antico palazzo delle Albere che sorge proprio di fianco al Muse.
Ed eccoci davanti a qualcosa di un po’ meno edificante: la coda per entrare al Muse.
Decidiamo di andare a mangiare del buon pesce in un ristorante nelle vicinanze, spostandoci in taxi. Torneremo tra oltre un’oretta, tanto la notte è lunga e l’inaugurazione terminerà domenica alle 18.
Alle 23 ci ripresentiamo davanti all’ingresso del Muse, ma la situazione non è cambiata di molto. Ci mettiamo pazientemente in coda e nel frattempo ci godiamo le proiezioni spettacolari che si susseguono sulla facciata del museo.
All’interno nel frattempo, i molti visitatori si gustano i 5 piani di esposizione.
Il caldo è ancora potente e tra la folla la cosa si accentua. Inoltre l’organizzazione della coda di ingresso è praticamente nulla.
Attendendo in fila, ci documentiamo con l’aiuto dell’iPad.
Il palazzo delle Albere.
A mezzanotte in punto, dopo essere avanzati di qualche metro, il museo chiude momentaneamente e inizia uno spettacolo di video mapping 3D.
Il Muse viene spiegato dall’esterno e scartato piano per piano, come se fosse un cioccolatino.
Applausi scroscianti. La piazza è strapiena nonostante sia quasi mezzanotte e mezza.
Il museo viene riaperto e piano piano avanziamo nella notte. Sono le 00.50.
Le ore passano e la fila diminuisce lentamente. Ecco dove sono all’1.10.
In fila c’è gente di tutte le età e nessuno si lamenta o si comporta male.
La musica e le luci continuano ad animare la festa.
Sono quasi le due di notte. Ci siamo quasi. Non oso piegarmi sulle ginocchia, perché so che non mi rialzerei più. Ah, cosa si fa per l’arte!
In realtà ho voluto essere presente perché sapevo che oggi sarebbe stato un giorno speciale, da ricordare. Qualcosa di epico da raccontare ai nipotini.
E finalmente eccoci, il prossimo gruppetto ad entrare saremo noi.
Ci fonderemo subito al bar alla nostra sinistra, perché abbiamo tutti una sete dannata.
Alle 2 e pochi minuti, entro ufficialmente nel Muse.
Ora vi lascio alla lunga carrellata di foto che ho scattato all’interno del museo, semplicemente puntualizzando che ad ogni piano c’è un argomento. E ve lo specificherò mano a mano. Questa è la pancia centrale del Muse, che è vuota e che collega virtualmente tutti i piani tra loro. All’interno del vuoto, tanti animali sospesi e un enorme scheletro di dinosauro.
Secondo piano (quello da cui abbiamo iniziato perché era meno affollato): geologia delle Dolomiti.
Terzo piano: Labirinto della biodiversità alpina.
Primo piano: preistoria alpina
queste figure erano pazzescamente reali. Anche al tatto!
Piano terra. Scienza interattiva.
Una videocamera ad infrarossi.
Molte le cose interattive che si possono fare all’interno del Muse. Una di queste è la prova sensoriale dei letti. Sdraiandosi su chiodi a destra, o sulle sfere di legno a sinistra, si poteva capire che facevano molto più male queste ultime per la loro distribuzione rada rispetto ai chiodi.
Piano meno uno: Tracce della vita.
La foresta pluviale.
Alle 3.40 finiamo il giro e ci accingiamo ad uscire. Purtroppo abbiamo omesso di visitare il quarto piano, quello dedicato ai ghiacciai (che si potevano anche toccare), e la terrazza panoramica al quinto piano. Questo perché c’era coda per salire ai piani. Sarà per la prossima volta. Peccato anche che il negozio di merchandising fosse chiuso, avrei comprato volentieri una t-shirt del Muse.
Usciamo dal museo, stanchi e affamati. Riattraversiamo il quartiere progettato da Piano in piena notte. Vedere tutte queste vetrine vuote, mette una certa ansia.
Dopo una tappa obbligatoria all’autogrill per un muffing e un succo, eccoci nuovamente in valle. Sta già albeggiando ma noi siamo pronti ad andare a nanna ora. Sono le 5.34.
Il Muse è un gran bel museo, moderno, luminoso interessante e stimolante. Certo, mantenere tutto quel popò di roba non sarà semplice, soprattutto con i tempi che corrono, ma c’è chi dice che chi investe in cultura è sempre dalla parte della ragione.
Vi lascio con un video riassuntivo dell’intera giornata di inaugurazione del Muse, trovato su Youtube.