Tardo autunno al Rosengarten (2)
Qui la prima parte.
Una volta finito di mangiare, decido di fare una pazzia: siccome è molto presto e manca ancora molto al tramonto, vorrei avvicinare il più possibile a dove sono ora, la macchina che ho invece lasciato al Passo Nigra. Per farlo, dovrò scendere fino alla strada (grosso modo 30 minuti di cammino, e poi risalire la strada asfaltata per 2,5 km. Poi portare l’auto al tornante giusto e risalire a piedi fin quassù (altri 40 minuti. In salita ci vuole di più). Ed è quello che effettivamente faccio.
Arrivato alla strada mi viene la tentazione di fare l’autostop, ma mi dico che farò in fretta. Dopo 20 minuti di cammino spedito, non vedo ancora il parcheggio. Inizio a pensare che avrei fatto meglio a provare a chiedere un passaggio. C’è anche da dire che durante la mia scarpinata sull’asfalto durata poi circa 30 minuti, ho visto passare solo 3 auto! Alla fin fine mi son sparato quasi 9 km solo per poter avere l’auto vicino, quando farà buio. Ecco la strada che ho percorso tre volte.
Nel tragitto ho immortalato nuovamente la brina sulla vegetazione. All’una del pomeriggio!
Intorno alle 14.30 sono ancora al cospetto di sua maestà il Catinaccio. Il sole ha cambiato posizione e ora le rocce sono più illuminate.
Un particolare delle Torri del Vajolet.
Siccome il tempo non mi manca, girovago cercando l’angolatura migliore per il momento del tramonto.
Questa stradina con maso alla fine, mi ispira.
Ecco la stessa immagine con i settaggi che uso per i tramonti.
Gioco con le profondità di campo.
Esalto queste spettacolari guglie fabbricate da madre natura.
Una lama di luce che si staglia nel cielo.
Ora mi sono spostato. Da qui vedo l’intera catena del Catinaccio, compresa la parte finale composta dalla Roda di Vael.
Eccomi mentre attendo che il sole cali. Inutile dire che sono assolutamente da solo.
L’orizzonte a ovest non è pulito. Questa non è una buona notizia. La saturazione del tramonto sul Catinaccio ne risentirà.
Ancora qualche minuto e i colori sulla roccia virano al rosso e non più all’arancio.
Questi scatti dimostrano come i settaggi della macchina contino veramente tanto per dare l’idea di una certa atmosfera di luce. Basta aumentare un po’ i tempi di esposizione e tutto cambia.
Gioco un po’ con la staccionata che ho a disposizione.
Questa è quasi la vera luce che ho davanti agli occhi.
Le torri, anche con il sole così basso all’orizzonte, prendono pochissimo sole in questo periodo dell’anno. Sono coperte dalle pareti del Catinaccio.
Ancora pochi minuti di sole…
Cambio posizione.
Lo strato di nuvole che si interpone tra me e il sole è sempre più spesso.
E la luce sulla Dolomia si fa sempre più fioca.
Lo spettacolo è finito. E’ tempo di salutare tutti e tornare all’auto prima che faccia buio. Ho diversi boschetti da attraversare prima di giungere alla meta e farli col buio non è divertente!
Mentre scendo a passo spedito, non posso però rimanere indifferente davanti a questo spettacolo.
Ora devo solo pedalare per questa strada in discesa.
Certo che il bosco di notte è proprio una “strana creatura”.
In ogni caso, dopo circa 25 minuti, arrivo alla mia macchina, che mi attende solitaria al tornante dove l’ho lasciata.
Questa giornata fotografica non è stata proprio il massimo, ma anche oggi ho imparato cose che mi saranno preziose per il futuro. Ora attendo le nevicate invernali per immortalare nuovi e spettacolari scenari dolomitici. Alla prossima, gente.