Tardo autunno al Rosengarten (2)

Novembre 20, 2012 0 Di Momo

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 Qui la prima parte.

Una volta finito di mangiare, decido di fare una pazzia: siccome è molto presto e manca ancora molto al tramonto, vorrei avvicinare il più possibile a dove sono ora, la macchina che ho invece lasciato al Passo Nigra. Per farlo, dovrò scendere fino alla strada (grosso modo 30 minuti di cammino, e poi risalire la strada asfaltata per 2,5 km. Poi portare l’auto al tornante giusto e risalire a piedi fin quassù (altri 40 minuti. In salita ci vuole di più). Ed è quello che effettivamente faccio. 

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Arrivato alla strada mi viene la tentazione di fare l’autostop, ma mi dico che farò in fretta. Dopo 20 minuti di cammino spedito, non vedo ancora il parcheggio. Inizio a pensare che avrei fatto meglio a provare a chiedere un passaggio. C’è anche da dire che durante la mia scarpinata sull’asfalto durata poi circa 30 minuti, ho visto passare solo 3 auto! Alla fin fine mi son sparato quasi 9 km solo per poter avere l’auto vicino, quando farà buio. Ecco la strada che ho percorso tre volte. 

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Nel tragitto ho immortalato nuovamente la brina sulla vegetazione. All’una del pomeriggio!

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Intorno alle 14.30 sono ancora al cospetto di sua maestà il Catinaccio. Il sole ha cambiato posizione e ora le rocce sono più illuminate. 

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Un particolare delle Torri del Vajolet. 

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Siccome il tempo non mi manca, girovago cercando l’angolatura migliore per il momento del tramonto. 

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Questa stradina con maso alla fine, mi ispira. 

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Ecco la stessa immagine con i settaggi che uso per i tramonti. 

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Gioco con le profondità di campo. 

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Esalto queste spettacolari guglie fabbricate da madre natura. 

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Una lama di luce che si staglia nel cielo. 

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Ora mi sono spostato. Da qui vedo l’intera catena del Catinaccio, compresa la parte finale composta dalla Roda di Vael. 

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Eccomi mentre attendo che il sole cali. Inutile dire che sono assolutamente da solo. 

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L’orizzonte a ovest non è pulito. Questa non è una buona notizia. La saturazione del tramonto sul Catinaccio ne risentirà. 

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Ancora qualche minuto e i colori sulla roccia virano al rosso e non più all’arancio. 

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Questi scatti dimostrano come i settaggi della macchina contino veramente tanto per dare l’idea di una certa atmosfera di luce. Basta aumentare un po’ i tempi di esposizione e tutto cambia. 

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Gioco un po’ con la staccionata che ho a disposizione.

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Questa è quasi la vera luce che ho davanti agli occhi. 

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Le torri, anche con il sole così basso all’orizzonte, prendono pochissimo sole in questo periodo dell’anno. Sono coperte dalle pareti del Catinaccio. 

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Ancora pochi minuti di sole…

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Cambio posizione.

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Lo strato di nuvole che si interpone tra me e il sole è sempre più spesso. 

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E la luce sulla Dolomia si fa sempre più fioca. 

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Lo spettacolo è finito. E’ tempo di salutare tutti e tornare all’auto prima che faccia buio. Ho diversi boschetti da attraversare prima di giungere alla meta e farli col buio non è divertente! 

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Mentre scendo a passo spedito, non posso però rimanere indifferente davanti a questo spettacolo. 

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Ora devo solo pedalare per questa strada in discesa. 

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Certo che il bosco di notte è proprio una “strana creatura”. 

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In ogni caso, dopo circa 25 minuti, arrivo alla mia macchina, che mi attende solitaria al tornante dove l’ho lasciata. 

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Questa giornata fotografica non è stata proprio il massimo, ma anche oggi ho imparato cose che mi saranno preziose per il futuro. Ora attendo le nevicate invernali per immortalare nuovi e spettacolari scenari dolomitici. Alla prossima, gente.