Alla conquista del Sass da Putia (1)
Essendo a casa dal lavoro, ho un vantaggio che solitamente non mi posso permettere: la scelta del giorno in cui andare in escursione. E a farla da padrone è sicuramente il meteo con le sue bizze estive. L’estate è sicuramente bella, ma per trovare tempo stabile per tutta la giornata e cieli tersi senza foschie, vince a mani basse nostro signore l’autunno, con giornate memorabili e cieli azzurrissimi. Siccome questa prima mia settimana di vacanza è sempre stata abbastanza variabile, ho deciso di attendere quello che sulla carta era il giorno migliore, venerdì, con mattinata serena, e pomeriggio con qualche addensamento sui rilievi. Questo diceva Meteotrentino, che solitamente azzecca. Fiducioso mi sono alzato alle 6 con in testa la vetta del Sass da Putia, montagna avvicinata da me solo nell’aprile di quest’anno. In quell’occasione volevo circumnavigare il Sass ma per la troppa neve non mi è stato possibile. Questa volta il mio obiettivo era la vetta, non difficile e con una ferrata nella parte finale, anche se il mio percorso prevedeva 1230 metri di dislivello. Ok, partiamo!
Alle 7.45 sono al Passo Sella e qualche striatura di nuvola sta già sporcando il cielo. Il Sass da Putia è il Val Badia e per arrivarci ho più di due ore di auto da fare.
Prima delle 9 scorgo il campanile di Longiarù, mia località di partenza a piedi.
Eccomi arrivato al parcheggio della volta scorsa. Da qui si prosegue zaino in spalla.
E se la prima volta che sono stato qui, questo prato mi accoglieva con milioni di Colchici,
ora è “solo” una meravigliosa distesa verde.
Svoltato l’angolo vedo il protagonista di giornata: il Sass da Putia, monte che dalla sua vetta ha una stupenda vista a 360° e che si trova all’incrocio tra la Val Badia e la Val di Funes. La cima del monte, è all’interno del Parco Naturale Puez Odle.
Solitamente per giungere alla vetta si parte dal Passo delle Erbe, completamente dall’altra parte rispetto a dove sono io. Ma ho scelto questo versante, innanzitutto perché sempre al sole, e poi perché più vicino rispetto casa mia e meno frequentato dai turisti. Infatti, nonostante il pieno periodo vacanziero, incontrerò pochissime persone sulla strada verso la cima.
Arrivare ai piedi del Sass da Putia è estremamente semplice, grazie alla strada sterrata che sale comodamente ai prati circostanti il monte. Lungo la strada di questi tempi, quasi solo fioriture violacee.
Gli insetti sono nel pieno delle loro attività.
Ore 9.54. Il cielo verso il Sass da Putia si presenta così. Andiamo bene!
Fortunatamente non si tratta di nuvole compatte, però iniziano a girarmi le balle di brutto. Questa mattina doveva essere completamente sereno in tutto il Trentino!
Eccomi! Ora sono sui prati ai piedi del Sass da Putia. Da qui posso scorgere la croce di vetta, anche se minuscolissima. Mi fa uno strano effetto il sapere di dover salire fin lassù.
ma il mio sguardo è spesso rivolto al cielo. Guardate come siamo messi! Il mio non è timore di prender la pioggia, bensì il dispiacere di far foto con colori smorti e paesaggi spenti. Mi mette tristezza, senza considerare che non mi godo appieno l’escursione. Sono molto meteoropatico, si vede?
E’ che non c’è nulla da fare: questa situazione di luce per un fotografo come me, non è il massimo, anzi.
I colori risultano più spenti e meno saturi a discapito della resa finale. Un gruppo di eriche estive circondano un piccolo alberello di Cirmolo.
Ecco un tratto della strada che ho percorso. Qui è veramente bello e lo consiglio a tutte le famiglie.
Davanti a me il cielo è messo meglio. Là in fondo ecco le bellissime Odle.
Ma la mia direzione è questa, dove vedo nuvole che se prima sporcavano i cieli delle mie foto, ora potrebbero anche procurarmi una lavata inaspettata! Che cazz!
Quella sulla destra è la cima del Sass da Putia.
Sono le 10.55 e il mio prossimo obiettivo è arrivare alla Forcella Putia posta a 2357 metri. Da lì vedrò dall’altra parte e scoprirò che cielo mi attende, visto che il vento fa arrivare da quella direzione le nuvole.
Ecco là in fondo la forcella. Ho un po’ di salita da fare seguendo sempre la strada sterrata.
Il Sass da Putia, visto da sinistra è cambiato completamente. Quell’avvallamento che vedete, è dove dovrò salire io per arrivare alla vetta.
Qui si è alzato un certo vento fresco. Mi metto il pile, alla faccia di chi sta boccheggiando in città con 40°. Verso la forcella improvvisamente vedo uno squarcio di sereno. Sto tempo è tutto matto.
Salgo verso la forcella affrontando una salita molto ripida. Continua la grande alternanza di sole e nuvole.
La strada verso Forcella Putia si trasforma in sentiero e incredibile ma vero, il cielo schiarisce di molto. E pensare che meno di 40 minuti fa volevo quasi tornarmene a casa…
Eccomi alla forcella! Qui trovo una gran cagnara, a conferma che la maggior parte della gente sale sul Sass da Putia partendo da Passo delle Erbe. Sento molti tedeschi, ma anche inglesi e turisti dell’est.
Questo è l’altro versante del Sass da Putia, quello che guarda verso nord. Il cielo è variabile, nessun grande blocco di nubi minacciose in vista.
Decido quindi definitivamente di salire alla vetta. Ho ancora da fare 500 metri di salita. Forza gente!
In meno di 15 minuti vedo già le baite sui prati come piccoli puntini.
Lo zoom al lavoro!
Questo è invece l’affollato sentiero che porta alla vetta.
Mentre salgo, dietro di me le Odle si scoprono piano piano.
Il sentiero che porta alla vetta è semplice a alla portata di tutti. Basta aver voglia di salire.
Come avrete notato, il cielo si è nuovamente coperto.
Un passaggio su roccette.
Poi il sentiero riprende.
Guardo verso il basso.
Una panoramica di 3 scatti uniti che evidenziano le Odle.
Non manca molto alla cima. Eccoci in zona ferrata, tra poco il sentiero sparirà per lasciare il posto a funi d’acciaio e strapiombi. Ma la foto è fatta con lo zoom al massimo. Devo faticare ancora un po’ per arrivare lì.
Le nuvole forse mi lasceranno in pace per un po’!
Sotto di me le guglie del Sass da Putia.
Più giù ancora, le minuscole baitine sui prati. Ammazza quanto siamo alti!
Proseguo per il sentiero. La compagnia non mi manca!
Alla mia destra c’è una seconda cima con croce, ma la vera vetta non è certo quella.
Per raggiungerla dovrò salire da questa parte.
Qui, il 50% degli escursionisti si ferma, intimorito dalla ferrata che gli si para davanti. In realtà non è così difficile, ci salgono anche i bambini! Ecco l’attacco della ferrata con il suo percorso (la parte visibile).
Da queste parti ci sono un po’ di strapiombetti. Se si soffre di vertigini, basta non guardare giù.
Inizio anche io la ferrata. Nello zaino ho con me tutto l’occorrente per le ferrate: caschetto, imbragatura ecc…, ma decido che non li userò. La maggior parte delle persone sale senza imbragatura. In effetti questa è una delle ferrate più semplici che abbia mai visto, anche se molto spettacolare.
La ferrata è sicuramente stata rimessa a posto di recente: gli attacchi e le funi sono tutti nuove di zecca.
Sulla mia destra vedo strapiombi.
La bellezza delle ferrate è che non si fa fatica (sui sentieri sputi sangue molto di più!), ci si alza di quota molto velocemente, e la vista è molto panoramica.
A riprova del fatto che la ferrata è semplice, ecco un gruppo di inglesi con bimba piccola al seguito, la quale rideva e si divertiva come non mai. lei era l’unica del gruppo ad essere assicurata col classico doppio moschettone.
A prestissimo per la parte finale del racconto. Non perdetelo!