In vetta al Colbricon (2)

Luglio 3, 2012 0 Di Momo

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Qui la prima parte.

Bene, comincia la salita e ho subito la conferma che ci sarà da sudare parecchio.

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Il sentiero è molto in piedi e non c’è vegetazione alta, quindi questo vuol dire una solana pazzesca.

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La cima è là sopra che mi guarda. Non resta che iniziare la scalata. Si partirà dai 1908 metri del passo Colbricon, fino ai 2600 metri netti della vetta.

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Alcuni passaggi del sentiero che porta su.
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Sono circondato da mughi, rododendri in fiore e ginepri.
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Ben presto sono ad una quota sufficientemente alta per scorgere la valle che ospita San Martino di Castrozza.
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Dalla parte opposta, quasi dietro le mie spalle, Il Castelaz, il Mulaz e le Pale di San Martino. Purtroppo oggi è molto caldo e la foschia la fa da padrone.
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Continuo a salire. Sto sudando come un cammello svizzero.
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Ora riesco a vedere il lago più grande sotto di me.
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Il sentiero è letteralmente in piedi. Finito questo tratto dovrei attraversare una radura decisamente meno impegnativa di questa, se la memoria non mi inganna.
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E infatti, eccola. Davanti a me si erge la muraglia del Piccolo Colbricon. Riprendo un attimo fiato e riparto.
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Il sentiero è sempre decisamente in salita, tra pietroni e vegetazione.
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Grondo. Nel senso che sudo talmente tanto che ho bisogno di una grondaia. Fortunatamente il sole si nasconde a tratti dietro questa scia nuvolosa che sembra nascere dal Colbricon.
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Il sentiero qui è ben visibile dai segnali bianchi e rossi. Senza quelli sarebbe dura non uscire dal tracciato. Qui non c’è una strada consumata dal passaggio degli escursionisti.
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I rododendri sono spettacolari. E qui oggi ne incontrerò moltissimi.
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A questo tipo di “fiore” è meglio stare alla larga.
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La mia altezza è ormai tale per cui vedo entrambi i laghi e tutta la zona del Passo Rolle.
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Incontro un bellissimo mazzetto di Primula vischiosa. In un primo momento mi era sembrata la Soldanella, ma poi guardandola meglio ho capito che non lo era. Mai avrei sospettato che oggi, lungo il mio cammino, avrei incontrato un’enorme estensione di Primule Vischiose.
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Il sole si nasconde sempre più spesso, e questo non va bene per i miei scatti. Mannaggia! Eppure dalle altre parti vedo tutto sereno. Solita nuvola di Fantozzi?
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Un piccolo specchio d’acqua.
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Incontro il fiore preferito da mia mamma: la Genziana.
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la vedo crescere anche dentro i cespugli di Rododendro.
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Sono entrato in un’altra fase dell’escursione. Ora mi trovo proprio dietro la cima del Colbricon.
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Non ben sicuro della vetta giusta, proseguo sperando ci siano indicazioni chiare più avanti. Qui è tutto così selvaggio…
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Riecco le mie amiche Primule Vischiose. Ora le trovo in mazzi più grandi e folti.
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Queste sono vicino ad un piccolissimo corso d’acqua.
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Mentre queste sono caratterizzate da un colore molto più intenso delle altre.
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Salgo tra mega roccioni giganti.  In lontananza sento i fischi delle Marmotte che annunciano il mio arrivo. Spione!
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Alla mia destra il lunghissimo muraglione del Piccolo Colbricon. Meno male che era piccolo!
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La primula vischiosa inizia ad invadere ogni anfratto tra le rocce!
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Ora il percorso spiana di nuovo. E mi avvicino a chiazze di neve che nonostante i quasi 30 gradi, resistono ancora.
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Impronte di Marmotta sulla neve.
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Non vedo più la cima del Colbricon. Qui ci sono stato una sola volta e siccome la segnaletica è scarsissima, non so esattamente dove debba andare. Inutile guardare la cartina Kompass, perché non c’è segnato nessun sentiero che porta alla vetta.
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Proseguo dritto per capire meglio. nel frattempo il sole si decide a tornare fuori, sempre però a tratti.
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Salgo ancora.
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Da queste parti la Primula Vischiosa viene venduta in saldo. Venite gente, venite!!!
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Vecchissime rocce logorate dalle intemperie.
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Ora posso vedere oltre il Piccolo Colbricon. Quella è la Valle del Vanoi.
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Avanzo ancora un po’ ma ormai sono certo di aver saltato la traccia di sentiero che porta alla cima.
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Nel frattempo incontro dei fiori. Indovinate un po?
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Poi all’improvviso mi compare davanti una caverna. Sicuramente artificiale e sicuramente risalente alla Prima guerra mondiale. Qui infatti ha avuto luogo uno degli scontri più aspri tra esercito italiano ed esercito austriaco.
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La caverna non è tanto profonda. So solo che dentro ci saranno 5 gradi!
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Trovo un’altra caverna.
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Devo decidere che fare. Provo a salire sul pendio che ho sulla mia sinistra. Dall’alto perlomeno capirò dov’è sta benedetta cima. Aggrappati alle rocce scorgo questi bellissimi Non ti scordar di me selvatici. Qui i fiori crescono in posti assurdi.
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la mia prossima meta è arrivare là sopra e capire dove sono.
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Dopo 10 minuti di salita per pratoni, mi appare davanti la vetta del Colbricon. Lo sapevo, sono andato un po’ troppo avanti. Devo tornare indietro, anche se di poco. Circa 5-10 minuti di sentiero.
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Sotto i miei piedi inizio a vedere pezzi d’artiglieria di tutte le dimensioni. Un pezzo più grande di altri mi incuriosisce.
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E’ un pezzo di ferro molto spesso, forse facente parte di una bomba. Io non sono certo un esperto in materia…
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Ecco altri frammenti. Questa roba è qui da oltre 90 anni.
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Sto per scendere dal pendio sbagliato, quando il mio sguardo si posa su una macchia chiara. Guardo meglio e stento a credere ai miei occhi!!! Un rarissimo esemplare di Madrigalis Rupestris Alpina Rosea!!!! Un fiore che sembrava esistesse solo nelle leggende montane e invece ce l’ho qui davanti agli occhi!!!
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Scatto una miriade di foto alla rarità botanica e proseguo, sicuro che nessuno vedrà questa bellezza, visto che non è presso un sentiero.
Dopo alcuni minuti di percorso a ritroso, ecco la traccia di sentiero che era proprio dove avevo notato la neve. Vedete anche voi il segno bianco e rosso su quella roccia al centro della foto? Assurdo che un escursionista debba fare la caccia al tesoro per scorgere i sentieri.
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La cima è la sopra che mi attende. Ancora uno sforzo e potrò esultare. Speriamo esca un po’ di sole!!
A presto per la terza puntata!