Ai piedi del Sass de Putia (1)
Non sempre quando si parte per un’escursione si ha l’intera giornata a disposizione. E questa che vi sto per raccontare, ha subito drastici tagli proprio perché avevo a disposizione poco tempo (rientro alle 17 del pomeriggio a casa). Se poi ci mettiamo che la meta era a due ore da casa mia, ecco che ne esce un qualcosa in più di una toccata e fuga. Una cosa però l’ho messa in saccoccia: qui devo assolutamente tornarci in autunno. Si fan sicuramente foto da urlo con i larici ingialliti. Ma partiamo con il fotoracconto.
Siamo all’inizio della Val Badia, all’interno del Parco Naturale Puez-Odle. Arrivare qui non è proprio agevolissimo. Se guardate nella cartina, vi rendete conto che le arterie stradali che passano vicino a Longiarù (che è una frazione di San Martino in Badia), sono ridottissime. O si scende da nord passando per l’autostrada del Brennero, o si sale da sud passando per la Val Gardena. Altrimenti c’è l’elicottero.
Io parto presto. Sono le 7 quando esco di casa e carico lo zaino in auto. Fuori ci sono 2 gradi. Oggi ho cercato di vestirmi leggero perché farà piuttosto caldo. La prima cosa che faccio è scrutare l’orizzonte verso est. E quello che vedo mi da il via libera ad una giornata con tempo bello.
Filo via per la statale praticamente deserta. Arrivo in Val di Fassa e mi fermo dal panettiere a prendere pane e il mio solito krapfen (che golosastro, tanto camminando smaltisco!). Il profumo della panetteria è inebriante e presto lo sarà anche l’abitacolo della mia auto. Proseguo verso i valichi dolomitici. Eccomi sui tornanti che salgono al Sella. Il sole schiarisce per bene le cime del Sassolungo.
Arrivo sul Sella alle 7.39 circa e fuori dal mio finestrino ci sono -2°. Un po’ pochino per una previsione di giornata data come calda.
Scollino i 2200 del passo e scendo verso il Passo Gardena. Neve ce n’è ancora in giro. A chiazze è anche tanta.
Davanti a me vedo il gruppo del Cir, dove ho fatto la mia prima ferrata.
Dietro di me, la possente presenza del Sassolungo.
Arrivo al Passo Gardena, poco più basso del Sella (2100 circa).
Qui staziona un elicottero da turismo. Se volete farvi un giro, sapete dove rivolgervi.
Mentre scendo verso la Val Badia, noto come siano ridotte le piste da sci già alle 8 di mattina: male. Non malissimo, ma male.
Mi fermo in una macelleria a prendere lo speck per il mio panino. Poi riparto. Dopo due ore di viaggio, arrivo finalmente in zona. Entro nell’abitato di San Martino in Badia. Posti incantevoli e “fuori dal mondo”.
Ecco il paesino di Longiarù.
Arrivo nella minuscola piazza del paese con annessa stupenda chiesetta e consulto i segnali dei sentieri.
Sbaglio direzione ma poi trovo la piccola via che sale verso i prati ai piedi del Sass de Putia.
A lato strada ci son baitine degne dei migliori presepi.
Una stradina stretta ma in perfettissime condizioni, sale verso il cielo.
La giornata è fantastica e la temperatura si è un po’ alzata.
Finalmente arrivo ad uno spiazzo. C’è un uomo che taglia legna nel silenzio più assoluto.
Chiedo dove posso lasciare l’auto e gentilmente mi dice che dove l’ho messa non da problemi. Ora la mia escursione può iniziare, anche se sono in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Oggi avrò solo 6 ore a disposizione e non potrò fare un granché. Però si va, e non vedo l’ora!! Non faccio in tempo a scendere dall’auto che una visione sulla mia destra mi cattura. Una mega distesa di crochi primaverili adorna un pratone inclinato a sud. Che meraviglia!
Mi sdraio al suolo e scatto in libertà.
Nel frattempo mi chiedo come la natura decida la distribuzione dei fiori viola e di quelli bianchi. Combinazione di elementi chimici? Casualità? Fottori esterni?
Devo proseguire. Il prato che sto percorrendo è in salitissima.
Longiarù è già piccolo piccolo sotto di me. Là in fondo, il gruppo delle Odle.
Davanti a me sbuca all’improvviso, nostro signore il Sass de Putia. Nonostante questo sia il lato a sud, la neve è ancora ben presente.
Oggi succederà una cosa strana: per tutto il giorno non incontrerò anima viva, fatta eccezione quel taglialegna al parcheggio. Da solo a godermi tutto questo ben di Dio. Che spreco!
Inizio a salire verso l’alto. Il percorso è una comoda strada bianca. Noto con piacere che qui i larici sono moltissimi. Chissà cosa dev’essere questo posto in autunno. Io mi prenoto già da ora.
Le pendenza da queste parti non scherzano. Vedrete durante tutto il tragitto, enormi colline gobbose con odulazioni del terreno spettacolari e con pendenze veramente significative. Qui con la neve e il bob, c’è veramente da divertirsi!
Sulla strada trovo un museo all’aperto dell’artigianato locale.
Incontro anche i primi blocchi di neve.
Il posto è veramente spettacolare e completamente esposto a sud. Fotograficamente è notevole sia d’estate che d’inverno. Ma soprattutto in autunno, ne sono sicuro. Logico che con i colori odierni, così grigio-spenti, non dica poi un granché.
Segno nell’agenda e proseguo. Una volta salito a sufficienza, risbuca nuovamente alla mia vista il Sass de Putia.
Ci sono baite ovunque. E c’è anche un bel vento a folate. Mi proteggo la gola, si sa mai…
Sono arrivato al mio punto di svolta. Da qui dovrei iniziare il giro in senso anti-orario del Sass de Putia.
Punto quindi alla mia destra, verso i pratoni ingialliti dal gelo e dalla neve invernale. Vediamo se il percorso si rivela interessante e soprattutto agibile.
Incontro una ritardataria, o una gran anticipona. Questa genziana è fuori stagione. Che ci fa qui? Si sarà mica persa? Forse dormiva sotto la neve.
Più salgo e più si delinea meglio la zona intorno a me. Là in fondo verso destra, spuntano anche le cime delle Odle. Le chiazze di neve però, aumentano. Il mio dislivello è già variato dai 1633 metri del parcheggio, agli attuali 2100 metri.
Ancora qualche passo e mi accorgo che questi enormi pratoni gialli, nascondono in realtà un sacco di vita che non vede l’ora di farsi vedere. Ecco delle bellissime Pulsantille primaverili. Sono eccitato da questo ritrovamento, non sapendo che più in alto troverò milioni di esemplari!!!
Proseguo su un comodo sentiero. Finalmente un po’ di piano, si fa per dire.
Ad un certo punto il terreno è nuovamente molto inclinato ma non il sentiero. Questa è una zona coperta dai venti e si vede. Qui la vegetazione ha trovato ottimo riparo. L’erica è bella fiorita, il mirtillo rosso ha foglie molto verdi. Sento addirittura l’odore fantastico della resina degli abeti, quel tipico profumo del bosco scaldato dai potenti raggi del sole estivo.
Dietro di me il Sass de Putia chiama. Mi sto allontanando da lui per circumnavigarlo.
Ecco la croce di vetta. Questa estate voglio proprio salirci. Magari già in giugno, così evito la ressa estiva.
Eccomi arrivato alla selletta che mi porterà nel versante a nord del Sass. C’è neve, ragazzi.
E non c’è manco una mezza impronta di persone già passate prima di me. Possibile???
Provo a scendere e…
Sprofondo fino all’inguine. Torno sui miei passi. E mò?
A presto per la seconda parte.
Ai piedi del Sass de Putia (1)
Non sempre quando si parte per un’escursione si ha l’intera giornata a disposizione. E questa che vi sto per raccontare, ha subito drastici tagli proprio perché avevo a disposizione poco tempo (rientro alle 17 del pomeriggio a casa). Se poi ci mettiamo che la meta era a due ore da casa mia, ecco che ne esce un qualcosa in più di una toccata e fuga. Una cosa però l’ho messa in saccoccia: qui devo assolutamente tornarci in autunno. Si fan sicuramente foto da urlo con i larici ingialliti. Ma partiamo con il fotoracconto.
Siamo all’inizio della Val Badia, all’interno del Parco Naturale Puez-Odle. Arrivare qui non è proprio agevolissimo. Se guardate nella cartina, vi rendete conto che le arterie stradali che passano vicino a Longiarù (che è una frazione di San Martino in Badia), sono ridottissime. O si scende da nord passando per l’autostrada del Brennero, o si sale da sud passando per la Val Gardena. Altrimenti c’è l’elicottero.
Io parto presto. Sono le 7 quando esco di casa e carico lo zaino in auto. Fuori ci sono 2 gradi. Oggi ho cercato di vestirmi leggero perché farà piuttosto caldo. La prima cosa che faccio è scrutare l’orizzonte verso est. E quello che vedo mi da il via libera ad una giornata con tempo bello.
Filo via per la statale praticamente deserta. Arrivo in Val di Fassa e mi fermo dal panettiere a prendere pane e il mio solito krapfen (che golosastro, tanto camminando smaltisco!). Il profumo della panetteria è inebriante e presto lo sarà anche l’abitacolo della mia auto. Proseguo verso i valichi dolomitici. Eccomi sui tornanti che salgono al Sella. Il sole schiarisce per bene le cime del Sassolungo.
Arrivo sul Sella alle 7.39 circa e fuori dal mio finestrino ci sono -2°. Un po’ pochino per una previsione di giornata data come calda.
Scollino i 2200 del passo e scendo verso il Passo Gardena. Neve ce n’è ancora in giro. A chiazze è anche tanta.
Davanti a me vedo il gruppo del Cir, dove ho fatto la mia prima ferrata.
Dietro di me, la possente presenza del Sassolungo.
Arrivo al Passo Gardena, poco più basso del Sella (2100 circa).
Qui staziona un elicottero da turismo. Se volete farvi un giro, sapete dove rivolgervi.
Mentre scendo verso la Val Badia, noto come siano ridotte le piste da sci già alle 8 di mattina: male. Non malissimo, ma male.
Mi fermo in una macelleria a prendere lo speck per il mio panino. Poi riparto. Dopo due ore di viaggio, arrivo finalmente in zona. Entro nell’abitato di San Martino in Badia. Posti incantevoli e “fuori dal mondo”.
Ecco il paesino di Longiarù.
Arrivo nella minuscola piazza del paese con annessa stupenda chiesetta e consulto i segnali dei sentieri.
Sbaglio direzione ma poi trovo la piccola via che sale verso i prati ai piedi del Sass de Putia.
A lato strada ci son baitine degne dei migliori presepi.
Una stradina stretta ma in perfettissime condizioni, sale verso il cielo.
La giornata è fantastica e la temperatura si è un po’ alzata.
Finalmente arrivo ad uno spiazzo. C’è un uomo che taglia legna nel silenzio più assoluto.
Chiedo dove posso lasciare l’auto e gentilmente mi dice che dove l’ho messa non da problemi. Ora la mia escursione può iniziare, anche se sono in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Oggi avrò solo 6 ore a disposizione e non potrò fare un granché. Però si va, e non vedo l’ora!! Non faccio in tempo a scendere dall’auto che una visione sulla mia destra mi cattura. Una mega distesa di crochi primaverili adorna un pratone inclinato a sud. Che meraviglia!
Mi sdraio al suolo e scatto in libertà.
Nel frattempo mi chiedo come la natura decida la distribuzione dei fiori viola e di quelli bianchi. Combinazione di elementi chimici? Casualità? Fottori esterni?
Devo proseguire. Il prato che sto percorrendo è in salitissima.
Longiarù è già piccolo piccolo sotto di me. Là in fondo, il gruppo delle Odle.
Davanti a me sbuca all’improvviso, nostro signore il Sass de Putia. Nonostante questo sia il lato a sud, la neve è ancora ben presente.
Oggi succederà una cosa strana: per tutto il giorno non incontrerò anima viva, fatta eccezione quel taglialegna al parcheggio. Da solo a godermi tutto questo ben di Dio. Che spreco!
Inizio a salire verso l’alto. Il percorso è una comoda strada bianca. Noto con piacere che qui i larici sono moltissimi. Chissà cosa dev’essere questo posto in autunno. Io mi prenoto già da ora.
Le pendenza da queste parti non scherzano. Vedrete durante tutto il tragitto, enormi colline gobbose con odulazioni del terreno spettacolari e con pendenze veramente significative. Qui con la neve e il bob, c’è veramente da divertirsi!
Sulla strada trovo un museo all’aperto dell’artigianato locale.
Incontro anche i primi blocchi di neve.
Il posto è veramente spettacolare e completamente esposto a sud. Fotograficamente è notevole sia d’estate che d’inverno. Ma soprattutto in autunno, ne sono sicuro. Logico che con i colori odierni, così grigio-spenti, non dica poi un granché.
Segno nell’agenda e proseguo. Una volta salito a sufficienza, risbuca nuovamente alla mia vista il Sass de Putia.
Ci sono baite ovunque. E c’è anche un bel vento a folate. Mi proteggo la gola, si sa mai…
Sono arrivato al mio punto di svolta. Da qui dovrei iniziare il giro in senso anti-orario del Sass de Putia.
Punto quindi alla mia destra, verso i pratoni ingialliti dal gelo e dalla neve invernale. Vediamo se il percorso si rivela interessante e soprattutto agibile.
Incontro una ritardataria, o una gran anticipona. Questa genziana è fuori stagione. Che ci fa qui? Si sarà mica persa? Forse dormiva sotto la neve.
Più salgo e più si delinea meglio la zona intorno a me. Là in fondo verso destra, spuntano anche le cime delle Odle. Le chiazze di neve però, aumentano. Il mio dislivello è già variato dai 1633 metri del parcheggio, agli attuali 2100 metri.
Ancora qualche passo e mi accorgo che questi enormi pratoni gialli, nascondono in realtà un sacco di vita che non vede l’ora di farsi vedere. Ecco delle bellissime Pulsantille primaverili. Sono eccitato da questo ritrovamento, non sapendo che più in alto troverò milioni di esemplari!!!
Proseguo su un comodo sentiero. Finalmente un po’ di piano, si fa per dire.
Ad un certo punto il terreno è nuovamente molto inclinato ma non il sentiero. Questa è una zona coperta dai venti e si vede. Qui la vegetazione ha trovato ottimo riparo. L’erica è bella fiorita, il mirtillo rosso ha foglie molto verdi. Sento addirittura l’odore fantastico della resina degli abeti, quel tipico profumo del bosco scaldato dai potenti raggi del sole estivo.
Dietro di me il Sass de Putia chiama. Mi sto allontanando da lui per circumnavigarlo.
Ecco la croce di vetta. Questa estate voglio proprio salirci. Magari già in giugno, così evito la ressa estiva.
Eccomi arrivato alla selletta che mi porterà nel versante a nord del Sass. C’è neve, ragazzi.
E non c’è manco una mezza impronta di persone già passate prima di me. Possibile???
Provo a scendere e…
Sprofondo fino all’inguine. Torno sui miei passi. E mò?
A presto per la seconda parte.