Il potere della TV e la morte di Gheddafi

Ottobre 21, 2011 0 Di wp_14635186

Muammar al Gaddafi at the AU summit

Difficilmente ho mai visto un uomo più brutto e inquietante di questo. Ogni volta che vedevo Gheddafi in tv o sui giornali, la sensazione era di viscidume, sporcizia, cattiveria e turbamento. Sempre. Quegli occhi semi socchiusi, quel capello non curato e unto anche in occasioni molto importanti, gli occhiali da sole in tantissime circostanze… In queste ore invece, tutti noi, tutto il mondo ha visto immagini di lui, del suo volto, che difficilmente dimenticheremo. Rimarrà stampata nella nostra memoria la fine tremenda che ha fatto il Rais, nello stesso modo in cui sono rimaste scolpite in noi altre forti immagini contemporanee e storiche: il crollo delle torri gemelle, l’espressione di Saddam Hussein dopo la cattura, la foto di Osama Bin Laden dopo la sua uccisione, ecc… Rimarrà in tutti noi, come ultimo frame della sua vita, quel corpo sanguinante e maltrattato, quei gesti indefiniti compiuti con le mani sporche di sangue tra la folla inferocita, quel cadavere rotolato tra la polvere. E tutto questo è pericolosamente potente a livello mediatico. Quelle immagini cancelleranno tutte le precedenti e le storie che le accompagnavano. Pensate a quanto sono importanti i media e al sentimento che suscitano in noi. Possono cambiare inconsciamente la percezione delle cose.

Sappiamo benissimo quello che ha fatto Gheddafi in questi anni. E’ salito forzatamente alla guida di un paese, rimanendoci per 40 anni (!) ne ha eliminato e abolito ogni partito politico cancellando di fatto la democrazia all’interno di esso. Ha sostenuto diversi gruppi terroristici e seminato il panico in varie parti d’Europa, lanciato missili a paesi confinanti, ordinato attentati anche devastanti come quello all’aereo passeggeri che sorvolava i cieli di Lockerbie causando 270 vittime. Ma cosa ancor più grave ha represso con il sangue e la morte di migliaia di civili, la recente rivolta interna che ha poi causato la guerra dei primi mesi del 2011. Quest’uomo, con le immagini trasmesse da tutte le tv e i siti web del mondo, ora rischia seriamente di diventare un martire. Molti di quelli che ieri hanno visto la fine di Gheddafi, avranno avuto un accenno di pietà per lui, o anche qualcosa di più (e sto pensando alle centinaia di ragazze italiane che sono andate a seguire i suoi seminari in suolo italiano). Penso sia stato un enorme errore uccidere Gheddafi, farlo in quel modo e ancor di più farne vedere l’esecuzione attraverso i video dei cellulari. Il Medio-oriente in questo è profondamente diverso dall’Occidente e forse non ha ancora imparato la lezione. Ma evidentemente era più importante a livello mediatico, mostrare il “trofeo” e godere di questo, sparando in aria all’impazzata tra le urla disordinate e sconclusionate degli insorti. Sarebbe stato meglio catturare il Rais e processarlo per mano del popolo stesso, per crimini contro l’umanità, dando al paese un nuovo segnale di svolta, di civiltà ritrovata, cercando poi di disarmare completamente il popolo e costituire un nuovo governo, facendo tornare pienamente i libici e le loro famiglie in una situazione stabile sia dal punto di vista economico che sociale. Reintegrando appieno ogni diritto umano, e sopprimendo la pena di morte. Sappiamo invece tutti che ora la Libia (6 milioni di abitanti) navigherà per decenni in un limbo non ben definito, in cui un debole governo non riuscirà mai a tenere in mano il paese diviso tra mille etnie e scuole di pensiero. E forse arriveremo al punto che qualcuno rimpiangerà “il povero Rais”.