L’angoscia di Amanda
Ieri pomeriggio ho sentito ogni parola (grazie Sky TG24, se non ci fossi tu…) della dichiarazione spontanea conclusiva pronunciata da Amanda nel processo che la vede coinvolta per l’omicidio di Meredith Kercher. In precedenza avevo sentito anche le parole di Raffaele Sollecito. La mia sensazione è che questi due ragazzi non c’entrino proprio nulla con il delitto. Lo dico a pelle, senza stare a prendere in considerazione prove, moventi o altro. Ma a parte questo, durante la dichiarazione dei ragazzi, ma soprattutto durante la lettura della della sentenza alle 21.40 (sempre su Sky TG24), mi è salita un’angoscia allucinante. Ho condiviso quel momento soprattutto con Amanda e il suo linguaggio del corpo. In lei vedevo la tensione a mille per quel momento così importante per la sua vita e il suo futuro. Sono attimi che forse ognuno di noi prova almeno una volta nella vita, e che sicuramente non dimentica più. Ho pensato ad Amanda condannata in via definitiva e costretta a trascorrere in carcere i migliori anni della sua vita fino al compimento del suo 46° anno di età. Un incubo! Al momento dell’ingresso della Corte d’Assise di Perugia, Amanda ha traballato. Ero fisso sul suo sguardo. Durante la lettura della sentenza, cercava di capire ogni singola parola dell’italiano che in questi anni ha imparato. Nessuno le stava facendo la traduzione di ciò che il giudice stava dicendo. Arriva la condanna per calunnia (aveva inizialmente incolpato Lumumba) a 3 anni di reclusione, tra l’altro già scontati abbondantemente. Poi l’assoluzione per l’omicidio di Mez. Subito dopo il crollo emotivo e fisico di Amanda che scoppia in un pianto liberatorio. Scene d’effetto sicuramente, perchè sai che non si tratta di un film.