18 agosto 2011, una data che non dimenticherò mai

Agosto 18, 2011 0 Di wp_14635186

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Sono a casa. Mi son fatto una doccia e ho riposato un attimo, la giornata è stata tosta per me e immagino molto peggio per la Moma. Mi sto riprendendo solo ora dopo 9 ore di grande lavoro per assistere la neo mamma. Comincio obbligatoriamente con un gigantesco ed enorme GRAZIE a tutti voi lettori, amici, e conoscenti di Squarciomomo. Non sapete che piacere è stato leggere i vostri commenti e il vostro sostegno durante tutta la giornata, sia da parte mia che da parte della Moma. Avete svolto un lavoro encomiabile sommergendomi di mail, sms, commenti e telefonate (oltre mille contatti oggi su Squarciomomo!!). Scusate se non ho risposto ad ognuno di voi, ma c’era a mala pena il tempo per postarvi quelle 4 righe che riuscivo, utilizzando iPhone e una app non troppo affidabile. So che avete apprezzato molto le poche notizie che vi ho pubblicato, me lo avete dimostrato in più modi. Il blog è stato, in quelle ore, una importante finestra di collegamento con tantissimi amici, ma anche i più stretti parenti, le nonne e gli zii, non potendo telefonarmi ogni ora, si sono tenuti aggiornati da queste pagine.
Passiamo alla giornata appena conclusa. E’ stata lunga, difficoltosa ma non impossibile. Ci è voluto del tempo prima che la dilatazione raggiungesse livelli giusti e che il collo dell’utero si assottigliasse a dovere. Il bagno in vasca è stato un ottimo toccasana e ha giocato anche il ruolo di diversivo per distogliere la Moma dalle ondate di dolore.

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Una volta entrati in sala parto abbiamo avuto forse il momento più complicato. Ecco il lettino dove è avvenuto il tutto. Nella sala c’era: l’ostetrica, un medico uomo, due infermiere addette al neonato, un’assistente di sala, e la ginecologa (bravissima) che ci ha seguito per tutta la gravidanza. Erano tutti lì per noi. Le redini le ha prese in mano la ginecologa che ha portato a compimento il parto.

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Le prime spinte erano poco efficaci, non è semplice imparare a spingere correttamente. Dopo 7-8 tentativi si è deciso di mettere in piedi la Moma per rendere le spinte più efficaci. Passata questa fase, intensa e prolifica, Moma si è rimessa nella classica posizione. La testa della bimba ora era praticamente ad un millimetro dall’uscire. Dopo due tentativi e un piccolo taglio per favorirne l’uscita, la bimba è sbucata velocemente. Non si usa più dare nessuna pacca sul sedere. E’ ritenuto antiquato e inutile. E’ invece stata subito adagiata su un predellino sotto la mamma, è stato tagliato il cordone (non l’ho fatto io, ma non me l’hanno neppure chiesto) e poi la bimba è stata spostata in una vaschetta lì vicino per i controlli di rito. Eccola.

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Le due infermiere hanno controllato tutto ciò che si doveva controllare, han rimosso un po’ di liquido del sacco che era entrato nelle vie respiratorie con delle speciali cannucce, e poi hanno consegnato la bimba alla mamma, adagiandola sul suo petto. La Moma nel frattempo veniva ricucita con alcuni punti di sutura piuttosto dolorosetti. 
Finita questa fase, tutti se ne sono lentamente andati e siamo rimasti in sala parto io, la Moma, la piccola e un’infermiera. Due ore passate con la bimba pelle contro pelle della mamma, una tecnica che ora si usa spesso per mettere da subito in contatto la neonata con la sua mamma. Si odorano a vicenda e prendono confidenza senza coinvolgimenti esterni. La piccolina ha da subito aperto gli occhi (pensavo li aprissero dopo ore, giorni), e abbiamo potuto constatare che sono scuri, ma li abbiamo visti pochissimo, ha già tanti capelli e le sopracciglia. E’ nata subito bella, nel senso che non era particolarmente gonfia, o deformata dall’uscita. Insomma, sembra un angioletto rosa. Pesa 3,545 kg ma non so ancora la lunghezza. 
Durante il parto io sono sempre stato dietro la Moma, stringendole la mano e confortandola. Ogni tanto facevo qualche foto. Ero molto attento e vigile su ogni cosa che succedeva e non ho avuto il benchè minimo segno di cedimento o svenimento. Mi son meravigliato del mio comportamento! Quando ho visto spuntare Avril da tutto quel sangue, mi son venuti gli occhi lucidi e il magone, ma ho resistito e sono andato avanti ad incoraggiare la Moma per l’ottimo lavoro svolto. Ecco tutto o quasi di quello che ho vissuto oggi in ospedale. C’è anche dell’altro con tante altre immagini, emozioni, gesti e sensazioni, ma lo terremo giustamente per noi.
Alla fin fine è stato svelato anche questo benedetto nome. In tantissimi volevate sapere, soprattutto la zia Laura che in queste settimane si è scervellata come una pazza, inviando sms a tutte le ore del giorno tentando di indovinare il nome. Abbiamo scelto Avril per tanti motivi: è un nome breve, non storpiabile o accorciabile, originale e poco usato (penso che in Trentino non ci sia nessuno che si chiami così), il suo significato è Aprile, ed è il mese in cui è nato mio padre, che è venuto a mancare 18 anni fa. Tutto questo, sono sicuro, è successo anche grazie a lui, ne sono sicuro (grazie papà!). E’ un nome creativo, divertente e solare, unico e speciale. Ci abbiamo pensato tanto, tantissimo, abbiamo iniziato a provare a chiamare la bimba così già dal 5° mese e ad un certo punto ci siamo accorti di non voler più tornare indietro. Spero piaccia anche a voi, altrimenti non importa, deve piacere ai suoi genitori, giusto?  
Ora vado a dormire. Domani è un altro giorno di cose da fare e di piccole sorprese in ospedale. Rimanete sintonizzati in questa specie di Truman Show del Trentino. Vi voglio bene. Tutti, uno per uno. Ti amo Moma, sei stata meravigliosa oggi, ma lo sei ogni singolo giorno che passo con te. Ti amo piccola Avril. Un giorno quando sarai grande, arriverai tra queste pagine e leggerai queste righe. Sono sicuro che ti emozionerai nel leggere il racconto della tua nascita. Sappi che oggi, 18 agosto 2011, il tuo papà ci ha messo tutto l’impegno possibile immaginabile per farti venire al mondo in fretta e bene. Ti ho visto solo una volta e per pochi minuti, ma già ti voglio un mondo di bene, mia piccola Avril.