Una serata al circo
Erano secoli che non mettevo piede sotto il tendone di un circo. Mi ricordo che da bambino abitavo in una palazzina di 3 piani che aveva di fronte a sè un grosso appezzamento di terra con erba incolta. Era l’unica zona verde nella mia zona e non era provvista di nulla: ne alberi, ne cespugli, ne niente. Solo erba più o meno alta, qualche fosso e stop. Lì ci passavo tanti pomeriggi, o con le biglie di vetro, oppure con la mia saltafoss color oro. Ma la vera festa era quando arrivavano le giostre o il circo. Io che avevo il campo davanti a casa e abitavo al secondo piano, potevo gustarmi tutto l’aspetto tecnico della faccenda: arrivo dei tir con su le attrezzature, montaggio, e organizzazione. Era un vero spasso. Tornando al circo, mi ricordo diverse famiglie circensi che sono passate da lì: il Circo Medrano, il circo Medini, il circo Togni, il circo Orfei (non mi ricordo quale, ce n’è talmente tanti), e sicuramente altri che non ricordo. Rammento invece molto bene le sere d’estate, quando lasciando la portafinestra aperta per il caldo, sentivo molto forte il ruggito delle tigri e dei leoni dal mio letto. Era una stranissima sensazione che però aveva un fascino unico. Dopo quegli anni ho messo piede in un unico meraviglioso circo, quello del Cirque du Soleil. Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare degli animali utilizzati nei circhi e dei loro eventuali maltrattamenti, costretti in gabbie anguste e spostamenti continui. Certo, gli animali che “lavorano” nel circo non saranno certo contenti, anche se una volta nati in cattività e affezionati al loro padrone, è dura tornare indietro. Vero è anche che il circo senza animali difficilmente regge dal punto di vista finanziario. Esiste l’eccellenza del Cirque du Soleil ma è forse l’unica realtà che ce la fa e che riesce ad investire in atleti eccellenti, costumi sfavillanti e ambientazioni da sogno. Ma per stare a quel livello bisogna avere entrate enormi.
I circhi normali simili a quelli delle famiglie circensi italiane, sono invece costretti a meravigliare le folle con i classici del circo: i cavalli, le bestie feroci e qualche new entry esotica.
L’altra sera, è arrivato in valle il circo Bellucci, affiancato da Mario Orfei, connubio che ancora ora non ho ben capito. Vedere un circo da queste parti è veramente una rarità. Fate conto che io sono qui da oltre 10 anni ed è la prima volta che ne incontro uno.
Il circo Bellucci, tra l’altro, è quello che all’inizio di quest’anno è passato alle cronache per essere rimasto intrappolato a Tunisi durante lo scoppio delle rivolte popolari, con gente che sparava per strada e manifestava in modo violento. Questo circo di modeste dimensioni, si è installato vicino alla partenza dell’ovovia del Cermis e lì è rimasto per 5 giorni. Con alcuni biglietti in mano che offrivano ingresso a 7 euro nei migliori posti possibili, mi son fatto tentare e dopo secoli sono tornato al circo. Ecco un veloce reportage fotografico tutto per voi.
Il tendone del Circo Bellucci e Mario Orfei è abbastanza piccolo, però affascina ugualmente.
I posti che mi hanno assegnato erano veramente i migliori. In pratica avevo i gomiti appoggiati al cerchio della pista.
A presentare la serata, una ragazza straniera che dal mio punto di vista si è meritato un 4. Tempi morti a manetta, poca verve, e mosceria per tutta la serata. La metà delle cose che diceva, non si capivano.
Per fortuna i numeri si reggevano da soli ed erano quasi tutti godibili. Il primo è stato Attilio Bellucci e i suoi bellissimi cavalli bianchi.
Ad intervallare gli spettacoli ci pensava lo sgamato nanetto clown Fagiolino.
Poi è stata la volta del giocoliere Alex, dall’argentina. Veramente bravo bravo.
Di seguito è arrivato Attilio Bellucci con i suoi animali esotici. Grande impressione, specialmente quando ti ritrovi a tre metri da serpenti giganti liberi…
e, sorpresa, un mega alligatore!!!
Tirato fuori a forza dalla sua scatola magica,
ha iniziato a spostarsi autonomamente per la pista.
Poi, in una specie di gioco d’ipnosi, si è bloccato davanti al domatore.
Alla fine dello spettacolo su comando del suo padrone, ha fatto dietrofront.
ed è tornato a cuccia.
Spariti i serpentoni viscidi, è comparso John Taylor! No, i duran duran non c’entrano nulla. Sto parlando dell’uomo cannone proveniente dagli Stati uniti. Con ritmi un po’ blandi è stato gonfiato un mega materassone
Il proiettile umano si è posizionato sopra l’imboccatura del cannone.
Ci si è infilato dentro.
Ha salutato per l’ultima volta il pubblico.
E con un botto allucinante è stato sparato con precisione al centro del materasso. Ecco il momento dell’uscita dal cannone. Altro non sono riuscito a beccare!
Durante la pausa tra il primo e il secondo tempo ci è stata data la possibilità di visitare lo zoo dietro il tendone.
E qui per la prima volta ho visto la famosa tigre albina del circo Bellucci.
Le tigri viste da meno di due metri, sono veramente impressionanti. Hanno zampe mostruose e un vocione possente. Che meraviglia di animali!
Ecco lo strano contrasto dell’ambiente montano con quello del circo, e le Pale di San Martino che fanno da sfondo sfondo.
Struzzi.
Lama.
Zebre.
Cammelli.
Il secondo tempo è cominciato con lo spettacolo delle tigri. A fare il domatore, Emidio Bellucci, il fratello di Attilio. Avevo la gabbia a meno di un metro!
Dopo una lunga pausa per la rimozione della gabbia dalla pista, è arrivata la spagnola Nuria, con i suoi giochi aerei.
Poi il contorsionista Cesar dall’Equador.
Il tipo è riuscito ad infilarsi dentro una scatola di 40 cm di lato. Impressionante.
Di seguito è arrivato il numero che mi ha più meravigliato. Quello con i pappagalli di Anthony Zatta. Traspariva in lui il grande amore per questi animali e poi i volatili compivano giri elegantissimi volando sopra le teste degli spettatori. Una scena al limite del commovente.