Il concerto di Zucchero a Verona (4.6.11)
Eccomi! Si parte gente. La direzione è Verona, si va ad assistere al concerto di Zucchero in Arena, ma anche a fare un po’ di giretti interessanti nella città di Giulietta e Romeo. Un sacco di foto da vedere e curiosità da raccontare. Si va!
Parto da casa con un occhio al cielo. Succederà spessissimo nelle prossime 48 ore. Sono le 14.30 e tra circa due ore dovrei essere a Verona. Vista la panciotta vistosissima che “qualcuno” che è con me, si deve portare dietro, ho scelto di assistere al concerto in modo soft. Abbiamo quindi prenotato una stanza in un hotel a 5 minuti di cammino dall’Arena per poter pernottare in città dopo il concerto. E’ uno degli alberghi convenzionati con le Sugar card che fungono anche da biglietto d’ingresso.
Si chiama Hotel Mastino, e per essere un 3 stelle in centro città è veramente notevole. Forse anche per il fatto che ci hanno assegnato una stanza in un complesso completamente nuovo, ma consiglio vivamente il posto a chiunque voglia andare a Verona. Comunque, alle 17.45, sono davanti all’Arena. C’è molta gente in Piazza Bra, che passeggia o che fa acquisti. Il cielo è quasi completamente sereno e ci sono la bellezza di 30 gradi. Fantastico!
Confronto alle mie amate Dolomiti, mi sembra di essere in vacanza al mare. Si respira un’aria diversa, di vacanza, appunto.
Ecco l’ultima famosissima e fotografatissima fettina di anello esterno che una volta girava tutt’attorno all’Arena.
Infatti quello che si vede oggi, non è nient’altro che lo scheletro interno del secondo anello, un po’ quello che è capitato al Colosseo di Roma (sbirciate le mie foto del Colosseo, qui e qui).
Il primo anello dell’Arena, quello più bello e alto, è stato abbattuto quasi completamente dai terremoti intorno al 1117. Ecco com’era l’Arena nella sua interezza.
Un vero peccato oggi ci si debba accontentare del suo moncone. Passo davanti al cancello che porta nella pancia dell’anfiteatro romano. Riesco a vedere i tecnici sul palco che sistemano gli strumenti.
Mancano però ancora quasi 3 ore al concerto, e siccome ho i posti numerati in platea, non c’è proprio nessun motivo di affrettarsi ai cancelli, che comunque apriranno solo intorno alle 19.30. Mi incammino in via Mazzini, al fianco dell’Arena, per un veloce giro di negozi.
Il cielo è ancora splendidamente sereno, in barba alle previsioni che dicevano nuvoloso e temporali.
Nella vasca di Verona, non manca proprio nessuna marca. Ormai, quando ci si appresta a girare i centri storici delle varie città italiane, bene o male si sa già quali saranno i negozi presenti. Una volta sopravvivevano anche marche sconosciute, panetterie, piccoli market… Tutto sparito per far posto ai franchising dello shopping.
E queste sono solo alcune griffe delle tante presenti nel viale. Alla fine di Via Mazzini sbuco in Piazzetta delle Erbe, che mi lascia veramente a bocca aperta, e che avrò la possibilità di fotografare meglio la mattina dopo.
Qui la mia conbriccola si ferma a cenare. Siamo in 4 e ci accomodiamo in un Caffè convenzionato con la Sugar Card. Con 10 euro ci mangiamo un panino caldo, una bibita e un caffè. I 3/4 di noi però, scambia il caffè con un vasetto di una prelibatezza che su da noi in valle, manco sanno cosa sia: il gelato Häagen Dazs, gusto Macadamia Nut Brittle. Ammazza che booono! Erano secoli che non ne mangiavo.
Proprio sul finire della cena all’aperto, improvvisamente si alza il vento. Che succede? Guardo il cielo e scorgo delle torri di nuvole, in gergo dei cumulo-nembi, che avanzano verso Verona e che non promettono nulla di buono. Merda! Mancano quasi due ore al concerto, se deve fare sto benedetto temporale, che lo faccia subito! Ci riavviciniamo all’Arena. La gente che ha il biglietto per le gradinate libere è già entrata a prendere i posti. Arrivato di nuovo in piazza Bra, rifaccio il punto della situazione meteo. Sembra che un fronte temporalesco stia sfilando alla destra dell’Arena senza intaccarla. Speriamo bene, stasera sarebbe il 3° concerto di Zucchero qui, e nei primi due è sempre filato tutto liscio senza manco una gocciolina, a dispetto delle previsioni che indicavano temporali.
Ore 20. Entro in Arena. Le mie preoccupazioni per il controllo degli zaini contenenti apparecchiature fotografiche avanzate, sono inutili. Ormai ai concerti lasciano passare senza problemi anche le reflex professionali con obiettivi intercambiabili. Una volta non era così. Mi siedo al mio posto in platea, fila 24. Osservo il cielo. Il temporale molto nero che ho alla mia destra continua a non intaccarci. Prego in turcomanno che vada avanti così.
Nel frattempo osservo il palco. Siamo davanti ad una mega valigiona di cartone, con incollati sopra i vari adesivi delle località dove il suo viaggiatore è stato.
Tra queste c’è anche Vipiteno, in Alto Adige.
La valigiona è fatta molto bene, ed è completa di serrature, maniglie e cinghie di pelle.
Ma sinceramente non ho molto la testa orientata alla scenografia del palco. Guardo continuamente ciò che succede alla mia destra, e quello che vedo è terrificante. Però il temporale sembra stia sfilando via completamente senza toccarci.
E’ una gran fortuna, perchè io non ho mai visto nuvole incazzate come quelle.
Dietro di noi c’è addirittura qualche pezzetto di sereno!
Sono le 20.45, mancano 15 minuti all’inizio del concerto, l’Arena si va riempiendo in ogni ordine di posto (anche stasera c’è il tutto esaurito per il re del blues). Ma all’improvviso il cielo cambia di nuovo. Arriva una nuova copertura nuvolosa, meno intensa della precedente ma stavolta è più compatta. E a 10 minuti dall’inizio del concerto arriva il primo tuono. Il pubblico urla e fischia per esorcizzare e impaurire il temporale. Ce la faremo?
Mancano 3 minuti. E’ tutto pronto. L’eccitazione nell’aria è palpabile, ma tutti guardano in sù.
Si spengono tutte le luci e gli artisti si preparano ad entrare. Nello stesso istante inizia a gocciolare. Il pubblico, all’unisono apre gli ombrelli e indossa gli impermeabili.
Che sfiga, ragazzi!
Inizia il concerto. La prima canzone è Un soffio caldo. Ci vorrebbe proprio! La grande valigiona sul palco si apre lentamente e inizia a diluviare. Fate play e continuate a leggere.
Ecco la tracklist del concerto di Zucchero, ieri, 4 giugno 2011 all’Arena di Verona.
1. Soffio caldo
2. Il suono della domenica
3. Soldati nella mia città
4. E’ un peccato morir
5. Vedo nero
6.Oltre le rive
7. Un uovo sodo
8. Chocabeck
9. Alla fine
10. Spicinfrin boy
11. God bles the child
12. Bacco perbacco
13. Baila
14. Overdose d’amore
15. Il mare…
16. Dune mosse
17. Diamante
18. Il volo
19. Occhi
20. Con le mani
21. Solo una sana e consapevole…
22. Diavolo in me
Bis:
23. Hi-de-ho
24. Un kilo
25. Così celeste
26. Miserere
27. Per colpa di chi?
Zucchero è seduto sul suo trono e ci saluta. Che tempismo sto tempo di cacca!
Ecco la valigia che si apre.
Mi attrezzo contro la pioggia. Non posso far finta di niente, se mi inzuppo è un casino. E poi ho la digitale da proteggere. Indosso il mio impermeabile e metto lo zaino sotto il sedile. Con una busta di plastica mi copro le gambe. Siamo tutti seduti, chi con ombrelli, chi con impermeabili. Speriamo smetta presto.
E’ ufficialmente il mio primo concerto sotto l’acqua.
Alla terza canzone è il diluvio. Apro anche l’ombrello, ma è peggio. Meglio senza, altrimenti ci si lava di più. Rapidamente mi bagno i jeans, il fondo dello zaino, le mani, un po’ la digitale. Zucchero al microfono, visto l’acquazzone, urla: “Fregatene Verona!”. Tutti scoppiano in un fragoroso urlo che scaccia la pioggia battente. E fortunatamente l’acquazzone dura solo altri 5 minuti. Poi altri scrosci veloci durante il concerto, ma dalla metà in poi, usciranno addirittura le stelle. Zucchero ringrazierà il pubblico più volte per la fedeltà e ci regalerà due canzoni non previste.
Ora concentriamoci sul concerto. E’ la prima volta che sono così lontano dal palco e devo mettere a punto il mio bagaglio tecnico per fare foto decenti.
La mia distanza dal palco penso si aggiri intorno ai 35-40 metri. Tutte le foto che vedete, tranne quelle panoramiche, sono state fatte con un 70-300 mm. La digitale ha sempre scattato in manuale, con gli ISO impostati sugli 800. Con un valore inferiore è impensabile fare foto non mosse. Oltre a questo, ho impostato una forte sottoesposizione e una focale sui 5,6. Quello che sono riuscito ad ottenere su oltre 400 scatti, lo vedete in questo post. Non male, per uno che doveva combattere con: pioggia, ombrelli, movimenti dei vicini, teste, braccia, gomiti, buio, ecc…
Alcune foto, tipo quella qui sotto, sono leggermente mosse, ma viste così rimpicciolite, si nota poco.
La scenografia scelta da Zucchero per questo tour, oltre alla valigiona e i due ledwall laterali a forma di specchio ovale, prevede un muro di fondo in cui sono proiettate varie immagini e scritte. La cosa particolare è che il muro dove vengono proiettate le immagini, non è piatto. Dalla sua superficie si alza in rilievo la sagoma di tre archi, che vengono anche proiettati nella stessa identica posizione.
Con questa tecnica si ottiene un bellissimo effetto 3d che cambia completamente ad ogni canzone.
Ho trovato Zucchero molto carico, ma anche meno scatenato del solito. Un po’ riflessivo nella prima parte del concerto, e molto preso durante la seconda parte. La sua gestualità durante i vari brani era pazzesca. Ti faceva vedere che lui la musica ce l’ha nel sangue, che il blues gli scorre nelle vene. Si avvicinava agli strumenti e li assecondava con le mani, con le braccia. Suonava la chitarra, la pianola o la batteria accompagnando le note con il suo corpo. Guardate cosa intendo.
Che forza!
Ora eccovi una carrellata di immagini scattate durante il concerto.
Il momento di Diamante, la mia canzone preferita. nel ledwall, Delmo con la nonna. Se la canzone di prima fosse finita, guardate le immagini sentendo questa.
Quando è stata l’ora di Diavolo in me, Zucchero ha indossato una maschera demoniaca!
E faceva l’indemoniato.
Dopo due ore di concerto senza interruzioni, Zucchero ha salutato ed è sparito dal palco. Nel ledwall però, sono continuate a comparire tutte le frasi che fanno parte del suo mondo.
E poi è apparsa questa.
Dopo un urlo fragoroso, Zucchero ricompare e ricomincia la festa! Stavolta è seduto davanti ad un vecchissimo pianoforte. Arriva una delle due canzoni non previste nella scaletta.
Poi è il momento di “Così celeste”, un’altra meraviglia targata Zucchero.
Le prime file del parterre, hanno avuto il culo di potersi alzare e andare sotto il palco.
Tocca a “Miserere” e all’omaggio a Luciano Pavarotti, un passaggio del concerto sempre molto sentito da Zucchero.
Dopo questo toccante momento, arriva l’ultimo scatenato ballo di massa. “Per colpa di chi?” Zucchero non si risparmia, e fa anche la coreografia della canzone. Fortissimo!
I bravissimi musicisti di Zucchero.
Siamo all’ultima canzone. Lentamente la valigia inizia a chiudersi e volano in aria tanti coriandoli.
Zucchero ci ringrazia ancora per esser stati sotto l’acqua per lui. Sembra non voler andare via più. Ripete più volte: “vi voglio bene!”.
Ma alle 23.30, dopo 2 ore e mezza di concerto, tutto finisce veramente. Zucchero si è dimostrato ancora una volta un animale da palcoscenico. Lui si diverte come un pazzo a suonare per le folle e lo si vede lontano un miglio. Questo penso sia il 5° concerto di Zucchero che vedo, e penso proprio non sarà l’ultimo.
La gente lentamente esce dall’Arena, abbandonando i tanti impermeabili usa e getta comprati in fretta e furia durante il diluvio.
L’Arena ancora una volta ha ospitato uno spettacolo entusiasmante.
La luccicante Verona accoglie le migliaia di fans di Zucchero che lentamente si disperdono in ogni dove.
Io troverò ancora il tempo per qualche spuntino fino ad arrivare in albergo intorno alle 1.30 di notte.
La mattina dopo sveglia alle 8.30. Sopra Verona splende il sole e la temperatura è di 26 gradi.
Prima di tornare a casa, ci sta uno sguardo veloce alle meraviglie di questa città.
Ragazzi, che gelaterie!
Rieccomi in Piazzetta delle erbe. Scatto a manetta.
Poi mi dirigo al vicino Balcone di Giulietta. Saranno più di 20 anni che non torno qui.
Impressionante come siano conciati questi muri.
Dopo un piccolo tunnel…
Ecco spuntare il cortiletto che ospita il balcone.
E qui il solito rituale con la statua di Giulietta.