Wouter Weylandt. Una vita spezzata a 26 anni
Ma come si fa? Come si fa, dico io, a morire così, a 26 anni, in una corsa ciclistica che manco doveva fare? Wouter Weylandt sarebbe diventato padre a settembre, un mese dopo di me, stava sostituendo un compagno di squadra che rompendosi una clavicola in un’altra gara non aveva potuto prendere il via a questo giro d’Italia. E ora questa tragedia… E poi queste telecamere che riprendono tutto, sempre addosso, sempre sulla notizia, non sfugge nulla, neppure la morte, neanche i rivoli di sangue che corrono sull’asfalto. Dove si arriverà tra un po’? Qual’è il limite della decenza, della dignità? Esiste un limite? Ditemi che esiste, per favore. Ditemi che esiste. Quello che è andato in onda è agghiacciante. Ed è altrettanto agghiacciante che siti come il Corriere.it continuino a lasciare on line quel video e quelle foto.
Il 22 maggio avrei dovuto andare a salutare il Giro d’Italia in arrivo al Gardeccia, in Val di Fassa. Ora non so se ci andrò più. Sono veramente scosso.