Panini con lo speck al Bletterbach
Ieri escursione soft a pochi chilometri da casa. Sono stato al Bletterback, il sito protetto dall’Unesco più vicino a casa mia. E’ un escursione che ho fatto più volte e che ho rifatto volentieri con amici che non l’avevano mai vissuta. Siamo in provincia di Bolzano nel territorio di Redagno. Qui sorge una gola intagliata proprio dal torrente Bletterbach che nel corso dei millenni ha inciso profondamente la straordinaria successione di rocce stratificate che stanno alla base di tutto il complesso dolomitico creando una vera e propria finestra temporale sulla preistoria. In parole povere e spicce, immaginatevi una bellissima torta appena sfornata di cui però non potete vedere la consistenza interna e ne la farcitura. Per farlo, tagliate una fetta e ficcate il naso nel solco appena creato. Il Bletterbach è quel solco, e la sua corrispondente torta si chiama “Dolomiti”.
Il canion del Bletterbach, lungo diversi chilometri e profondo fino a 400 metri, ha messo in luce uno spaccato di rocce che vanno dal Permiano al Triassico Medio (Dianilla, se scrivo vaccate correggimi!). La documentazione del Permiano superiore, il progressivo avanzamento del mare della Tetide su queste aride pianure (a quel periodo l’Alto Adige era spostato all’equatore), il clima, le piante, le impronte dei rettili e degli anfibi, sono registrati negli strati di roccia con assoluto dettaglio e fanno di questo luogo un sito di valore geologico senza paragoni in tutta Europa.
Per arrivare al Bletterbach si parte dal paese di Redagno alta e attraverso un bellissimo sentiero in mezzo al bosco, ci si avvicina ai bordi del canion.
Siamo in quattro a camminare tranquillamente nel sottobosco. La giornata è spettacolare e fa già quasi caldino. Tutto intorno non si sente volare una mosca. Ecco un prato con alcune Soldanelle.
Ma anche i crochi.
Ecco una serie di scalini accartocciati dalla forza della natura.
Ecco altro legno incastrato tra gli strati rocciosi.
E qui, stacchi netti di varia tipologia di roccia. Eccezionale.
Faccio altri scatti sopra la mia testa. I colori sono micidiali.
Questo è il Butterloch, l’enorme catino conclusivo del canion Alto atesino.
Velocemente risaliamo il canion e torniamo verso la partenza.
Si sale.
Nel bosco scorgiamo un albero ciclopico che all’andata non avevamo visto.
Avrà un’altezza vicino ai 40 metri. Non se ne vede la fine!
Ecco Marco vicino al bestio. Ora potete rendervi conto della sua grandezza.
Vista la mezza delusione della parte finale dell’escursione, ci scegliamo un bel prato assolato per il divorare ottimi panini con lo speck. La pancia brontola! La vista, guarda caso, è sul Corno Bianco e sulla parte finale del Bletterbach. Lo vedete sulla sinistra?
Ecco una bella panca con tavolo all’ombra di un gruppo di larici. Direi che è perfetto!
Spero vi siate divertiti. Alla prossima avventura!
Panini con lo speck al Bletterbach
Ieri escursione soft a pochi chilometri da casa. Sono stato al Bletterback, il sito protetto dall’Unesco più vicino a casa mia. E’ un escursione che ho fatto più volte e che ho rifatto volentieri con amici che non l’avevano mai vissuta. Siamo in provincia di Bolzano nel territorio di Redagno. Qui sorge una gola intagliata proprio dal torrente Bletterbach che nel corso dei millenni ha inciso profondamente la straordinaria successione di rocce stratificate che stanno alla base di tutto il complesso dolomitico creando una vera e propria finestra temporale sulla preistoria. In parole povere e spicce, immaginatevi una bellissima torta appena sfornata di cui però non potete vedere la consistenza interna e ne la farcitura. Per farlo, tagliate una fetta e ficcate il naso nel solco appena creato. Il Bletterbach è quel solco, e la sua corrispondente torta si chiama “Dolomiti”.
Il canion del Bletterbach, lungo diversi chilometri e profondo fino a 400 metri, ha messo in luce uno spaccato di rocce che vanno dal Permiano al Triassico Medio (Dianilla, se scrivo vaccate correggimi!). La documentazione del Permiano superiore, il progressivo avanzamento del mare della Tetide su queste aride pianure (a quel periodo l’Alto Adige era spostato all’equatore), il clima, le piante, le impronte dei rettili e degli anfibi, sono registrati negli strati di roccia con assoluto dettaglio e fanno di questo luogo un sito di valore geologico senza paragoni in tutta Europa.
Per arrivare al Bletterbach si parte dal paese di Redagno alta e attraverso un bellissimo sentiero in mezzo al bosco, ci si avvicina ai bordi del canion.
Siamo in quattro a camminare tranquillamente nel sottobosco. La giornata è spettacolare e fa già quasi caldino. Tutto intorno non si sente volare una mosca. Ecco un prato con alcune Soldanelle.
Ma anche i crochi.
Ecco una serie di scalini accartocciati dalla forza della natura.
Ecco altro legno incastrato tra gli strati rocciosi.
E qui, stacchi netti di varia tipologia di roccia. Eccezionale.
Faccio altri scatti sopra la mia testa. I colori sono micidiali.
Questo è il Butterloch, l’enorme catino conclusivo del canion Alto atesino.
Velocemente risaliamo il canion e torniamo verso la partenza.
Si sale.
Nel bosco scorgiamo un albero ciclopico che all’andata non avevamo visto.
Avrà un’altezza vicino ai 40 metri. Non se ne vede la fine!
Ecco Marco vicino al bestio. Ora potete rendervi conto della sua grandezza.
Vista la mezza delusione della parte finale dell’escursione, ci scegliamo un bel prato assolato per il divorare ottimi panini con lo speck. La pancia brontola! La vista, guarda caso, è sul Corno Bianco e sulla parte finale del Bletterbach. Lo vedete sulla sinistra?
Ecco una bella panca con tavolo all’ombra di un gruppo di larici. Direi che è perfetto!
Spero vi siate divertiti. Alla prossima avventura!