“L’ombra dello scorpione” si allungherà fin nelle sale cinematografiche
Ho passato gran parte della mia post adolescenza a leggere i libri di Stephen King. Avevo quasi sempre un suo volume nella valigetta rigida che mi portavo dietro nei miei viaggi giornalieri in treno diretto in ufficio. Tra la calca odierna mi trovavo un angolino, aprivo a fatica la valigetta e tiravo fuori il libro di King. Da quel momento non esisteva più il chiacchiericcio, non esistevano le fermate nelle varie stazioni, il controllo dei biglietti o altro. Io ero immerso completamente nella storia che mi si parava davanti, pagina dopo pagina. Quando il racconto era in una fase cruciale la lettura continuava anche la sera, prima di addormentarmi e fino a quando gli occhi non ce la facevano più a stare aperti. Di king ho letto tanto, quasi tutto a partire da It, il suo libro più celebre e conosciuto. Un tomo di 1200 pagine che però non è il mio preferito tra i libri di Stephen.
La lista di libri di King che ho letto comprende: Carrie, Le notti di Salem, Shining, La zona morta, L’incendiaria, Cujo, Pet Sematary, Christine – la macchina infernale, Gli occhi del drago, Misery, Le creature del buio, La metà oscura, Cose preziose, Il gioco di Gerald, Dolores Claimborne, Insomnia, Rose madder, Desperation, La bambina che amava Tom Gordon, L’acchiappasogni, L’ombra dello scorpione, Buick 8, La lunga marcia, L’uomo in fuga, Il talismano, On Writing, Stagioni diverse, Quattro dopo mezzanotte, It.
Mancano all’appello le ultime opere, quelle dagli anni 2005 in poi. Ad un certo punto le storie di King mi avevano assuefatto. Il sistema narrante era sempre lo stesso e dopo aver letto 30-40 pagine io sapevo già dove il racconto andava a parare. Ho iniziato a trovare King un po’ scontato e non molto creativo. Compravo i suoi ultimi libri solo perchè c’era in copertina il suo nome. E allora ho smesso.
Tra i libri che ho letto quelli che più ho preferito sono stati: Misery, It, Shining, Cose preziose, L’ombra dello scorpione. Quest’ultimo mi ha letteralmente sconvolto.
Ho comprato il libro diverso tempo dopo dalla sua pubblicazione (1978) e l’ho acquistato in edizione integrale nel 1990 che rispetto alla edizione normale aveva circa 450 pagine in più. Il libro ha oltre 940 pagine di carta sottile e righe fitte fitte. Mi ricordo che fin da subito la storia mi ha preso enormemente e ho ancora stampato nella memoria un foglio su cui annotavo tutti i nomi dei protagonisti. Si, perchè una volta arrivato a 20-30 nomi di personaggi, ho deciso di farmi un elenco perchè iniziavo a non capirci dentro niente. Una volta che i personaggi morivano o scomparivano, facevo un pallino rosso a fianco al loro nome. Un po’ macabro, ma efficace. Superata la metà il libro è letteralmente decollato e non sono stato più capace di fermarmi. Leggevo ogni volta che potevo, avidamente, velocemente, senza tralasciare nulla, fermandomi a ragionare su ciò che avevo appena scoperto. Ad un certo punto e all’improvviso mi sono ritrovato a 60 pagine dalla fine e mi è presa un’angoscia pazzesca. Non riuscivo ad immaginare come avrei fatto senza la continuazione all’infinito di quella vicenda. Ancora 60 pagine e poi mi aspettava il baratro. Ero entrato talmente tanto dentro la storia che ne ero rimasto invischiato fino ai capelli. Alla fine del libro mi son sentito orfano per una settimana. Atroce. Atroce davvero. Oggi ho scoperto tra l’altro che Lost, la strafamosa serie TV finita lo scorso anno e ambientata su un isola sperduta, è stata fortemente influenzata da questo romanzo che gli autori si sono bevuti a più riprese. Ecco spiegato il motivo per cui ho adorato sia l’uno che l’altro.
Dopo molti anni il libro un poì impolverato mi è ricapitato tra le mani e ho meditato sul fatto che fosse di gran lunga il miglior scritto di Stephen. Non mi sono mai avvicinato molto allo Stephen King reale, quello bruttino, con gli occhialini e il capello un po’ trasandato. Ho sempre visto King attraverso le sue storie e le sue conclusioni finali, i suoi ringraziamenti alla fine di ogni libro che avevano sempre qualche aneddoto curioso al loro interno. Ecco perchè l’altro giorno sono andato in cerca di foto grandi che lo ritraessero.
Ho trovato anche una foto della sua casa nel Maine, dove poi sono ambientate quasi tutte le sue storie. Eccola qui, una casa come tante, con un aria però un po’ sinistra anche grazie a quei pipistrelli sulla recinzione.
Questa presumo sia una foto molto recente.
Un king decisamente invecchiato (oggi ha 63 anni) anche e soprattutto dopo il brutto incidente capitatole nel giugno del 1999. Un pickup l’ha letteralmente travolto mentre passeggiava a piedi lungo il ciglio della strada. KIng dopo l’impatto è davvero ridotto malissimo: polmone destro perforato, gamba destra fratturata in almeno nove punti (tra cui ginocchio e anca), colonna vertebrale lesa in otto punti; quattro costole spezzate, lacerazione del cuoio capelluto. Insomma è vivo per miracolo, ma dopo 7 operazioni chirurgiche Stephen si rimette in piedi e torna a scrivere dopo una pausa di un anno.
Ma veniamo al motivo fondamentale per cui ho scritto questo post… Dai libri di King sono stati tratti tanti film più o meno riusciti (It non mi è piacuto per nulla, mentre ho molto apprezzato Misery) e ora è arrivato il momento proprio de L’ombra dello scorpione. La Warner Bros e la CBS si sono unite per mandare avanti il progetto e proprio in queste settimane è cominciata la lavorazione alla sceneggiatura. Voglio sperare che venga fatto un lavoro eccezionale, con un regista degno di questo nome e con mirabolanti effetti visivi che sottolineino il patos che ho provato leggendo il romanzo.
Inutile dire che se non l’avete letto, ve lo consiglio caldamente.