Alla ricerca del tramonto sul Catinaccio

Novembre 7, 2010 0 Di wp_14635186
Nei giorni prima dell’escursione avevo deciso di andare in Val Ciamin, posto per me assolutamente nuovo, per poter fotografare le bellissime cime del Catinaccio alla luce del tramonto e trovare qualche scorcio carino durante il percorso. La val Ciamin fa da passaggio tra la Val di Tires e l’Alpe di Siusi. Qui sotto vedete il gruppo del Catinaccio d’Antermoia circondato di rosso, l’enorme Alpe di Siusi circondata di blu e il bellissimo gruppo del Sassolungo circondato di verde.
Quello che però non avevo calcolato osservando la cartina, era che la Val Ciamin in autunno è già abbondantemente in ombra per tutto il giorno. Questa è una visione della Val Ciamin alle ore 12 di ieri, estrapolata da Google Earth che è in grado di simulare le zone d’ombra in montagna all’ora e al giorno che si vuole.
Averlo saputo prima avrei evitato di infilarmi in quel pozzo nero che è la Val Ciamin che tra l’altro non ha sbocchi visivi alla fine della valle. In quest’altra immagine vediamo in verde il percorso che ho fatto la mattina, con sole coperto dalla cresta boscosa che avevo alla mia destra (segnata in rosa). La freccia rossa indica la direzione del sole alle ore 13 circa.
Quello che avrei dovuto fare sin dall’inizio era stare al di qua della linea rosa percorrendo i pendii al sole che tra il resto offrivano una visione decisamente diversa.
Ultima immagine di cartine con il percorso effettivo che ho fatto durante l’intera giornata.
18 km in totale dalle 9 della mattina sino alle 17 del tramonto.
Ma ora è giunto il momento di partire tutti insieme per la nostra escursione! Vi aspettano circa 120 scatti selezionati accuratamente tra gli oltre 400 fatti ieri.
Mi alzo alle 7 e subito butto un occhio fuori dalla finestra. Il cielo è completamente sereno, e incredibilmente rimarrà così per tutto il giorno contrariamente a quello che le previsioni indicavano
Dopo un’ora di viaggio arrivo presso Tires, dopo aver scavalcato il Passo Carezza. Scendo dall’auto con una temperatura di 1 grado.
Cartina alla mano mi dirigo verso la Val di Ciamin percorrendo il sentiero 3 che in pratica è una strada bianca.
Alla mia destra si apre la Val di Tires immersa in una leggera foschia.
Fa veramente freschino, tanto che decido di mettermi i guanti di pile, ma li toglierò appena la strada inizierà a salire. Nel frattempo inizio ad adocchiare il grado di maturazione degli aghi dei larici. Fortunatamente c’è ancora “materiale” buono da fotografare.
Anche le caducifoglie aiuteranno nella buona riuscita di questi scatti autunnali.
Oggi incontrerò veramente tanti alberi abbattuti dalla neve pesante caduta una ventina di giorni fa.
Questo addirittura si è capottato sulla strada staccandosi da quel punto in alto a sinistra.
In Val Ciamin scorre il Rio Ciamin, ma l’acqua più famosa della zona è quella di questa fontana.
Il cartello a fianco alla fontanella dice: Presso l’Argilla nera sgorga l’acqua di una sorgente limpidissima chiamata “Schwarzen Letten”. Anche se la parola Letten in tedesco significa melma, quest’acqua al sole brilla grazie alle sue perle argentate. L’acqua è apprezzata per la sua freschezza che permane nel tempo.
Il torrente Ciamin mi regala alcuni spunti fotografici in attesa di fare scatti più spettacolari.
Questi scatti sono fatti con tempi lunghi.
E questa con tempi cortissimi.
Proseguo il cammino addentrandomi sempre più nella valle e più vado avanti e più spero che l’orizzonte davanti a me diventi interessante, perchè per ora ho solo visto bosco e pareti di roccia a strapiompo.
Là in fondo alla fine della valle la cima Principe e di Valbona mi guardano.
Proseguo per il sentiero 3 sempre e costantemente in ombra e mi viene una rabbia sapendo che sopra di me non c’è una nuvola…
Altra cascatella interessante sul rio Ciamin.
Il sentiero si sviluppa sotto il bosco e a fianco al rio.
A tratti inizia a comparire la neve.
ma inizio anche a calpestare sentiero con zone al sole.
Ecco la vista alle mie spalle. La Val di Tires non si vede più.
Ancora alberi sradicati dalla neve. E poi dicono “soffice come la neve”!
Qui addirittura l’abete rosso caduto ha sfasciato lo steccato in legno.
Dopo 3 ore di cammino intravedo tra gli alberi là in fondo, uno squarcio di luce e delle cime fotografabili.
Questo è il miglior scorcio che riuscirò a estrapolare dalla Val Ciamin.
Lì vicino anche queste simpatiche panche artigianali.
Proseguo sperando di trovare altre radure e panorami dolomitici. Si torna in ombra e la neve aumenta. Fotografare decentemente è quasi impossibile con tutte le forti zone di buio e luce che vedo davanti a me.
Ad un certo punto il Rio Ciamin scompare sotto terra e il letto del torrente rimane in secca.
Il sentiero ora sale ancora. Sono intorno ai 1700 metri.
Risbuco al sole e tutti i colori della natura si accendono all’istante.
Qualcuno si è divertito a creare questa installazione di sassi sul letto del torrente. Carina no?
La Cima del Principe mi guarda e io guardo lei. Sembra quella montagna dove si arrotolava il treno di Polar Express.
Proseguo ancora lungo la Val Ciamin, ormai sono quasi alla fine ma non vedo spunti positivi.
Arrivo nel catino finale della valle da cui si inerpicano due sentieri che salgono fino 2200-2300 metri dei vari passaggi che portano in Alpe di Siusi e al rifugio Bergamo.
Decido di tornare indietro prima di buttare l’intera giornata e di provare a salire oltre la cresta che mi separa dall’ampia radura che si apre sotto il Catinaccio. Con passo super spedito da tanto sono incazzato, arrivo alla fine della Val Ciamin e di nuovo al cospetto della Val di Tires in meno di un’ora.
Ripercorro la strada fatta in mattinata
Ad un certo punto decido di tagliare e salire per i prati alla mia sinistra che sono veramente ripidi.
Se i miei calcoli sono esatti, lì dietro dovrei vedere il Catinaccio al sole.
E infatti…
Ecco quello che stavo cercando!
Sono stato tutta la mattina infilato in quel cul de sac della Val Ciamin mentre qui a pochi km c’era questo paradiso.
Mi siedo e mi riposo rinfrancato dal sole che scalda.
Anche da seduto scatto alcune foto.
Poi arriva la pausa pranzo. Maos,questa è per te! 🙂
Dopo 20 minuti riprendo il cammino. Non sono stanco e i piedi non mi fanno male, anche perchè ho clamorosamente abbandonato i miei scarponi nuovi in attesa che i tipi da cui li ho presi mi risolvano la questione.
La rugiada sulle foglie fa cose mirabolanti appena si scioglie.
Qui siamo ridiscesi a quote intorno ai 1300 metri. I larici sono ancora molto gialli.
Decido di avvicinarmi al Catinaccio nella speranza di trovare radure erbose che sarebbero l’ideale per qualche bello scatto.
Ecco il Catinaccio e la Punta Emma.
Queste invece sono le Torri del Vajolet che spesso vi nomino. Io da qui sotto però non le avevo mai viste e mi stupisco della loro conformazione completamente diversa rispetto alla visuale dalla Valle del Vajolet.
Facciamo un confronto. Questa qui sotto è la tipica inquadratura delle Torri del Vajolet dal rifugio Re Alberto I.

Con le freccie vi ho evidenziato gli stessi spuntoni ripresi dalle due diverse angolazioni. Fate i confronti. Io mi stupivo della vertiginosa altezza delle Torri guardandole dal rifugio Alberto I (seconda immagine), ma a guardarle da qua sotto sono molto più alte nella loro parte di dietro! Ecco un’altra visione delle Torri dalla zona del rifugio Alberto I.

Continuiamo la nostra escursione. Trovo un piccolo sentiero non segnato nella cartina che parte in direzione delle Torri e lo seguo.
Ora sono sereno e rilassato perchè perlomeno so che la giornata non è andata sprecata. Però se la sorte mi riservasse ancora una buona occasione per fare belle foto…
Al sole la mia digitale è più attiva e si mette a fotografare di tutto, anche un vecchio tronco marcito sotto le intemperie.
Dopo 15 minuti di cammino, davanti a me ho una visione. Vedo un’ampia apertura e intravedo ancora il Catinaccio.
In effetti il bosco si sta aprendo sempre più
Ecco le Torri del Vajolet tra un larice e un abete rosso. Bello no?
Ancora pochi passi e tutta la fatica fatta fino a quel momento nell’arco dell’intera giornata viene ripagata in un solo istante. Davanti a me si apre questo paradiso.
Non ci voglio credere. La presenza di tanti larici sulla mia sinistra, un immenso pratone, una spruzzata di baite, e tutta la catena del Catinaccio visibile. Io non potevo chiedere di meglio.
Decido che aspetterò il tramonto in zona sperando di non vedere il sole scomparire prematuramente dietro le nuvole.
Ma ora c’è tanto da esplorare e c’è da far lavorare la digitale trovando gli scorci migliori.
Qui i larici sono molto più scuri, ci siamo rialzati intorno ai 1700 metri e tra pochi giorni tutti questi aghi arancio scuro, cadranno inesorabilmente a terra.
Non so più dove guardare e continuo a scattare. Altro che Val Ciamin!
Questo scatto mi piace particolarmente. Qui gli animali selvatici si sono impigliati più e più volte nel filo spinato della recinzione.
Là in fondo c’è la Val di Tires ancora nella foschia.
Continuo a passeggiare in completa solitudine sotto questi vecchissimi larici. Provo una sensazione di pace infinita.
I soggetti che ho sullo sfondo sono sempre loro: le torri del Vajolet e Cima Catinaccio.
Oggi spesso mi è capitato di vedere questi segni sul terreno. Mi sono chiesto che caspita potessero essere e sono arrivato a dedurre che le talpe, abbiano cercato un passaggio tra il terreno e la neve scesa settimane fa, e abbiano creato queste stradine. Altro non so cosa possa averle fatte.
Continuo a scattare verso le cime innevate.
Decido di proseguire ancora un pò visto che devo attendere il tramonto e sono solo le 15,30.
Ecco le vette delle Torri.
Più avanti il bosco si infittisce e decido di tornare indietro, anche perchè non vorrei perdermi il tramonto. Torno nella grande radura e cerco altri scorci.
E’ tempo di iniziare a giocare con il bilanciamento del bianco per far risaltare ancora di più i colori del tramonto. Ecco il Catinaccio in versione normale
E in versione tramonto.
E’ bastato regolare diversamente il bilanciamento del bianco per far esplodere i colori caldi del sole sulla Dolomia. Lascio il settaggio così e scatto intorno a me.
Era da tempo che non facevo foto così “intense”.
Ogni tanto riposiziono il bilanciamento del bianco nella posizione normale, anche perchè sono magnifici anche questi colori.
Altre due foto per farvi vedere le differenze. Attenzione, nessun ritocco è stato fatto con Photoshop, è tutto merito della digitale e dei settaggi che ho impostato.
Le torri del Vajolet così sono stupende.
Ma non sono da meno anche le cime della Roda de Vael quasi sul Passo Carezza.
Ora provo a spingere un po’ sull’acceleratore come forse non ho mai fatto. Tempi molto corti e bilanciamento del bianco molto saturo sui colori caldi.
Dietro di me il cielo esplode in duemila sfumature di rosso. Stasera sono stato molto fortunato.
Sono le ultime cartucce che sparo, dopo di che parto abbastanza velocemente verso la macchina. Tra pochissimo farà buio. Tra l’altro sotto il bosco è ancora più scuro. In caso di emergenza ho sempre con me una lampada frontale se non dovessi vederci più. A rendere più difficile il cammino, il fatto che non conosco il sentiero, avendo fatto un altra strada all’andata.
Con passo molto spedito, in meno di 25 minuti raggiungo la strada asfaltata, non prima di aver superato un ennesimo albero abbattuto.
Eccomi! Sono salvo. 🙂
Salgo in macchina che quasi non ci si vede più. Le gambe sono un po’ a pezzi, ma sono veramente felice del lavoro fatto. Torno a casa, non prima di aver fatto altri due scatti a questo hotel vicino al lago di Carezza.
Le cime del Latemar stanno andando a dormire anche loro. Domani è un altro giorno.
Dati tecnici:
Partenza escursione alle 8.50.
Temp.: 1°
Sentieri percorsi: n. 3, 7
Partenza a 1176 mt.
Altezza massima raggiunta: 1870 mt.
Dislivello: 694
Km. percorsi: 18 circa
Tempo impiegato: 8 ore

(TPP) 3,5 ore.