Nel cuore del Parco Naturale di Fanes

Settembre 12, 2010 0 Di wp_14635186
Nell’escursione precedente mi ero spinto fin ai piedi delle Tofane a pochissimi chilometri dalla conca Ampezzana. Questa volta sono andato nella bellissima val Badia per conoscere più da vicino il Parco Naturale di Fanes. L’idea di partenza era quella di fare il giro completo del Sass dla Crusc, il bestione che vedete nella foto d’apertura. E’ in assoluto il gruppo montuoso più conosciuto della Val Badia e domina il panorama da ogni direzione. Insomma, il giro completo del Sass dla Crusc o Sasso croce misura circa 25 km ed è un continuo saliscendi tra passi e altopiani e io mi ero immaginato di poterlo fare, mettendo già in conto che sarei tornato a casa col buio. Ma per vari motivi che ora vi spiegherò, ad un certo punto sono tornato indietro. Nella cartina qui sotto potete apprezzare il percorso che ho fatto (in verde) rispetto a quello che avrei dovuto fare (fucsia). Qui per ingrandire la cartina.
Col senno di poi posso dire: meno male che non ho proseguito, perchè sarei arrivato a casa all’una di notte. Ma cominciamo col racconto…
Parto presto da casa, ma non abbastanza presto. Devo mettermi nell’ottica che se devo fare due ore di strada in auto, devo svegliarmi alle 5,30-6, altrimenti arrivo sui sentieri troppo tardi. Ed infatti inizierò il mio percorso intorno alle 10.
Per arrivare in Val Badia passo dalla Val di Fassa, salgo sul passo Sella e qui mi fermo per fare qualche foto al Gruppo del Sassolungo che tornante dopo tornante compare alla mia sinistra.
Alle mie spalle la Marmolada mostra orgogliosa il suo ghiacciaio che nei giorni scorsi ha assaggiato le prime spruzzate di neve fresca.
Eccomi al passo Sella, 2240 metri d’altezza, una delle porte d’ingresso della Val Gardena.
Infatti, una volta scollinato, mi si para davanti il mega logone tridimensionale della Val Gardena che mi da il benvenuto.
Lascio il Sassolungo e scendo verso Il passo Gardena e il paese di Corvara.
Ancora alcuni km ed entro in Alta Badia, dove Alberto Tomba si è consacrato più volte il re degli sci.
Dopo quasi due ore d’auto e 82 km, arrivo al piccolo paese di La Val, non lontano da San Vigilio di Marebbe.
Sto parlando di 4 casette in croce con una chiesetta e tantissimi prati che la circondano e che sono rasati perfettamente. La mia camminata inizia con una strada bianca molto in salita e coperta da un bosco. Ma dopo 5 minuti vedo la luce, e che luce!
Una bellissima valletta assolata si apre sotto di me.
Mi lascio le case alle spalle e cammino assolutamente in piano, verso la Val di Fanes che non ho mai visto prima.
Sto per entrare nel cuore del Parco naturale di Fanes, un paradiso per i geologi. Qui sono infatti presenti evidentissimi fenomeni di carsismo come in nessun’altra zona delle Dolomiti. Ma ve ne parlerò meglio più avanti.
Per ora intorno a me ci sono solo prati con dolci pendenze, silenzio assoluto e una giornata da urlo!
Ecco l’indicazione per Fanes. Ci siamo.
Passo alcune casette coi tetti fatti di vecchissime scandole in larice.
Dopo altri dieci minuti sono davanti ad uno spettacolo favoloso.
Mucche al pascolo, piccoli fienili e le prime formazioni rocciose della Val di Fanes. Le mucche saranno un po’ le protagoniste di tutta la giornata.
Più avanti la strada forestale si restringe e inizia la pendenza verso i 2466 metri del Passo Sant’Antonio, alla fine della Val di Fanes.
La Val di Fanesè carina, ma mi aspettavo qualcosa di più, devo essere sincero. Proseguo tra un mare di mughi alti due metri e grandi ghiaioni che scendono dalle pareti delle montagne.
Dopo altri 15 minuti mi si para davanti agli occhi il muro di ghiaia e rocce che dovrò superare.
Se facciamo il calcolo partendo dai 1590 metri di altezza dove ho parcheggiato la macchina, e arriviamo ai 2466 metri del Passo Sant’Antonio abbiamo un dislivello totale di quasi 900 metri. Tutto in salita. Come se non bastasse, iniziano a farmi male nuovamente gli scarponi nei talloni. Mi fermo e metto subito i cerotti apposta evitare le vesciche e proseguo. Da lontano sento del vociare. Alzo lo sguardo e vedo una piccola mandria di mucche che scendono.
Diligentemente, questi bestioni di oltre 4-500 kg, percorrono il sentiero non proprio agevole senza fare una piega.
Dopo questo divertente intermezzo mi aspetta solo un casino di strada in salita in un paesaggio quasi lunare.
E’ incredibile osservare lo sgretolamento lento, lentissimo ma inesorabile di queste montagne.
Ecco apparire i primi interessanti fenomeni geologici.
Non sono lontano dallo scollinamento. Chissà cosa mi attende dall’altra parte.
Purtroppo le vesciche fanno male, ma si va avanti. Se penso alle povere mucche che hanno appena percorso questo sentiero, non so come abbiano fatto.
Mezzo sfinito arrivo in cima al passo.
Ecco cosa mi aspetta dall’altra parte. Ancora sentieri tra i ghiaioni, ma stavolta in discesa.
Appena inizio a scendere vedo arrivare un altro gruppetto di mucche.
Mi scanso e le lascio passare. Hai visto mai che mi ritrovo a rotolare giù per i ghiaioni.
Qui i fenomeni carsici sono incredibili. Le rocce di queste zone sono in prevalenza costituite da Dolomia.
Sono rocce del Giurassico e del Cretaceo e per effetto degli slittamenti tettonici ci sono strati rocciosi che sono addirittura in verticale. Guardate come sono arrotolate su se stesse queste rocce.
Dopo tre ore dalla mia partenza, arrivo nel cuore del parco naturale di Fanes. Laggiù intravedo un rifugio e un lago. Quella è la mia prossima meta.
Incredibile ma vero, trovo tre stelle alpine.
Qui il paesaggio è veramente molto bello.
Sono questi i pascoli da cui arrivano le mucche che ho incontrato prima.
Queste tre signorine si godono il panorama.
Arrivo vicino ad un corso d’acqua.
Ranetta.
L’acqua in natura è sempre un elemento favoloso da fotografare.
Qui mi fermo a mangiare il mio solito pranzo frugale. Mi tolgo gli scarponi. I piedi mi urlano vendetta. Devo capire cosa fare: se andare avanti calcolando che non sono neppure a metà strada, oppure tornare indietro.
Altre erosioni carsiche.
Dopo pranzo mi dirigo verso il rifugio Lavarella. Voglio esplorare un po’ la zona.
Eccolo qui. I turisti arrivano soprattutto dalla strada che sale dalla Valle dai Tamaresc. Pochi sono quelli che si avventurano sui passi come ho fatto io.
Qui dove sono c’è il terreno strapieno di crepacci. La roccia è tutta frastagliata con profonde insenature. Se non si sta attenti ci si spezza una caviglia.
Il ruscello scorre verso valle e arriva dal lago che ho poco sopra di me.
Incontro anche una mucca scozzese detta anche Highlands. Queste mucche sono molto particolari e vengono allevate qui sulle Dolomiti sempre più spesso. Possono resistere a temperature molto basse, anche -40°, la loro indole è selvaggia ma sono animali docili e non pericolosi. Sono caratterizzate da lunghe corna e folta peluria. Il ciuffone che hanno davanti agli occhi le protegge dagli insetti.
Io le apprezzo soprattutto per il loro alto lato estetico. Favoloso!
Faccio altri scatti in zona. Qui è proprio bello.
Ecco il lago da cui proviene il torrente. E’ il lago Verde.
A questo punto, quando sono le 15, decido di tornare indietro. I motivi sono essenzialmente 3: mi fanno male le vesciche e non so se reggerei altre 5-6 ore di cammino. se procedo sicuramente tornerei a casa tardissimo. E infine sono senza cellulare. Infatti TIM ha deciso di passare i miei servizi sulla nuova sim dell’iphone 4 in tempi rapidissimi. E così il mio iPhone 3G che ho portato con me, è fuori servizio.
E così, torno indietro.
Una panoramica di questo paradiso (ingrandibile).
Ricomincio il percorso inverso.
Devo arrivare lassù ancora una volta e la salita è veramente dura.
Ultima occhiata alle mie spalle.
Ragazzi, è durissima e i piedi fanno male.
Arrivo nuovamente a 2466 metri. Riecco la Val di Fanes col suo mega sentiero sul ghiaione.
Però scendo rapidamente anche se ogni tanto urlo dal dolore.
Ora la Val di Fanes si presenta meglio di questa mattina. C’è il sole che sta tramontando e tutto è più colorato.
Uno splendido esemplare di cirmolo.
Uno splendido esemplare di larice.
Alcune cime in Val di Fanes. Manca ancora poco meno di un’ora alla macchina.
I colchici autunnali.
I pratoni di questa mattina.
Ora che il Sass dla Crusc è illuminato dal sole, è molto più fotogenico!
Scendo veloce verso La Val.
E qui parte una carrellata al Sass dla Crusc che secondo me è notevole. Non sapevo quale scegliere e le ho messe tutte.
Ogni passo mi giravo indietro e il paesaggio mi lasciava senza fiato.
Dopo più di otto ore di cammino sono arrivato alla macchina distrutto. Soprattutto i piedi e le ginocchia. Ma dopo essermi riposato dieci minuti, stavo già molto meglio, pronto per affrontare le due ore di auto fino a casa.
Prima di mandare a letto la mia digitale, l’ho fatta lavorare ancora un pochino sul Passo Gardena, dove il sole al tramonto si divertiva a creare paesaggi fantastici sulle pareti del gruppo del Sella.
Finisce qui la mia ennesima carrellatona fotografica. Spero abbiate apprezzato il risultato. Mettiamola così: quando vi ricapita di andare nel cuore del Parco di Fanes senza manco muovervi dalla sedia?
(TPP) 3 ore.