Alla forcella dei campanili (Latemar) (4)
Siamo arrivati all’ultima puntata di questa escursione in alta quota sulle creste del Latemar, uno dei gruppi dolomitici più belli e selvaggi, noto per la sua roccia friabile e ancora poco frequentata.
Qui la prima puntata, qui la seconda e qui la terza.
Qui la prima puntata, qui la seconda e qui la terza.
Dopo il frugale pranzetto e le foto ricordo alla finestra del Latemar, riparto: destinazione Forcella dei Campanili. Gli scarponi mi ricordano che le vesciche sono ancora molto ben presenti. Nei primi dieci-quindici passi urlo dal dolore, poi torna tutto ad un livello di sopportazione decente.
Inizio a scendere e in un vallone incontro la neve.
E’ proprio in mezzo al sentiero e non posso fare a meno di calpestarla, magari i miei martoriati piedi trovano mezzo secondo di sollievo. In questo momento penso anche ai milioni di italiani che stanno soffrendo il caldo nelle città, e io che cammino sulla neve.
Sono molto vicino alla Forcella dei Campanili, ma nel frattempo mi godo la vista sulle guglie del Latemar.
Arrivato sotto la forcella scorgo alcuni escursionisti che stanno già facendo la ferrata dei Campanili.
Sembra molto divertente e anche altamente spettacolare, ma i miei piedi mi fanno urlare ad ogni passo, sigh.
Manca pochissimo e sbucherò sopra la forcella. Da lì mi si aprirà la vista sulla valle sottostante, dove c’è il Passo Costalunga, il famoso Lago di Carezza, e il paese di Nova Levante, nonchè tutto il gruppo del Catinaccio e altro ancora.
Le vesciche mi stanno mettendo a dura prova, soprattutto qui che il sentiero per arrivare alla forcella è molto in salita. Non vedo l’ora di arrivare. Eccomi!
WOW! Che spettacolo!
Non so se dalla foto è chiaro, ma oltre quelle roccette in primo piano, c’è un vuoto di oltre 600 metri! Io che non soffro di vertigini, non ho il coraggio di avvicinarmi al bordo.
Non so se dalla foto è chiaro, ma oltre quelle roccette in primo piano, c’è un vuoto di oltre 600 metri! Io che non soffro di vertigini, non ho il coraggio di avvicinarmi al bordo.
E questo è ciò che si vede giù di sotto (ingrandibile). Riconoscete il gruppo del Catinaccio al centro, quello su cui d’inverno l’enrosadira al tramonto si vede più che in altri gruppi. Si scorge il paese di Carezza sul lago, il laghetto omonimo, il Passo Costalunga, in lontananza si vede anche il Pordoi e la Marmolada.
Qui è segnato il rifugio Torre di Pisa, dove devo tornare. Lontanuccio eh? E poi mi manca anche tutto il discesone fino a Pampeago. Mica male, meglio non pensarci.
E’ ora di rientrare, ma prima faccio qualche foto all’attacco della ferrata che per ovvi motivi oggi non farò. Ma tornerò sicuro.
Chissà com’è che la discesa è molto più rapida da percorrere rispetto alla salita. In cinque minuti sono già a mille miglia dalla forcella
Ostrega, il tempo si sta guastando e io odio farmi sorprendere dai temporali in montagna. Mi toccherà mica correre con le vesciche??!!
In altri 30 minuti sono al pezzo di sentiero con la neve e nessun nuovo rombo dal cielo.
In altri 30 minuti sono al pezzo di sentiero con la neve e nessun nuovo rombo dal cielo.
Passo il rifugio Torre di Pisa e il temporale manda un altro segnale, anche se è ancora ad una certa distanza.
Inizia il discesone sui pratoni, e qui vedo letteralmente le stelle, perchè oltre le vesciche iniziano a farmi male anche le punte degli scarponi, i polpacci e le ginocchia.
Nonostante questo, vado spedito, non vorrei prendermi una grandinata in testa. Ecco là sopra il rifugio appena sorpassato 15 minuti fa.
Decido di tagliare in linea verticale giù per il pratone e non per il sentiero, anche se le pendenze aumentano ancora.
Ad un certo punto vedo un fulmine sulla mia sinistra, e siccome sono in mezzo ad una pista da sci piena di sostegni in metallo per le reti, inizio a corricchiare e i miei piedi mi mandano letteralmente a cagare.
Poi, ho saputo che lo stesso temporale in Val di Fassa ha imbiancato tutto con una grandinata pazzesca. Insomma mi è andata bene.
Ecco la cartina ad alta risoluzione dell’intero percorso (ingrandibile).
Ecco la cartina ad alta risoluzione dell’intero percorso (ingrandibile).
Per concludere vi posto pochi secondi di video girato nei due posti salienti dell’escursione di oggi: La Torre di Pisa con la finestra del Latemar, e la forcella dei Campanili con la visione sul sottostante Passo Karezza. Il tutto con audio originale, così vi sembrerà di essere lì.
Spero vi sia piaciuta questa avventura tra le guglie del Latemar, ma più in generale spero apprezziate lo sforzo che faccio nel raccontarvi tutto, facendovi vedere anche i particolari, e cercando in ogni modo di rendervi partecipi. Spesso fotografo con l’intento di documentare le gite per poi postarle nel blog. Magari questo mi distrae da inquadrature più “ricercate e preziose”, ma io voglio pensare sia esattamente il contrario. Con il pretesto di raccontare a voi più cose possibili, faccio scatti che magari, non avrei mai fatto.
Alla prossima, gente.
(TTP) 2 ore e 45 minuti.
Alla prossima, gente.
(TTP) 2 ore e 45 minuti.