Alla forcella dei campanili (Latemar) (2)
Qui la prima puntata.
Dopo il mega pratone che mi ha portato a quota 2300 metri circa, a ridosso della zona rocciosa, eccomi pronto ad imboccare un sentiero decisamente più marcato ma anche più frequentato. Il sole picchia e tutta la zona è completamente priva di alberi, ma non c’è un caldo insopportabile. Le vesciche ci sono e si fanno ancora sentire, ma si prosegue: il “Torre di Pisa” 300 metri più sopra, mi attende.
Ecco dall’alto il sentiero 516 a cui mi sono collegato da poco.
E questo è il panorama che ho dietro le mie spalle mentre salgo sul Latemar.
Vi accennavo nel primo post dedicato a questa escursione, che qui a 2000 metri la natura si è svegliata relativamente da poco e che i fiori sbocciano in questi giorni, ma la cosa ancor più interessante da seguire, è che mano a mano che ci si alza di quota, è come salire sulla macchina del tempo e retrocedere di settimane, mesi, all’interno della stagionalità floreale e arbustiva.
Infatti a metà del tratto di sentiero che sto percorrendo, mi imbatto in altri tipi di fiori, ancor più belli e preziosi dei precedenti.
Ecco comparire una Genziana di koch o Genziana Acaulis, una delle regine dei prati.
Ben presto ne vedo spuntare altre e altre ancora. Sono circondato.
A differenza di quelle che sono abituato a vedere a basse quote o nei vivai, queste Genziane sono piccolissime, arrivano a malapena a 4-5 cm di fiore.
Sempre nella stessa zona noto l’inconfondibile blu elettrico della Genziana Nivalis, bellissima anche lei.
Anche questa specie cresce in abbondanza in questa zona.
E poco più avanti è tempo dell’Anemone Sulfureo
Devo però concentrarmi, il sentiero si è fatto molto impegnativo. E per dispetto tre tipi scendono giù letteralmente correndo. Probabilmente si stanno allenando per la gare di vertical race o simili.
Eccomi vicino alla Dolomia, la roccia che rende famose e lunari le Dolomiti.
Sono a quota 2500 metri circa e compare anche la neve in un avvallamento poco esposto al sole.
Laggiù incastonato tra le montagne, si intravede Predazzo.
Altri incontri floreali. La mitica Stella alpina, ancora in fase di crescita. Sarà l’unico esemplare che avvisterò durante l’escursione.
E questo è il Cerastio Unifloro, detto anche Papaverina dei ghiaioni.
Manca poco al rifugio, ma ci sono ancora dei tratti molto tosti da fare. Come vi accennavo prima, gli escursionisti col passare delle ore, sono aumentati e non sono certo solo.
Un passaggio un pò delicato da fare.
Et voilà, arrivati al Rifugio Torre di Pisa a 2671 metri.
Qui trovo gente che si riposa, che si rifocilla e si prepara per ripartire verso altre mete.
La fune d’acciaio che tende la struttura montata per portare in quota viveri e altro materiale utile al rifugio.
In cima posso finalmente scorgere l’altro lato del Latemar. Qui vedo in lontananza quella che dovrebbe essere la mia prossima meta: la forcella dei Campanili, per poi affrontare la ferrata omonima, ma quest’ultima è fortemente in dubbio a causa delle mie vesciche.
Lo stupendo panorama dal Rifugio Torre di Pisa verso l’alpe di Pampeago.
E’ tempo di mettere qualcosa sotto i denti, ma per farlo non ho intenzione di stare in mezzo alla cagnara. Mi viene in mente che potrei andare a mangiare proprio sotto la Torre di Pisa, la formazione rocciosa che da il nome al rifugio e che è a 10 minuti da qui.
Alla prossima puntata!
(TPP) 1 ora e 45 minuti.