Cats, il musical dei gatti in versione italiana
L’altra sera sono stato a Trento a vedere il musical più visto e tradotto di tutti i tempi: Cats. Pensate che è stato rappresentato in 26 paesi e più di 300 città, e tradotto in dieci lingue arrivando ad oltre 7000 repliche nei vari teatri che l’hanno visto protagonista. Eppure a me…
Andiamo con ordine. Arrivo a Teatro con un bel pò di anticipo, come mi capita spesso di fare. Ho il tempo di guardarmi attorno e fare qualche scatto. Ecco il Teatro sociale di Trento.
E questo è il suo foyer addobbato per l’occasione. Il logo di Cats è inconfondibile ed è sempre lo stesso in tutto il mondo.
Alle 20 ci fanno entrare nel teatro, quando manca ancora mezz’ora all’inizio dello spettacolo. Non c’è molta gente che attende nel foyer. Che arrivino tutti all’ultimo minuto? I posti che ho trovato al momento della prenotazione non sono proprio il massimo, ma ci si può accontentare. Sono nella seconda fila di palchi e molto vicino al palco. E’ la prima volta che vedo uno spettacolo teatrale da uno di questi gabbiotti e la sensazione non è piacevole.
Al posto delle poltrone ci sono delle sedie imbottite (8 in tutto il palchetto). La balaustra è abbastanza alta, tanto che se stai seduto normalmente, metà palco non lo vedi. Addirittura grottesca la situazione della seconda fila di sedie non può assolutamente vedere nulla. E infatti non è arrivato nessuno a sedersi dietro di me, sarebbe stato un furto. Mi chiedo come facciano a vendere quei posti. Bah! Comunque, lentamente la gente inizia ad arrivare. Questa è la seconda serata che Cats fa qui a Trento.
Il teatro è carino, ma non il massimo. Sa di vecchio e stantio e poi in sala c’è una temperatura allucinante e sale sempre più con l’arrivo del pubblico. Non oso immaginare chi è seduto nella quinta fila di palchi che temperature debba sopportare.
Il sipario è già aperto e posso osservare la scenografia del palco.
Lo spettacolo inizia con 15 minuti di ritardo, alla faccia delle puntualità a teatro. la prima cosa che il pubblico vede sul palco, sono tanti occhi gialli che si muovono nel buio a tempo di musica.
Arrivano le prime luci e un sacco di gatti escono da ogni angolo di questo buio vicolo di città.
Lo spettacolo è tutto cantato (in italiano, naturalmente), tranne piccoli pezzi di parlato (piccolissimi). Sin da subito la mia impressione è stata quella di non capire cosa cantassero i protagonisti.
I costumi sono molto elaborati e non oso pensare a che razza di caldo debbano patire i cantanti-ballerini durante lo spettacolo. Una tortura di due ore interrotte da un intervallo di 20 minuti.
Il musical prosegue ma la mia sensazione è sempre più “tiepida” nei confronti di ciò che vedo nel palco. Non riesco a seguire la storia, principalmente perchè ho la sensazione che ci siano diversi momenti scollegati tra di loro che si susseguono senza un ordine logico. I personaggi non sono valorizzati e la confusione regna sovrana sul palco. Troppi gatti in contemporanea per la maggior parte del tempo, non fanno bene all’attenzione dello spettatore. E poi il musical cantato in questo modo, con le frasi che vengono pronunciate, fanno cadere spesso la mia attenzione.
Pensavo che Giulia Ottonello fosse molto più presente sulla scena, invece fa la sua comparsa come protagonista, molto avanti nello spettacolo e con poche parti. Eccola nelle prime parti cantate che spettano a lei. E’ praticamente irriconoscibile.
I gatti spesso si inoltrano tra il pubblico e giocano un pò con loro. Forse per cercare di tenerli svegli? (cattiva questa…)
Arrivano vari personaggi ma la spina dorsale del racconto rimane sempre nascosta sotto le frasi cantate dei gatti.
E questo è sicuramente il momento più divertente dello show. Il gioco con questo enorme carrello della spesa, è tutto da vedere.
E’ il momento di Memory, il brano più famoso di Cats. Lo esegue Giulia Ottonello, che in questo musical, mi rendo conto con il passare del tempo, è una specie di special guest.
Lo spettacolo viaggia verso la fine.
Questa è l’orchestra che purtroppo è rimasta nascosta per tutto il tempo. Presumo proprio per mancanza di spazio.
Alla fin fine rimango abbastanza deluso da questo musical. Non so cosa mi aspettassi, ma sicuramente uno spettacolo più coinvolgente. E invece gli aggettivi che mi vengono in mente sono: noioso per lunghi tratti, coreografato abbastanza bene, ma da Ezralow mi aspettavo più “scintille”, musiche poco valorizzate con l’orchestra nascosta, storia che non si riesce a seguire. E’ probabile che intervallando pezzi recitati con brani cantati, la situazione sarebbe migliorata.
a questo punto mi vien da chiedere come abbia potuto fare così tanto successo questo musical. ma magari son strano io che mi aspettavo chissà che, oppure è la versione italiana che ha perso la magia dell’originale.
(TPP) 45 minuti.