Ai piedi dei mostri dolomitici (4)
QUI la prima puntata, QUI la seconda e QUI la terza.
Sono sopra i 2000 metri e la neve inizia ad essere un pò fastidiosa. L’altezza è aumentata e anche la consistenza. Non sento più lo strato duro sotto i piedi e sprofondo fino agli stinchi.
Sono sopra i 2000 metri e la neve inizia ad essere un pò fastidiosa. L’altezza è aumentata e anche la consistenza. Non sento più lo strato duro sotto i piedi e sprofondo fino agli stinchi.
Da dove sono ora posso vedere benissimo il comprensorio sciistico del Belvedere, uno dei posti più belli per sciare qui in Val di Fassa.
Dalla parte opposta, il Sassolungo. Ai suoi piedi gli impianti del Col Rodella, che sono comunque uniti a quelli del Belvedere.
Entrambi fanno parte del famoso Sellaronda, il giro dei passi dolomitici con ai piedi gli sci. 40 km di piste stupende con paesaggi mozzafiato che si fanno in circa 3,30 ore (andando spediti) e che toccano 4 valli ladine (Badia, Fassa, Gardena, Livinallongo), 3 province (Bolzano, Trento e Belluno) e 4 passi (Campolongo, Gardena, Pordoi, Sella). Ecco la cartina del Sellaronda con i due sensi: quello orario e quello antiorario.
proseguo con il mio cammino. La mia meta è arrivare al rifugio Valentini a quota 2200 metri, ma la fame incalza e quindi mi sa che mi fermerò prima.
Salgo e di fronte a me “cresce” il Sassolungo. Non riesco a smettere di guardarlo, di ammirare le sue lastre dolomitiche appena spolverate di zucchero che si stagliano sul bianco della neve.
Fin dall’inizio della camminata ho seguito le orme di uno scialpinista che probabilmente sapeva dove fosse esattamente il sentiero su cui stavo camminando anche io. Ma mentre in basso il sentiero era chiaramente visibile per la sua conformazione, ora quelle tracce sono l’unico segno che posso seguire per esser sicuro di andare nella giusta direzione.
Per farlo però devo abbandonare le tracce dello scialpinista e “nuotare” nella neve fresca che mi arriva alle cosce.
Ce la posso fare. La baita faticosamente si avvicina. Intorno a me centinaia di metri quadri intonsi di neve freschissima.
Ecco le orme che lascio al mio passaggio. Praticamente entro nella neve fino alla vita, ma grazie al mio abbigliamento tecnico, non mi bagno minimamente. Qui il manto nevoso supera di gran lunga gli 80 cm.
Arrivo all’ingresso della baita, e come per magia il sole decide che vuole farmi un bel regalo: pranzo al sacco con vista spettacolare sulle Dolomiti.
Taglio la baguette. Intorno a me un silenzio pazzesco. L’aria frizzante che mi accarezza la faccia e il mio stomaco che brontola.
Ritorno sulle orme dell’escursionista che mi ha preceduto in mattinata. Il meteo nel frattempo è di nuovo mutato. E’ incredibile come cambi velocemente tutto in montagna.
Più avanti scorgo un ennesimo capitello in legno. Faccio una fatica abnorme a muovermi nella neve. Il fetente che mi ha preceduto invece, con l’aiuto degli sci d’alpinismo è passato come se niente fosse. Forse è ora che mi metta ad imparare ad andare con gli sci d’alpinismo…
Metto il tele alla D90 e scatto alcune foto al rifugio Toni Demetz incastonato tra le cime del Sassolungo a 2860 metri.